di Gianni Pantaleo.
E’ un bisogno che appaga. Sono traguardi raggiunti, perchè provare il bisogno di raccontare qualcosa, è impellente. Soprattutto quando sei un’ insegnante. Flora Marasciulo, pianista e docente di canto lirico al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, pubblica un libro nel quale si racconta tra spazi del tempo vissuti come protagonista di una vita colma di arte. Lei stessa, cultrice di quella sensibilità non comune a molti, abbraccia canto e pittura, saltando nel tempo da un secolo all’altro. Privilegio, questo, di chi sogna senza assentarsi dal presente.
“Le metamorfosi di Chloris”, Florestano Edizioni
Il soprano-pianista Flora Marasciulo anche scrittrice. Che ci può dire?
Scrivere un libro non fa di me una scrittrice! E’ vero che scrivo anche per il web magazine Arti Libere e mi sento di ringraziare, Gianni Pantaleo, capo redattore, sia per l’intervista, sia per avermi dato la possibilità di esprimermi con Arti Libere, ma non mi sento, non ancora almeno, scrittrice! Il mio habitat è il canto. Mi viene in mente l’invito che Seneca rivolse a Nerone: “Mi parve Nero, cane.” Qualcuno può pensare che è meglio se… Sono un soprano, sì. Mi auguro tu non risponda come il pastore che dice a Vittoria che vince una pecora a una gara e deve scegliere una tra quelle di un grandissimo gregge. Con l’animale scelto sotto braccio, si reca dal pastore per ringraziarlo e costui le dice fissandola: “ …Secondo me sei un soprano!” Vittoria: “Ma lei è bravissimo… come ha fatto a indovinare?” Il pastore: “Perché tra tutte le pecore ti sei preso il cane!” Ci sarebbe da dire tanto a proposito, ma, lasciamo l’argomento per un’altra intervista. Inserisco le belle e inattese parole del Dott. Nicola Sbisà. Apre la serata della presentazione de “Le metamorfosi di Chloris” del 12 aprile 2018 al Salone delle Muse del Circolo Unione di Bari perché descrive la sottoscritta e mi evita l’imbarazzo di parlare di me.
Circolo Unione: Nicola Sbisà 12/04/2018
Perché ha scritto il libro?
Il pensiero di scrivere questo libro è stato per lungo tempo in sedimentazione fino a quando un giorno, dopo una lunga notte (la notte porta consiglio), il titolo è sbocciato come un fiore baciato dal sole. La peculiarità di questo lavoro è l’abbinamento della musica alla pittura. Il CD incluso comprende diciotto brani scelti per rispondere all’intento divulgativo dell’opera letteraria; è una registrazione dal vivo e pertanto senza pretese qualitative dal punto di vista sonoro, deve essere ascoltato per quello che è, cioè un piccolo completamento dell’opera scritta, forse anche con quel tocco di vintage dovuto agli strumenti tecnici usati per una realizzazione assolutamente amatoriale. Le arie e i dipinti scaturiti dalla suggestione del canto, sono offerti come un bouquet di fiori assortiti, a tutti coloro che vorranno accogliere questo lavoro. La metamorfosi del seme che si trasforma nei fiori più belli, mostra la sua unicità nella molteplicità delle forme artistiche.
A proposito del titolo… Come l’ha scelto?
Mi sono posta alcune domande: Chi sono? Da dove vengo? Pertanto la ricerca delle origini del mio nome, di un albero genealogico, di un filo con gli antenati, quindi il “Conosci te stesso” socratico e, la percezione cartesiana dell’individuo, il COGITO ERGO SUM, mi hanno posto nella direzione de “Le Metamorfosi”. Il titolo è spiegato ne “La Primavera” di Sandro Botticelli che ha per me, almeno tre chiavi di lettura:
- Botticelliana
- Musicale
- Un percorso spirituale in seno alla dottrina cattolica-cristiana.
Ci può esporre la prima chiave di lettura?
Il dipinto ha già una sua peculiarità intrinseca rispetto agli altri: si legge da destra verso sinistra.
