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Giovanni Ferruccio Labella, Bari e i suoi usignoli…e ora i signori 2^ parte

di Giovanni Ferruccio Labella.

Giacomo Dammacco  (1883-1966)

Il tenore Giacomo Dammacco è nato a Bari nel 1883. Terminati gli studi in canto lirico, esordisce nell’appena costruito Teatro Petruzzelli nel 1903 come Ruiz nel Trovatore. L’anno successivo, nel 1904, ad Acqui Terme, ricopre il ruolo del Duca nel Rigoletto, riscuotendo un enorme successo. Giungono, così, le prime affermazioni. E’ Arturo nella Lucia di Lammermoor al Verdi di Brindisi, Cassio in Otello, Trabuco in La Forza del destino e Isepo in Gioconda al Petruzzelli di Bari. Dopo un concerto alla Sala Paikine di San Pietroburgo, nel 1908, debutta al Teatro Vittorio Emanuele di Torino nella parte del Conte d’Almaviva nel Barbiere di Siviglia, ruolo che interpreterà fino alla fine della carriera. E ancora Thais di Massenet, Mignon di Thomas, I Pescatori di perle di Cilea e Don Pasquale di Donizetti nella parte di Ernesto cantato magnificamente. Dopo aver calcato le scene dei teatri nell’Italia settentrionale (Padova, Modena, Novara, Brescia, Verona, Parma) nel 1910, è a Lucerna con Rigoletto e Sonnambula. Poi a Bucarest dove interpreta Geraldo nella Lakmé. Rientrato in Italia, nel febbraio del 1911, lo attendono alcuni debutti. Ruy Blas al Petruzzelli di Bari, Alfredo nella Traviata a Novara, Elvino in Sonnambula a Ferrara. Nel 1913 è in Spagna ad Alicante e Valencia, poi Fiume, Pola, Zara e nel 1914 a Trieste nella Favorita.

E’ applaudito in Rodolfo nella Bohème di Puccini a Bologna, e Alfredo nella Traviata a Genova. Nel 1915 la svolta. Giacomo Dammacco, reduce dei successi ottenuti, è invitato a cantare nel nuovo mondo. Nel massimo tempio della lirica americana, al Metropolitan di New York, dopo un recital, si presenta al grande pubblico con il delicato personaggio di Elvino nella Sonnambula, che insieme all’elegante ruolo del Conte d’Almaviva dal Barbiere di Siviglia, porterà in tour nei grandi teatri della confederazione (Philadelphia, Atlanta, Boston), affiancato dalle star del vecchio Met del momento: il soprano Frieda Hempel e il baritono Giuseppe De Luca. Per dovere di cronaca in quegli anni il tenore di riferimento in USA era Enrico Caruso!

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Nonostante fosse impegnato nelle recite di Sansone e Dalila, il grande Caruso, ascoltò il Nostro e ne elogiò la bravura. Dammacco e Causo possedevano, comunque, due voci diverse, con due repertori distinti; l’uno un timbro da tenore lirico leggero, l’altro decisamente lirico drammatico. Rientrato a Bari nel febbraio del 1917 per le recite della Traviata, riprende a calcare le scene nei vari teatri italiani, si rammenta il Don Pasquale al Teatro San Carlo di Napoli e Il Barbiere di Siviglia a Firenze. E’ l’agosto del 1920. Al Teatro Municipal di Santiago del Cile, lo attende un nuovo trionfo. Canta per la prima volta il personaggio di Pinkerton nella Madame Butterfly, che proporrà all’ascolto del pubblico barese nel maggio del 1924. Quattro anni dopo, nel settembre del 1928, a Genova è ancora Il Conte d’Almaviva e nel febbraio del 1932 nella sua amata Bari, canta nel Sant’Antonio del maestro Zimarino, entusiasmando il pubblico e la critica per le sue spiccate qualità interpretative. Ritiratosi dalle scene liriche, Giacomo Dammacco si è stabilito a Milano, dove si è spento nel 1966. Un consistente numero di registrazioni è il lascito del Nostro tenore. Si rimanda all’ascolto dei brani da opere del suo repertorio, quali Mignon (Ah! Non credevi tu), Faust (Salve dimora casta e pura), Don Pasquale (Com’è gentil), Il Barbiere di Siviglia (Se il mio nome) e i celebri duetti da I Puritani (Vieni fra queste braccia) e dall’Elisir d’amore incisi con il soprano Luisa Tozzi. Infine Giacomo Dammacco si è dilettato nelle registrazioni di canzoni tradizionali (Pastorale di Russo/De Curtis, I tre re magi di Malatesta/Piccinelli) e popolari quali Mare barese di Savelli/Muci.

Domenico Mastronardi (1905-?)

