Di Anna Landolfi.
Laura Gigante, attrice, nel ruolo di Isabella D’Aragona.
Un’ opera teatrale di contenuto storico è difficile impresa. Soprattutto quando non si possiedono documenti che attestino il vissuto di un personaggio o quando è indispensabile dare fede a fonti dell’epoca.
Fonti non spesso attendibili e di complesse verifiche. Qui l’acquisizione di nozioni che facciano riferimento al soggetto da proporre in scena, è privilegio della ricerca.
Tuttavia la disponibilità di manoscritti conservati in biblioteche e musei, tracciano l’esistenza di un personaggio soprattutto quando egli ha lasciato testimonianze nella vita sociale e politica di un paese. Non spesso si narra di donne.
O almeno che non siano descritte nella letteratura degli scrittori di un’epoca. Citeremmo Lady MacBeth, feroce figura femminile mai esistita eppur “viva” nella tragedia “MacBeth” di Shakespeare.
Il Rinascimento ci porta con sé una delle più influenti donne della storia: Isabella D’Aragona. “Duchessa di Milano, amica di Leonardo da Vinci (alcuni studiosi stranieri pensano che sia lei Monna Lisa), figlia del Re di Napoli Alfonso II d’Aragona, moglie di Gian Galeazzo Sforza e nipote del famigerato Ludovico (detto il Moro), cognata di Lucrezia Borgia, madre di Bona Sforza Regina di Polonia e infine Duchessa di Bari, segnò con le sue avventurose e spesso dolorose storie personali e con le sue scelte politiche, la vita dell’intera Italia rinascimentale e del capoluogo pugliese di cui fu oculata, retta e acuta amministratrice per venticinque anni.
Certi che la sua figura storica debba essere riscoperta e raccontata specie nella città su cui governò cambiandone per sempre le linee architettoniche e la cultura”.
(dall’opera teatrale di Grazia Bonasìa: “Isabella D’Aragona duchessa di Milano e Bari una vita leggendaria).
Giada Ferrulli, Sara Mitola, danzatrici e Laura Gigante. (Bari, 22 maggio 2019, Teatro Abeliano)
Messa in scena a Bari in importanti rassegne di teatro-danza, il lavoro è una profonda analisi introspettiva sulla donna “Isabella”, quell’interiorità vissuta e sofferta di una sovrana i cui compiti dell’epoca (XV°/XVI° sec), erano di difficili equilibri politici e sociali.
Donna filantropa e colta, ebbe esistenza animata dall’amore per le arti. Fonti storiche (non attendibili), rimandano a lei ideali femminili che ispirarono Leonardo da Vinci e lo stesso William Shakespeare. Ma quello che tutt’oggi appassiona i contemporanei, è Isabella nel suo intimo.
L’opera si concentra nel periodo in cui visse a Bari che con l’analisi introspettiva di Grazia Bonasìa, è stato tratto un testo e una composizione musicale accentuando il carattere di una donna vissuta per il regno e per l’unica figlia rimastole: Bona Sforza.
Dalla stesura tecnica della messa in scena dell’opera: “Buio e poi occhio di bue che si accende sull’attrice vestita con un abito del Rinascimento. E’ Isabella d’Aragona che racconta la sua vita, in parte al passato, leggendo seduta la sua storia come se la sua esistenza si fosse ormai consumata fino all’ultimo respiro (luce diffusa), in parte (nei momenti cruciali ed emozionanti) al presente, recitando in piedi (occhio di bue che illumina solo lei).
E’ posta al centro del palcoscenico, mentre alla sua sinistra c’è il quartetto d’archi, il soprano e il direttore. Al centro in fondo la percussionista. Sono tutti vestiti con abiti moderni, tranne Isabella d’Aragona”.
Laura Gigante.
Due le interpreti protagoniste per due rassegne presentate a Bari e Mosca, Laura Gigante e Monica De Romita, entrambe con forti caratteristiche di recitazione e profonda interpretazione nel ruolo di Isabella D’Aragona:
“Questa è la storia della gloriosa famiglia degli Aragonesi di Napoli che incrociò il suo destino con quello degli Sforza di Milano. Questa è la mia storia e io sono Isabella d’Aragona, duchessa di Milano e di Bari, “infelicissima Madonna, unica in Disgrazia.” (dall’autrice, Grazia Bonasìa).
Inizia la rappresentazione in cui si alternano la narrazione dell’attrice (dall’infanzia trascorsa a Napoli, alla giovinezza vissuta nel ducato di Milano come duchessa usurpata, fino agli anni della maturità nel suo regno barese), alla musica composta e diretta da Grazia Bonasia con le coreografie di Domenico Iannone.
Monica De Romita, attrice. (Mosca, Creative Center “Pan@rama”, 24 e 26 novembre 2019)
Sofiya Shapiro, violoncellista. (Mosca, Creative Center “Pan@rama”, 24 e 26 novembre 2019)
Anastasia Abryutina, contralto. (Mosca, Creative Center “Pan@rama”, 24 e 26 novembre 2019)
Grazia Bonasìa sceglie di porre l’accento sul periodo barese, il meno narrato e conosciuto, proprio perché i fatti storici della corte lombarda (che videro come protagonisti i celeberrimi Ludovico Sforza detto il Moro, gli Este, Carlo di Francia, i Medici, ma anche Leonardo da Vinci insieme ai più famosi architetti, artisti, poeti e musicisti del tardo quattrocento, inizio cinquecento) sono stati abbondantemente studiati e raccontati mentre ciò che accade in terra di Puglia è, ai più, ignoto.
In tal modo si vuole caratterizzare, fornendole una identità giusta e prestigiosa, la terra di Puglia che assurge così alle vette più elevate del Rinascimento italiano. E Isabella D’Aragona diede alla Terra di Puglia prestigio artistico e valore politico.
Tutte le foto di scena, sono di Gennaro Guida.
Anna Landolfi.