“La Primavera”, Sandro Botticelli (1444/1445 ? – 1510)
Il vento Zefiro insegue, nel giardino delle Esperidi, la ninfa Chloris che feconda e si trasforma nella dea Flora che semina il mondo di fiori. Flora è il personaggio più importante, è “La Primavera” e dà il titolo al dipinto. Al centro c’è Venere sovrastata dal figlio Cupido pronto a scoccare una freccia su una delle tre Grazie precisamente Castitas, la più sobria. Venere è l’asse della bilancia e divide il dipinto in due parti: quella materiale, terrena a destra e quella spirituale a sinistra. La parte spirituale del dipinto raffigurata dalle tre Grazie: Voluptis, Castitas e Pulchritudo, che ballano la carola, un’antica danza propiziatoria in cerchio con le mani in alto che si intrecciano. All’estremo lato sinistro c’è Mercurio, il messaggero degli dei, con i calzari alati e il caduceo fatto di legno d’alloro o d’olivo, simbolo della concordia, rappresentato da due serpenti aggrovigliati che Mercurio punta al cielo per tenerlo sgombro dalle nuvole e dalle difficoltà della vita. Il vento Zefiro è il vento di primavera e il dipinto è anche una sorta di calendario agreste, da marzo a settembre, rappresentato da Mercurio, praticamente un ciclo vitale, quello della vita che dovrebbe essere come la primavera.
La seconda chiave di lettura, quella musicale, come l’ha letta?
La seconda chiave di lettura è quella musicale. Un percorso che va dalla nascita del melodramma con la trasformazione di Chloris in Flora. Nel Seicento con la Camerata De’ Bardi a Firenze, si attribuisce, nella storia della musica, lo stile “recitar cantando” e la nascita del melodramma. Il Seicento è rappresentato nel CD con l’aria di Barbara Strozzi “Soccorete luci avare”, nel libro il Settecento è rappresentato da Niccolò Piccinni e dall’aria “Che piacer, che bel diletto” dall’opera “La Cecchina o la buona figliola”. Si passa a Rossini con l’ultimo lavoro italiano Semiramide con l’aria “Bel raggio lusinghier”. Si attraversa il Romanticismo con “Les pȇcheurs de perles” di Bizet con l’aria di Leila per arrivare alle soglie del Novecento con l’opera Rusalka di Dvořák e il periodo contemporaneo è rappresentato dalla composizione del mio Mottetto in Do maggiore Laudate Dominum. Come i suoni per il musicista o le parole per il poeta, i colori e le forme sono per il pittore luogo d’intelligenza. Questo lavoro va incontro a una serie di suggestioni e desideri, scaturite spontanee dal grande caleidoscopio dell’arte musicale e figurativa.
Mentre la musica si percepisce il dipinto va interpretato e lascia spazio all’immaginazione. Le arie prese in considerazione tratte dal repertorio che va dal Settecento fino al Contemporaneo, sono accostate a varie figure pittoriche tra cui l’Allegoria del Vizio e della Virtù di L. Lotto che le arie di Cecchina dall’opera “La Cecchina o la buona figliola” di Piccinni mi riportano alla mente, l’audace Cleopatra di Artemisia Gentileschi e l’Allegoria delle stagioni di Rosalba Carriera mi ispirano mentre canto l’aria “Bel raggio lusinghier” dalla Semiramide di Rossini. L’Urlo di Munch mi suggerisce l’Inno alla luna dalla Rusalka di Dvořák. Ho scelto il mottetto Laudate Dominum in Do maggiore, per la semplicità della composizione che s’ispira a quella francescana, attratta dalla naturale propensione dell’uomo di Dio verso l’Assoluto. A significare che la vicinanza a Dio rende la vita piana, non monotona, senza “alterazioni”, ostacoli, senza con ciò essere, priva di mordente, vivace gradevole e bella. Per questo motivo e senza autocelebrazione propongo il ritratto di Nonna Giovanna, realizzato a Roma dalla sottoscritta nel 1992, perché esclusivamente spontaneo, semplicemente come omaggio della progenie a colei che mi ha permesso di essere oggi presente e con il cogito cartesiano della percezione dell’individuo. Il Laudate Dominum è una mia composizione musicale ispirata dalla dedica del mio maestro Ettore Campogalliani, la cui piena comprensione è forse possibile contemplando e approfondendo il dipinto cui fa riferimento.