Il baritono Domenico Mastronardi è nato a Bari nel 1905. Già adolescente manifesta l’interesse per il melodramma, dilettandosi nel cantare le romanze più popolari. Avviato allo studio del canto, entra a far parte nel prestigioso coro del Teatro Petruzzelli. Successivamente è a Milano, dove vince una borsa di studio per baritono in canto lirico. Notato da un impresario, è subito scritturato come Germont nella Traviata a Mantova e a Livorno nella parte di Figaro nel Barbiere di Siviglia nel giugno del 1928. L’anno successivo è a Malta per interpretare Marcello nella Bohème e Manon. Nel marzo del 1930 avviene il debutto ufficiale come protagonista nel Rigoletto nella sua città natale, a Bari e nel suo adorato Teatro Petruzzelli, cui rimarrà sempre legato fino alla fine della carriera. I consensi non tardano ad arrivare, dopo Aida a Oporto come Amonasro, esordisce nelle maggiori città italiane. Biella, Parma, Bologna, Asti, La Spezia, Milano, Padova e Torino, senza mai dimenticare la sua amata Puglia. Nel novembre del 1931 è a Galatina per interpretare Tonio ne I Pagliacci e Rigoletto, nel maggio del 1932 è applaudito nel Barbiere di Siviglia a Bari e a Lecce. In seguito è a Palermo, dove si esibisce in Resurrezione di Franco Alfano e poi a Napoli con l’Amico Fritz e Rigoletto, Traviata a Messina e a Pavia nella parte del Conte di Luna nel Trovatore. Il repertorio si allarga, ai precedenti titoli, si aggiungono altre opere di spessore quali Carmen (Escamillo), Un Ballo in maschera (Renato) e Lucia di Lammermoor (Enrico) eseguita con Lina Pagliughi a Bari nel 1934. Domenico Mastronardi è ormai un baritono affermato, apprezzato e applaudito sulle scene liriche italiane ed estere, ma non è abbastanza.

Forte della sua personalità, sicuro della propria tecnica vocale e del suo metodo di studio, decide di passare al registro tenorile. Infatti, nel febbraio del 1936, a Bari al Petruzzelli, debutta nel ruolo di Cavaradossi nella Tosca, e nel 1937 a Bologna è Pinkerton nella Madame Butterfly, raggiungendo un clamoroso successo. Divenuto celebre, è ingaggiato dal mezzosoprano Gabriella Besanzoni, che ritiratasi dalle scene, aveva formato una compagnia di canto lirico per i teatri sud americani. Domenico Mastronardi intraprende un lungo tour che lo vede presente in Cile, Bolivia, Ecuador, Brasile, Uruguay, Argentina, e allarga il repertorio con l’inserimento di nuove opere, quali Conchita di Umberto Giordano, Macbeth di Giuseppe Verdi, Lohengrin di Richard Wagner. Dopo anni di successi trascorsi all’estero, il Nostro, decide di rientrare in patria e stabilirsi a Bari. Ma all’orizzonte lo attendono ancora successi. Nella stagione lirica del 1953, al Teatro Petruzzelli debutta il personaggio di Dick Jhonson nella Fanciulla del West con il soprano Franca Sacchi e successivamente quello di Pinkerton nella Madame Butterfly entrambi ruoli pucciniani. Tutte le recite registrano il tutto esaurito e decretano un vero trionfo pieno d’affetto e gratitudine alla carriera del Nostro artista. Di Domenico Mastronardi rimangono alcune registrazioni discografiche, principalmente arie d’opera per baritono. Si menzionano “O grido di quest’anima” dalla Gioconda di Ponchielli, il Prologo dei Pagliacci, Il Toreador dalla Carmen e “Dal tempio al limitar” dai Pescatori di perle.

Giovanni Ferruccio Labella.

NOTE PER LA REDAZIONE

Fonti-Bibliografia-Testi consultati:

1) Bruna Castagna, Giuseppe Dammacco e Domenico Mastronardi in Centro Studi Baresi di Alfredo Giovine, Bari 1968.

2) Lucia Abbrescia e Federico Salvati in Gherardo Casaglia Almanacco, sito internet del prof. Gherardo Casaglia, Parigi 30/01/2021 .

3) Lucia Abbrescia, Federico Salvati, Giuseppe Dammacco, Michele Fiore e Domenico Mastronardi in La Voce Antica, sito di Roberto Marcocci 28/01/2021.

4) Andrea Mongelli in (varie biografie) G.Cigna, M.Caniglia, M.Olivero, M.Del Monaco, R.Tebaldi Azzali, Parma 1987-2002; T.Schipa Loggia de Lanzi Firenze 1994, M.Callas Marsilio 1995, B.Gigli Zecchini 2005, M. Filippeschi Bongiovanni 1994, G.Neri Ruggimenti 2020. (Biblioteca personale).

5) Forgotten Opera Singers sito i Cantanti lirici dimenticati 08/02/2021.

 

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2 comments

  1. GIOVANNI ZONNO

    RIGUARDO AL TENORE GIACOMO DAMMACCO, E’ RIPETUTO IN PIU’ OCCASIONI IL NOME GIUSEPPE ANZICHE’ GIACOMO. CORREGGA POICHE’ SOPRATUTTO PER GLI STUDIOSI ESTERI PUO’ INGENERARE CONFUSIONE E ALTRO. GRAZIE

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