giovedì, 21 Novembre, 2024 6:28:32 PM
Nico Salatino

Io, Nico Salatino, maestro della mia vita

di Anna Landolfi.

Due ore nelle quali percorre la sua vita, accompagnato dalla sua fedele amica, la chitarra. Una luce sul vuoto palcoscenico, ha illuminato, l’asettico spazio, di lui: Nico Salatino, attore che da anni, rappresenta la colta parentesi del teatro barese. Tanti gli anni. Tanti i fatti, gli aneddoti, i ricordi, le emozioni. Gioie e amarezze di chi del teatro ne ha fatto uno scopo: raccontare e raccontarsi. Sullo storico palcoscenico del Teatro Abeliano, venerdì 13 ottobre, in una intimistica platea di affezionati spettatori, Nico Salatino si è presentato al suo pubblico. Non in veste di attore, bensì di un uomo. Una improvvisa serata tra amici, dove ci si racconta e si condivide, il piacere della parola. Questa volta sul palcoscenico c’era proprio lui: Nico. Senza gli abiti di scena, senza paramenti e maschere. Un sensibile e commovente vissuto attraverso gli anni con i quali ha dato e darà, quello che l’artista, pardon: l’amico, sa fare: il teatro.

 

Nel silenzio del teatro, si racconta e grazie ai tecnici del Teatro Abeliano, lo schermo regala il percorso della sua vita. Scorrono immagini di amici, Franco Franchi, Maurizio Merli, per citarne alcuni, colleghi, emozioni. Alcuni di un tempo che fu, altri di tempi dell’oggi e da tutti, traspare quella complicità professionale pura, non competitiva e che il pubblico di trent’anni fa come oggi, percepiva e precepisce come uno spettacolo vero, senza quella finzione scenica che si veste “dell’abito” del personaggio, abito indossato solo per rappresentarlo. La sua maestrìa è vivere il personaggio dentro quell’abito.

Nell’arco della sua carriera, riceve premi che mostra con la fierezza di chi ha faticato tanto per poter essere riconosciuto. Il sacrifico e le rinunce di coloro i quali conoscono cosa significa calcare la scena, con i timori, le ansie, le paure… Fare spettacolo, spiega il maestro, non è cosa facile. Nessun mestiere è facile. Se fatto con dovere, è riconosciuto e apprezzato. Noi del pubblico assistiamo ad un prodotto finito, ma quel prodotto è stato costruito dopo giorni e giorni di prove, dopo giorni e giorni di studi sui copioni e rispondendo alle domande del pubblico poneva, Nico spiegava cosa dvvero c’è, dietro uno spettacolo.

La lingua madre: il dialetto. Si dilunga con amore quando spiega la scuola del dialetto. Nico Salatino è uno dei pochissimi testimoni del linguaggio e della pronuncia del dialetto barese. Scuole di pensiero, certo, ma anche confronti bonari, non bellici, con altri cultori del dialetto barese, per rendere e dare storia ad una città e soprattutto tutelare il dialetto con il quale ogni comunità si identifica, tanto da proporre corsi di studio, perchè non si perda nel tempo

Egli stesso è sempre stato il personaggio che ha interpretato e da maestro, ha trasmesso questa qualità artistica ai suoi discepoli, (un maestro ha discepoli, un insegnante gli allievi, un professore gli studenti). Prova di questo è la Compagnia Teatrale Vincenzo Tisci che dirige e che porta in tournèe, l’ultima è stata a Roma al Teatro degli Eroi con cinque repliche de “Pittori si nasce” . Nico Salatino si spende con quell’animo umile di chi dell’arte della scena, ne fa mestiere. Proprio così: mestiere. Nico Salatino di mestiere è attore. Nella terra del teatro, scorrono pavoni o brillano stelle, dimenticando che dietro ogni maschera, dietro ogni luce, si cela un uomo e che indossarla a lungo o brillare in eterno, la maschera cede e la luce si spegne, rivelando la vera natura umana. Quindi lontani lustrini e ventagli, consideriamo gli artisti onesti lavoratori dello spettacolo, il cui mestiere è quello di farci ridere… O ricordarci che dopotutto, anche le lacrime, sono parte della vita.

Anna Landolfi.

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