La mia bisnonna è vissuta fino ai miei vent’anni e ho avuto modo di conoscerla e di volerle bene, di piangere la sua scomparsa. Laudate Dominum è particolarmente piaciuta a Padre Anselmo che ha curato l’Introduzione; è in Do maggiore come avrebbe voluto la mia carriera Campogalliani e come io penso la vita. Sappiate che è una tonalità musicale che, per esempio, al pianoforte si suona solo sui tasti bianchi senza alterazioni che rende, appunto, più facile e scorrevole la musica.
“Do” non è solo il nome di una nota musicale, ma è anche la prima persona del verbo dare, perché vorrei che questo mio lavoro fosse un dono scaturito dal desiderio personale di offrire la mia esperienza professionale e umana agli altri, senza chiedere o aspettarmi nulla in cambio. Nel volume sono inseriti alcuni miei dipinti senza, e sottolineo, senza alcun rigore tecnico-pittorico ma frutto di mera natura. Il dipinto de Le maschere rappresenta il Settecento e l’opera buffa con riferimento alla riforma goldoniana, i Cavalli il Romanticismo.
Soprano Flora Marasciulo: Aria di Leila Molfetta 22/04/2018
Ho inserito nel capitolo dedicato alla composizione contemporanea anche il ritratto di mia sorella Maria Teresa e quello di Nonna Giovanna, faro portante dell’opera letteraria.
Nonna Giovanna Maria Teresa
Passiamo alla terza chiave di lettura, anche questa, molto personale?
Il terzo elemento di lettura è un percorso spirituale letto in chiave cristiana. Zefiro (detto anche Borea) vento di primavera con la pelle bluastra arriva planando e per amore rincorre e soffia sulla ninfa Chloris, fecondandola. Chloris rinasce e si trasforma nella dea Flora, ossia la Primavera, che dà il nome al dipinto. Flora con un vestito bianco floreale piena di ghirlande è sorridente, mentre danza e canta, spargendo fiori intorno a sé. Porta nel giardino i valori e i profumi della primavera, il filo di fiori che sta uscendo dalla bocca di Chloris prima della trasformazione è il collegamento con Flora. Zefiro è stato per me il soffio, l’ispirazione che tradotto in termini di dottrina cristiana rappresenterebbe lo Spirito Santo che illumina la mente e infonde luce e chiarezza all’arte. L’amore terreno rappresentato dal trio Zefiro-Chloris-Flora è l’atto materiale dello scrivere e di fissare le mie passioni. Venere con Cupido è l’asse della bilancia, l’equilibrio, la coscienza che come nella Primavera, per me si è tradotta con la raffigurazione della mia antenata Nonna Giovanna. Il filo di immortalità si è perpetuato quasi come il filo di fiori che esce dalla bocca di Chloris prima della trasformazione in Flora attraverso le generazioni.
Al centro Venere, l’asse della bilancia, l’equilibrio, la coscienza che identifico con la Nonna Giovanna va verso la parte spirituale del dipinto. Le tre Grazie sono nell’ottica cristiana le virtù teologali: Fede, Speranza e Carità. Termina a sinistra con Mercurio, il messaggero degli dei, che identifico come l’Arcangelo Michele, Gabriele e Raffaele, secondo le circostanze della vita oppure come un angelo custode che mantiene il cielo della vita sgombro dalle nuvole. Il caduceo è fatto di legno di olivo o di alloro, simbolo della concordia, rappresentato da due serpenti aggrovigliati che Mercurio punta al cielo per tenerlo libero e per giungere all’eterna Primavera. L’intercessione della Primavera perfetta: la Madonna e perciò l’Immacolata Concezione che chiude il libro condurrà nelle sfere celesti, nel più alto dei cieli verso l’Amore Assoluto.
