di Gianni Pantaleo.
Giulio Cosmo, collezione Islam.
Cultura di un popolo, la terracotta risale a un periodo compreso fra i 29.000 e i 25.000 anni a.c., quando i vasi in argilla venivano fatti con metodi rudimentali.
Possiamo quindi intendere quest’arte come espressione di ricerca nelle forme, nei colori, nei materiali. L’arte sperimenta, provoca, sobilla animi, forse, insieme ai potenti mezzi televisivi, è tra le forme di espressione più universale. Immediata. Le immagini. La visione di un oggetto crea sempre un turbamento.
Un piacere. Tradizioni e ricerca con uno dei materiali più antichi che l’uomo utilizza, è l’argilla. Prodotto naturale della terra, è un composto alcalino che ridotto in polvere e aggiunto d’acqua, si plasma con le mani.
Vastissime popolazioni ancora oggi, usano l’argilla per gli usi più comuni, per usi quotidiani e che noi civiltà “evolute” abbiamo sostituito con altri materiali, quali, ahimè, la famigerata plastica. Diffusissimo in tutti i continenti, non c’è popolazione che trae utilizzo dalla sua lavorazione.
Giulio Cosmo, collezione Kilim
Moltissimi dei ritrovamenti archeologici, portano alla nostra conoscenza, l’uso dell’argilla in manufatti quali piatti, vasi, orci e persino maschere e statue, testimonianze di quanto l’argilla fosse materiale comunissimo e utile. Il manufatto essiccato, consistente e capiente, era di utilizzo nel quotidiano vivere delle popolazioni.
Nei secoli la scoperta della cottura del manufatto in argilla, dopo l’asciugatura, rendeva impermeabile la struttura del composto così da diventare oggetto di contenitore come nei viaggi di trasporti dei liquidi (olii, vino, essenze). Le numerosissime anfore ritrovate in antichissime imbarcazioni mercantili, provano quanto la produzione di questi oggetti, fosse diffusissima in tutte le epoche storiche sin da 5.000 anni a.c. e anche durante le dinastie egizie.
Giulio Cosmo, collezione Kilim.
Tutto il Mediterraneo adoperava l’argilla cotta, terracotta, materiale che fu importato e diffuso nei territori europei influendo le creatività dei maestri che l’adoperarono per raffigurare dei e defunti. La plasmicità della terracotta permise costruzioni decorative in tutto l’Oriente, testimonianze tutt’oggi visibili nei favolosi monumenti presenti in vastissimi territori dalla Turchia alla Cina.
Facciamo un salto di millenni: già nel Medioevo, la terracotta decorata era di prestigio nelle dimore dei potenti. Le maioliche finemente dipinte, erano sulle tavole dei regnanti e furono quelle le testimonianze di quanto la comune argilla divenne nel tempo materiale prezioso e ambito nelle corti.
Giulio Cosmo, collezione Rinascimento
La composizione chimica dell’argilla con altri minerali quali ferro, quarzo o alluminio, resero la terracotta un finissimo oggetto decorativo oltre che di uso comune. La resa della terracotta con altri composti di sali come il sodio o il potassio, dopo la cottura, dettero vita alle ceramiche, ovvero le maioliche, rivestendo interi edifici che dettero imponenza alle costruzioni erette in onore degli eroi o a mausolei dedicati a re e regine.
L’arco dei secoli ha continuato a produrre manufatti anche fuori dall’uso quotidiano diventando essi stessi sculture e oggetti di eleganti presenze nelle nostre case. L’Italia è uno dei paesi mediterranei con una storicità delle maioliche che ben identifica la cultura e l’arte di una regione.
Giulio Cosmo, collezione Mediterraneo.
Umbria, Sardegna, Sicilia e Puglia, conservano e tutelano questo patrimonio con artisti ceramisti, creativi sia delle forme che delle decorazioni. La Puglia ha uno dei maggiori esponenti delle arti ceramiche: Giulio Cosmo. Pittore, scultore, Cosmo scopre la bellezza della terracotta negli anni ’80 durante uno studio sull’ antiquariato dedicata alle maioliche. Centri di produzione della terracotta in Puglia sono Terlizzi in terra di Bari, Cutrofiano nel leccese e Grottaglie nella provincia di Taranto.
Giulio Cosmo, collezione Africa.
Ben più numerosi i centri di produzione della ceramica in terra di Puglia, ma questi luoghi citati sono i “custodi” sin dal ‘700, della cultura della terracotta. Cosmo ripropone la ceramica con forme geometriche fondendole con la plasticità del torchio, strumento essenziale per la lavorazione dell’argilla.
Ottenuta la plasticità affusolata della forma, il “taglio” delle geometrie del manufatto, sono articolate nelle linee arrotondate dell’oggetto divenendo lo stesso, scultura.
Le immagini proposte, sono alcune delle proposte artistiche della produzione delle ceramiche di Giulio Cosmo, ceramista al quale la prestigiosa rivista AD (Architectural Digest), mensile specializato di case e arredamenti, gli dedicò cover e servizio giornalistico.
Giulio Cosmo, collezione Africa.
Le decorazioni sono grafismi e riferimenti alle culture del mediterraneo. Il Kilim, l’Islam, i graffiti, sono elementi che con i colori, decorano gli oggetti ricostruendo la storicità della terracotta: millenni di cultura e storia di civiltà attraverso uno dei materiali più comuni e diffusi sulla terra: l’argilla.
Gianni Pantaleo.