di Anna Landolfi.
Ci fu una tragedia che colpì l’opinione pubblica in modo così profondo, quando il 18 gennaio del 2017, tutti i canali d’informazione, annunciavano di una valanga che si abbattè sull’Hotel Rigopiano, frazione di alta montagna del comune di Farindola, sul Gran Sasso, in Abruzzo.
La tragedia inaspettata e inascoltata nonostante i primi aiuti richiesti, ebbe un’eco mediatica vastissima per le tante concause che provocarono la tragedia e per l’enorme difficoltà occorsa per raggiungere l’hotel ormai scomparso sotto la neve.
29 morti, 11 feriti di cui 9 estratti dalle macerie. Tra essi un bambino, Edorado Di Carlo che protesse altri due piccoli che nella tragedia perdettero i genitori.
Una commozione indicibile, provata e vissuta e che nel tempo è stata protetta da Silvio Piscioneri, che durante un’asta tenutasi degli oggetti rinvenuti tra le rovine dell’hotel, il cui ricavato sarebbe stato devoluto ai sopravissuti, acquistò come simbolo della tragedia con l’intento di farne testimone perenne del dolore che coinvolse tutta l’Italia.
Nove quadri, nove tele ad olio, attribuite al pittore abruzzese Francesco Paolo Michetti, (complessa l’attribuzione data la difficoltà dell’identificazione artistica, ma quasi certi dell’autore).
Opere che adornavano i locali dell’hotel, quelle pareti che per quel rigido inverno che si abbattè in tutta la regione, rendevano gradevoli la permanenza degli ospiti dell’ Hotel Rigopiano.
Le tele, stilisticamente impressioniste, corrente artistica di fine ‘800, hanno soggetti femminili, piacevoli visioni di eteree dee o ninfe del luogo.
Una bella spigolatrice, una desnuda sul sofà, rappresentazioni dalle emozioni dolci.
Questi i contenuti che l’hotel esponeva, acquistando quella sensazione di pace per chi soggiornava nell’hotel.
Silvio Piscioneri, di queste opere, al di là del loro valore artistico, ne fa propositi umanitari: mostrare e portare in tour, questi quardi con l’intento di poter raccogliere fondi da destinare a bisognosi di aiuto economico. Un’opera di altruistica carità che nasce dalla pietà provata per le vittime di Rigopiano.
Ma è da Silvio Piscioneri, che approfondiamo gli intenti.
La strage di Rigopiano colpì tutta l’Italia. A distanza di tempo e durante le commemorazioni delle vittime dell’Hotel Rigopiano, ex rifugio di montagna gestito dal Club Alpino Italiano, pensare alla montagna era pensare all’immenso paesaggio fatto di nevi e valli. Di quella strage, lei ne riporta una memoria con fini altruistici per un bambino salvato dalle rovine della valanga. Questo “moto d’amore” è stata la molla del suo progetto?
Questa è stata una delle motivazioni ad indirizzarmi a fare del bene, nei confronti dei più deboli. Purtroppo deve sapere che anche io ho attraversato le forche caudine di abbandono dalla nascita, poi la vita e le persone che si sono prese cura di me, hanno permesso di riscattarmi.
A tutt’oggi, quella tragedia resta ancora in fase di accertamenti di responsabilità. Del recupero di quello che restava dell’hotel, lei ne ha fatto una ragione di vita. Direi anche grazie all’arte. Più esattamente dei quadri che lei propone per mostre affinchè il ricavato sia devoluto in beneficienza. L’interesse per una mostra di questi dipinti sono legati alla tragedia di Rigopiano, hanno una valenza emotiva oltre che umanitaria?
Non bisogna mai dimenticare il decesso di 29 vittime innocenti, che purtroppo grazie alla disinformazione dei mass media, sta cadendo nell’oblio. I quadri rappresentano l’arte che “miracolosamente” è sopravvissuta a tale sciagura.
Le tele, attribuite a Francesco Paolo Michetti, pittore abruzzese, interessante artista post-impressionista, sono anche la testimonianza che la presenza delle arti in luoghi nei quali cadono improvvise sciagure, amplificano l’emozione del sentimento di dolore provato per la tragedia che avvenne 18 gennaio 2017. La sua è una missione perchè tutto ciò non vada perduto: la tangibile fisicità del recupero delle tele è la memoria della sciagura. Come reagiscono le Istituzioni e il pubblico durante la mostra?
Mi è stato riferito, da persone del luogo, che lavoravano saltuariamente in albergo, che i quadri sono stati acquistati dal proprietario e che fanno parte degli allievi del cenacolo del Michetti, infatti le tele non sono firmate, altro non sono a conoscenza.
Comunque nelle varie esposizioni il pubblico rimane estasiato, alla visione delle opere, al punto da chiedere un piu occasioni di voler acquistare i quadri. Gli stessi per mia volontà, saranno donati al museo Rigopiano, quando questo verrà realizzato, a memoria di quanto accaduto, unitamente alle opere donate dallo scultore di Orosei Mula Mario, che purtroppo giacciono da anni in un deposito.
Questo fa capire l’interesse delle amministrazioni abruzzesi per la vicenda. Per quanto riguarda le istituzioni sarde, riferisco che le stesse hanno sempre snobbato l’esposizioni, il Comune di Cagliari, la Provincia e la Regione, negli assessorati alla cultura, non hanno mai risposto agli appelli.