B. E. Murillo Immacolata Concezione La Primavera (particolare)
DEO GRATIAS
CONFITEBOR TIBI
Che intento ha quest’opera letteraria?
Il volume, come ha scritto il giornalista e critico musicale Nicola Sbisà nell’Introduzione: […] è uno di quei libri che può essere consultato anche episodicamente – offre la possibilità di riconsiderare personaggi, situazioni, epoche e opere in una piena e accattivante esposizione che rispecchia in toto la personalità, cordiale e simpatica dell’autrice. Partecipare al lettore il proprio impegno didattico e artistico. Non dimentichiamo il CD allegato che completa l’intento divulgativo dello stile e dell’interpretazione con la proposta di diciotto brani che spaziano dal Seicento alla musica contemporanea affiancati da una esposizione letteraria che approfondisce alcuni aspetti delle varie epoche storiche. Le metamorfosi di Chloris si concludono con l’immagine dell’Immacolata Concezione di Murillo e alla maniera degli antichi amanuensi seguono una frase liberatoria Deo Gratias e una consolatoria Confitebor tibi.
Soprano Flora Marasciulo: Amapola 22/04/2018
La leggerezza del suo libro è nella narrazione. Ha l’accortezza di non tediare il lettore per quanto cattura la sua attenzione scrivendo il vissuto dei musicisti citati. Il libro diventa quasi un romanzo. E’ stata un’impostazione editoriale prevista?
Grazie per questa domanda perché se mi parla di leggerezza, di catturare l’attenzione e di romanzo, vuol dire che parte dell’intento è riuscito! Rispondo con le parole di Gloria che il 25 giugno 2017 scrive su facebook: “Ieri sera 24 giugno 2017, a Palazzo Discanno sede dell’Associazione Domenico Sarro, presentazione del libro Le metamorfosi di Chloris scritto dal soprano Flora Marasciulo ospite di Cinzia Falco. Lei, oltre ad essere cantante lirica e docente, è anche pittrice e scrittrice. Il testo, con allegato un CD con esecuzioni dal vivo, è singolare nella sua formulazione […] Flora Marasciulo ha una voce potente e ha interpretato brani accompagnandosi al pianoforte. […] Il libro è un po’ una sperimentazione per come è formulato. Brava Roberta Magarelli (Florestano Edizioni) che “sperimenta” sempre quando è convinta di quello in cui crede.” Diciamo che non è stata proprio una scelta editoriale ma che l’Editore ha accettato di pubblicare l’impostazione che ho dato al libro e questo mi ha sicuramente gratificato.
Flora Marasciulo con Roberta Magarelli della Florestano Edizioni
Abbraccia periodi storici di quasi trecento anni e lo fa anche attraverso le altre forme di linguaggio artistico. Se non la conoscessi come soprano e docente di Conservatorio, penserei lei sia una docente di Storia dell’Arte. Si possono concentrare le Arti come figlie di una sola Musa? Polimnia pare fosse Musa Madre. C’è magia, non crede..?
Sì, sì, c’è magia. Le arti sono magiche, riescono a elevare e condurre l’uomo in altre dimensioni. E’ un grande dono che il Creatore, Sommo Artista, ha elargito agli esseri umani. Penso che nell’altra vita esisteranno solo le arti! Immagino così la vita ultraterrena. John Millington Synge, drammaturgo irlandese della rinascita traferitosi in Germania per studiare musica, ha dedotto per questa sua esperienza che: Tutte le arti concorrono alla musica. Euterpe è la mia musa ispiratrice.
“Le metamorfosi di Chloris” lo considero un testo universitario. Un testo di studio. S’impara. La didattica è una disciplina con fondamenta ben solide. Per favore, lei, che ci insegna, a chi deve questa sua formazione? Chi sono i suoi maestri?
