mercoledì, 16 Luglio, 2025 12:45:08 PM

Bisceglie (BT) – Didattica laboratoriale e apprendimento

di Antonio Pasquale.

Quale risultanza può avere un’esperienza di apprendimento non formale, per una classe quarta di un Istituto Tecnico Economico, coinvolta in una visita guidata al museo MArTA di Taranto?

È doveroso precisare sia la sussistenza di scarsa motivazione del gruppo classe nelle attività didattiche routinarie, la poca attitudine all’elicitazione del pensiero critico sia  come il  contesto di riferimento non fosse di natura prettamente scolastica.

Inoltre è necessario implementare il quadro informativo, esplicitando che la classe è stata impegnata in un ciclo di due lezioni specifiche, dedicate dal docente alla storia del museo MArTA e ad alcune rilevanze connesse al territorio, all’economia e alle ricadute di un’ Agenzia culturale in un contesto urbano:

Anfora Panatenaica (480 a.C. circa)

(analisi storico-artistica dei reperti museali, focus sull’operazione ORPHEUS, connessioni e raccordi interdisciplinari moderati e curati dal docente di lingua italiana e Storia e dalle docenti di sostegno didattico della classe campione).

Zeus di Ugento (530 a.C.)

Inoltre la motivazione degli studenti si è concretizzata in una esposizione orale, in cui lo studente ha assunto il ruolo di “guida turistica”, per illustrare e presentare ai compagni di classe il Museo Archeologico Nazionale, come se nessuno dei presenti avesse strumenti sufficienti per comprendere ex abrupto la presentazione.

Cratere, pittore nascita di Dioniso (fine del V sec. a.C.)

E’ stata richiesta preliminarmente allo studente di preparare un lavoro da esporre, tenendo in considerazione queste premesse.

L’esito è stato più che soddisfacente, con l’inserzione da parte dello stesso di spazi di ricerca autonomi, facendo preciso riferimento alle fonti utilizzate per reperire le informazioni.

La classe si è dimostrata attenta e a tratti partecipativa durante questa specifica lezione di restituzione in classe.

Orecchino a disco e triplice pendente

(prima metà del IV sec. a.C.)

Durante la visita al MarTA la stessa classe ha dimostrato spontanea attenzione, curiosità e interesse, ponendo al docente domande incalzanti e ben strutturate sui singoli beni archeologici presenti.

La visita ha ricostituito con contezza e spirito critico l’esperienza di vita quotidiana dei cittadini greci tarantini dall’VIII a.C. all’epoca bizantina, riconoscendo in buona sostanza i reperti più noti già analizzati in classe e avendo cognizione della suddivisione razionale degli spazi:

Orecchino a navicella (seconda metà del IV sec.)

(primo piano “Area preistorica-protoitalica” e greca; secondo piano “Area romana-tardo antica”; “Sala degli Ori”  e complesso scultoreo di Orfeo e le Sirene” piano rialzato).

Le loro riflessioni sono state pertinenti, acute, dettate da una volontaria esigenze di vivere da studenti un’esperienza dal taglio critico e fortemente innestato in un modus operandi, teso ad un sapere esperienziale e proattivo.

Schiaccianoci in bronzo e lamina d’oro

(fine IV inizio III sec. a.C.)

Ad avvalorare tale riscontro ha contribuito l’osservazione del comportamento della classe, collaborativo e armonioso nel rapporto tra pari, compensando la perspicacia di alcuni con il confronto critico e necessità spontanea di collegare le nozioni apprese in aula con i dati osservati.

Ritengo che sia rilevante riflettere sulle componenti, che hanno favorito il riscontro fattivo e strutturato di un approccio didattico per competenze.

Statua dio Thot (IV sec. a.C.)

È d’uopo porsi in ascolto delle esigenze collegate ad una migliore prassi apprenditiva, partendo dall’analisi di quanto le azioni degli studenti abbiano chiaramente rilevato.

Farne tesoro e progettare moduli didattici, che contemperino il trasferimento delle conoscenze correlato sia ad esempi attuali e pratici sia ad una didattica laboratoriale, essenziale anche nel processo di insegnamento – apprendimento delle Scienze storico-sociali.

Testa di Eracle (I sec. a.C.)

Si può quindi ravvisare una modalità di valutazione formativa del gruppo, che incentivi l’auto-percezione, una pratica docimologica meno vincolata al voto numerico e che fornisca margini per implementare tale attività sperimentale, calandola nella didattica, incluso l’ambito della valutazione.

Educare vuol dire “trarre fuori”  l’universo valoriale degli studenti e proporre loro la valorizzazione di tale talento, smussando gli  approcci oppositivi con la prassi del sapere, saper fare e saper essere.

Testa femminile in terracotta (IV sec. a.C.)

La didattica si nutre della capacità del docente di mettere a sistema una unità di apprendimento calata nel reale, da cui riprenderne l’impostazione.

Veneri di Parabita (18.000 a.C. circa)

Questa sfida educativa richieste impegno e rispetto del patto di corresponsabilità da parte del docente e della classe coinvolta e segue un percorso articolato, complesso, di costante meta-riflessione e  in divenire, arricchito attualmente da dati importanti e utili al fine delle successive evoluzioni del percorso e del successo formativo.

L’auspicio si ravvisa nella possibilità di mettere in atto quanto relazionato e rendicontarne gli esiti.

Antonio Pasquale.

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