Pensi che anche la Guardia di Finanza e l’Arma dei Carabinieri, di cui faccio parte, ancora non mi hanno risposto, io rimango fiducioso, ma nessuno dei miei superiori, mi ha mai incoraggiato od elogiato pubblicamente, per la mia iniziativa, nei confronti dei più bisognosi.
Ad oggi, le tele, per le quali provo un profondo rispetto perché legate alle vittime, dove sono custodite?
Le opere di Rigopiano, sono gelosamente custodite in Sardegna, da dove spero, poter iniziare una mostra itinerante, in tutta Italia, portando al seguito, l’arte Sarda nelle sue varie forme.
Sig. Piscioneri, in un’intervista per il Tg Abruzzo, lei fa una considerazione corretta: l’ammirazione delle tele, non è soggettiva per la tecnica dell’artista o del contesto della rappresentazione del quadro, ma una partecipazione emotiva a qualcosa che era “parte” di un luogo purtroppo scomparso. Direi che la sua affermazione è di nobiltà d’animo profonda. Questa mia interpretazione del suo lavoro, è condivisa da altri?
La mia iniziativa, a parole è condivisa da tutti quelli che incontro, poi all’atto pratico, trovi tutte le porte chiuse a tutti i livelli. Presumo che in Sardegna, vigono interessi di altra natura, i quadri non sono “appetibili”.
Quale sede sia meglio destinare per questi “testimoni artistici” che arredavano gli spazi vissuti dagli ospiti dell’hotel, per una perenne presenza? Una galleria d’arte? Un museo?
A mio parere, le sedi dove poter esporre le opere dell’hotel Rigopiano, sono i musei ed i palazzi provinciali. Infatti è mia intenzione effettuare una mostra itinerante, per non far mai dimenticare la sciagura, e far capire, che non si deve costruire, ove non è previsto.
Portare in tour queste testimonianze dell’Hotel Rigopiano, è complesso? Dopotutto, i mass media, diffondono che le mostre sono per fini benefici, le autorità dovrebbero partecipare ad ospitarli. Sbaglio?
Purtroppo non sbaglia, poter esporre le opere in Sardegna è complesso. Ho inviato centinaia di email, anche squadre di calcio, basket, non hanno mai risposto. Come anche essere snobbato dai mass media sardi, giornali e TV. Per non parlare dei canali nazionali, nessuno ha mai risposto ai miei appelli. Questo è triste, non per me, ma per il ricordo delle 29 vittime, che sta finendo sotto la polvere dell’oblio..
Sig. Piscioneri, il suo lavoro è anche quello di non dimenticare il passato degli eventi. La memoria va conservata e tutelata. Lei si è assunto questo compito. Auspico che interventi nobili quali quelli del Comune di Cagliari e della Cooperativa Sociale CS4, siano di esempio per altre istituzioni. L’hanno contattata altri Comuni?
Non sono stato contattato da alcun Comune, le uniche due esperienze effettuate con il Comune di Cagliari, si devono alla sensibilità dell’assessore al Turismo, Dott. Alessandro Sorgia, il quale è stato l’unico che ha capito l’importanza di tale evento. I vari assessorati alla Cultura, non hanno mai risposto. Purtroppo se non fai parte di un certo “Gruppo”, non ti apre le porte nessuno. Secondo me, la Massoneria esiste.
Vittorio Sgarbi e Silvio Piscioneri, in occasione di una recensione artistica.
Il bambino di Rigopiano…ha avuto occasione di incontrarlo?
Purtroppo, per motivi di lavoro e distanza, non sono ancora riuscito a conoscere Edoardo Di Carlo, il piccolo eroe di Rigopiano, che sotto le macerie ha accudito due bambini più piccoli di lui. Sarei felicissimo di poter effettuare un’esposizione dedicata a questi tre minori, vittime del malaffare e della malagiustizia italiana. Dopo oltre 5 anni, nessuno è colpevole, classico modo italiano di mettere tutto a tacere. Questo è sicuramente uno dei motivi, per i quali, nessuno vuole farmi esporre. Sono semplicemente disgustato di tali atteggiamenti, sia in Sardegna che in Abruzzo, cercano di insabbiare senza poter esporre.
La nobilità dei sentimenti espressi dal sig. Silvio Piscioneri sono di altissimo valore umano. Uno spazio perchè le tele possano avere eterna ospitalità non dovrebbe essere affatto difficile trovarlo. Credo sia necessario che le Istituzioni sensibilizzino le autorità stesse per il fine con il quale si prefiggono queste operazioni umanitarie e artistiche. Le tele non sono tante, collocarle in una sala che occasionalmente sia anche una sala di riunioni per le comunicazioni stampa, sale consiliari, spazi per le decisioni politiche delle amministrazione, interni di una biblioteca, possano essere luoghi opportuni perchè la memoria sia sempre viva e perchè è l’arte stessa testimone della memoria.
Soprattutto quando la memoria riporta ad un luogo dove un tempo si ritrovarono vite che nient’altro facevano che gioire del tempo libero immersi tra le montagne di Rigopiano.
Anna Landolfi.
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