Ringrazio, troppo buono, per aver considerato il mio libro un testo universitario. In primis c’è da dire che ho superato gli “anta” d’insegnamento e gli anni non si contano più. L’esperienza è la formazione principale. La didattica s’impara sul campo e si deve avere l’umiltà di crescere, migliorarsi, sbagliare, aggiornarsi continuamente, imparare dagli studenti, essere anche psicologi, adeguarsi alle generazioni man mano che passano e tante altre cose. Ricordo un episodio in seconda elementare. Durante una spiegazione Suor Maria Aldina, la mia maestra, parlò di latitudine e longitudine. La fermai e le chiesi di spiegarmi il significato, lei rispose che era troppo difficile da capire e che lo avrebbe spiegato in seguito, allora le chiesi: “Suor Aldina lo può spiegare adesso, per favore?” Lei lo fece e compresi perfettamente. All’università poi ero affascinata dalla retorica di alcuni professori, in particolare Il mio mentore, la storica professoressa Grazia Distaso, la famiglia Canfora, l’attuale Rettore, il professor Stefano Bronzini e tanti altri. Ero presa, ed eccomi laureata in Lettere e Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale cum laude. Si deve crescere, comprendere, riuscire a cogliere quello che risuona meglio con noi, confrontarsi e così creare uno stile proprio. Il libro è uno di quelle cose che non avrei mai pensato di realizzare nella mia vita e invece: eccolo qua! E’ il risultato di un lavoro costruito raccogliendo idee e poi rendendo autobiografica la parte contemporanea. I maestri che mi hanno trasmesso l’arte del canto, insegnandomi la tecnica e l’interpretazione, sono tra i più grandi a livello planetario: la signora Iolanda Magnoni alla quale anche Mariella Devia deve la sua formazione e il M° Ettore Campogalliani, didatta di canto, compositore, pianista, scrittore, con allievi assurti a grande fama come Luciano Pavarotti, Mirella Freni e tanti altri. Ho ricevuto consigli per la didattica che si sono rivelati preziosi. Sono stata accompagnata da pianisti altrettanto famosi, uno fra tutti Rolando Nicolosi che ha accompagnato tutti i più celebri cantanti del secolo.
Soprano Flora Marasciulo e il M° Rolando Nicolosi, ospiti del principe Ruffo Festa della Vendemmia.
Quando si riesce a lasciare in eredità il proprio sapere perché si considera l’insegnamento una missione e si diventa genitore artistico di alcuni studenti, allora ci possiamo considerare, in parte, appagati. E’ un’arte difficile, la signora Magnoni mi diceva: “Insegnare canto dà molte soddisfazioni ma altrettante delusioni e dolori”. Deduco dalla mia esperienza che è sempre così. I cicli si ripetono, è la vita, ma basta andare avanti convinti e con la consapevolezza di aver fatto il meglio per i discenti! Mi porta a scoprire una quarta lettura della Primavera di Botticelli. Una chiave di lettura Didattica perché Zefiro, il docente, elargisce la conoscenza e il filo di fiori che esce dalla bocca di Chloris è il perpetuarsi del sapere che passa di generazione in generazione trasformando i discenti in Flora (gli studenti che si trasformano dopo lo studio delle arti) e poi in artisti-docenti come la Venere centrale per giungere alle rappresentazioni del sapere dove le tre Grazie sono i risultati dell’apprendimento che tramite Mercurio, il fine ultimo, potranno rallegrare gli angeli nell’eternità.
Chi è il suo pittore preferito?
Michelangelo Merisi da Caravaggio come per Artemisia Gentileschi. Sono innamorata di Caravaggio. Anche se in questo libro non c’è traccia di abbinamento di arie a lavori di Caravaggio. Il suo sconvolgente ritrarre il quotidiano, la tecnica delle ombre e delle luci, le sue mezze figure con i famosi dipinti: I bari, Il bacchino malato che è anche un autoritratto, il Ragazzo morso da un ramarro, Il suonatore di liuto. La prima presentazione del libro si è svolta a Trani il 24 giugno, in questo giorno ricorre la festa di san Giovanni ed io ho reso un omaggio involontario alla Nonna Giovanna. Insomma come in un puzzle ogni tassello al proprio posto. A tal proposito non posso non ricordare la nota Decollazione di san Giovanni Battista. E’ l’unica tela che porta la firma di Caravaggio tracciato col sangue che sgorga dal collo. Il nome preceduto dalla lettera F sta per FRA, alla consegna del dipinto quindi, Caravaggio doveva essere stato nominato Cavaliere di grazia. Ma questa è un’altra storia.
Ci sono altri cantanti pittori?
Si certo, ci sono calibri come Mario del Monaco che dipingeva e aveva frequentato una scuola specifica. Lo stesso Pavarotti ha nella sede della sua Fondazione numerosi dipinti di tutto rispetto. Gli artisti, in generale, si esprimono anche con altre forme d’arte. Il grande compositore Scönberg era diventato grande amico di Kandinsky ed era egli stesso pittore. Scönberg dice a Kandinsky in uno scambio epistolare: […] Forse Lei non sa che dipingo anch’io…Sebbene io dipinga in un modo diverso. Lei troverà certamente tratti comuni. Io quantomeno, ne trovo nelle fotografie. Non fosse altro per il fatto che Lei è molto poco figurativo. Neppure io credo che la pittura debba essere necessariamente figurativa. Credo addirittura il contrario. Non ho nulla da obiettare se l’immaginazione ci suggerisce qualche cosa di figurativo. Ciò può accadere proprio perché, attraverso gli occhi, noi recepiamo solo elementi concreti. L’orecchio, invece, ha migliori possibilità. Ma se l’artista riesce a realizzare attraverso i ritmi e i valori sonori il suo più intimo desiderio, ossia quello di esprimere soltanto processi interiori, immagini interiori, allora l’“oggetto della pittura” cessa di essere una semplice riproduzione di ciò che gli occhi vedono.
Quante presentazioni ha fatto e quale ricorda particolarmente?
La prima presentazione del libro, come ho già menzionato, si è svolta a Trani il 24 giugno 2017 nel salone dell’Associazione “Sarro” che la stimata collega Cinzia Falco ha cortesemente concesso per l’evento. Oltre ad essere il giorno di san Giovanni e quindi rendere omaggio alla Nonna Giovanna come augurio per l’onomastico, ricordo che appena ho cominciato la presentazione c’è stato uno scoppio di fuochi pirotecnici per una festa e si faceva fatica a parlare oltre ad essere una serata particolarmente afosa. Ho dialogato tra un fuoco e l’altro con la cara Annalisa Balducci.
Trani Associazione “Sarro” ” Palazzo Discanno 24/06/2017
Soprano Flora Marasciulo: Besame mucho 08/03/2018
Durante le feste natalizie dello stesso anno il 28 dicembre, ho avuto il piacere di presentare il mio libro al Castello di Carlo V di Monopoli. Alla presentazione introdotta dalla Dott.ssa Mariella Fusillo, la sottoscritta ha proseguito spiegando, suonando e cantando al pianoforte le arie inserite nel volume cominciando con Ave Maria di Caccini (riferimento al recitar cantando). Si è conclusa la parte musicale con la dedica a Nonna Giovanna di Estrellita e Dicitencello vuje, dedicata al pubblico che poi ho coinvolto cantando in coro Astro del Ciel, per rendere omaggio al Natale. Alla serata erano presenti numerose personalità, soci e Presidenti dell’ANMI di Monopoli e Taranto gli illustri Ammiragli: Martino Tropiano, Nicolò Marasciulo e Giuseppe Marasciulo. Sui social i presenti hanno commentato con parole lusinghiere: Flora Marasciulo ha incantato tutti col suo suadente e potente canto… E’ stata una esperienza unica con magistrali interpretazioni di Flora Marasciulo da annoverare tra le persone che arricchiscono culturalmente la città di Monopoli.
Castello Carlo V Monopoli 28/12/2017
La presentazione più eclatante è stata l’iniziativa promossa dalla regione, organizzata dal Presidio del libro di Monopoli nella persona della Dott.ssa Loredana Ratti e Donne per la città nelle persone delle professioniste Rosalba Stallone e Bruna Civilla e altre istituzioni, in collaborazione col comune di Monopoli per la riapertura del Teatro Radar nella giornata della festa della donna nel 2018. L’introduzione è stata affidata alla Dott.ssa Loredana Ratti e la presentazione al Dirigente scolastico Dott.ssa Liliana Camarda alla presenza del Sindaco in carica: l’Ing. Emilio Romani. E’ stato un successo oltre le previsioni con standing ovation e soddisfazione generale. Al pianoforte la collega Adriana De Serio.
Teatro Radar Monopoli 08/03/2018
Teatro Radar Monopoli 08/03/2018 Bel raggio lusinghier da Semiramide di Rossini
Teatro Radar Monopoli 08/03/018
Soprano Flora Marasciulo: Che piacer che bel diletto. 22/04/2018
Il 3 marzo, all’Associazione Culturale Hamadeus, ho avuto l’onore di presentare il mio lavoro dialogando col Dottor Nicola Sbisà, amico e stimatissimo giornalista della Gazzetta del mezzogiorno e critico musicale, che non è più tra noi, ma per me è sempre vivo e presente perché ha firmato l’Introduzione delle Metamorfosi con grande generosità.
Associazione Culturale Hamadeus Bari 03/03/2018 Salone delle Muse Circolo Unione Bari 12/04/2018
Con considerevole soddisfazione ho presentato Le metamorfosi di Chloris il 12 aprile 2018 al Salone delle Muse del Circolo Unione al Teatro Petruzzelli di Bari con la consolidata collaborazione del Dottor Sbisà e del padrone di casa il presidente Dott. Tomasicchio a cui ho dedicato Reginella conoscendo la sua predilezione per questa canzone. Mi ha ringraziato dicendomi che come io ho dedicato altre canzoni e parte del libro alla Nonna Giovanna così per lui il ricordo di Reginella lo riportava alla propria mamma che la cantava ogni mattina. Ricordi molto pregnanti e significativi. Al pianoforte la collega Rosa Azzaretti.
Soprano Flora Marasciulo: Reginella, Salone delle Muse, Circolo Unione, Bari, 12/04/2018
Il 22 aprile 2018 è stato l’Auditorium San Domenico di Molfetta a ospitarmi coadiuvata dalla raffinata collega Adriana De Serio che mi ha accompagnata anche al pianoforte.
Auditorium San Domenico Molfetta 22/04/2018
Soprano Flora Marasciulo: Dicitencello vuje 22/04/2018
Nel suo tempo libero, se così si può dire, cosa le piace fare?
Ho sempre desiderato ballare, pensa un po’! Nel mio periodo romano ho preso qualche lezione di flamenco, di recente ho intrapreso lezioni di ballo latino americano ma non sono molto fortunata, ogni volta che mi cimento c’è qualcosa che mi impedisce di continuare, in questo periodo il covid (cosa da niente). Tersicore non mi ama! Il ballo, oltre ad essere un’arte bellissima, è per me un modo perfetto per esprimere il proprio stato d’animo e per tenersi in forma. Il tango lo preferisco ma bisogna essere in due! La mia perseveranza è nota… prima o poi saprò anche ballare! Ho la passione per i cavalli e mi piace il gioco degli scacchi, da adolescente mi piaceva coltivare piante grasse, avevo una bella varietà, e ricordo che l’echinocactus, mi regalò per vari anni un bellissimo fiore!
Circolo Unione, Bari: Nicola Sbisà. Finale presentazione 12/04/2018
Desidero ringraziarla ancora, perché in questo periodo della mia vita, non proprio in Do maggiore, mi dà la possibilità di esprimere quello che, altrimenti, potrebbe scoppiare dentro. Dice Scönberg: “Le dissonanze di oggi sono le consonanze di domani!”.
Il “viaggio” termina con il desiderio di riprendere quel “treno” che mi ha fatto attraversare luoghi dell’Arte difficilmente percorribile se non guidati da menti sapienti. Condusse Virgilio…e al Sommo si aprirono infinite distese del sapere umano.
Gianni Pantaleo.
http://www.umbriaclassica.com/individuali/5%20CANTO/Marasciulo/Marasciulo.htm
https://www.florestanoedizioni.it/autori/flora-marasciulo/
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