mercoledì, 25 Giugno, 2025 10:29:09 AM

Roma – Final Destination: Bloodlines

di Federico Gironi.

L’anno era il 2000. Il che vuol dire che da un lato si erano chiusi gli anni Novanta, quel decennio così denso e intenso, che aveva dovuto fare i conti con le eredità più ingombranti degli Ottanta così edonisti e incoscienti, con l’economia che iniziava a scricchiolare, con l’AIDS che continuava a galoppare, il crollo dei muri e delle ideologie, con l’avvento di trasformazioni epocali come quelle di internet e dei telefonini.

Gli anni Novanta dei tormenti – e delle morti – del grunge, e dello sfacciato ma ombroso menefreghismo del brit pop.

Gli anni Novanta di Quentin Tarantino e David Fincher, di Pulp Fiction e Fight Club, di Assassini nati, Il grande Lebowski e I soliti sospetti.

Dall’altro, si era entrati nel nuovo Millennio, e chi c’era ricorderà il mix di entusiasmo e timori, col Millennium Bug che sintetizzava millenaristicamente l’affacciarsi su un mondo che sapevamo tutti non sarebbe stato più lo stesso, ma chissà però come sarebbe stato.

E allora, rielaborando la lezione dell’unico horror di un certo rilievo di 90, ovvero Scream, ecco che uno sceneggiatore abbastanza sconosciuto di nome Jeffrey Reddick se ne esce con un’idea che, con l’aiuto di un altro sceneggiatore e di un regista che venivano dalla serie X-Files, tali Glen Morgan e James Wong, divenne un film di grandissimo successo: Final Destination.

Il concept, poi seguito pedissequamente dai quattro sequel arrivati in sala fino a questo momento, era semplice e apparentemente banale: un gruppo di ragazzi e un killer che li fa fuori uno a uno.

Solo che quel killer era la Morte stessa, e i modi in cui i protagonisti vengono eliminati fantasiosi e sanguinolenti, spesso complessi e elaborati per il gusto di esserlo come tante macchine di Rube Goldberg.

Lo schema è sempre stato lo stesso: qualcuno all’inizio del film ha una visione, una premonizione che lo avverte della morte imminente sua e dei suoi amici, agisce perché quella premonizione non diventi realtà e così facendo, salvando sé stesso e gli altri dalla fredda mano del Tristo Mietitore, lo fa arrabbiare e lo costringe a prendersi chi voleva per altre vie.

Vie che dimostrano una certa qual invidiabile creatività, appunto.

Quel primo Final Destination è stato un successo clamoroso: 113 milioni di dollari incassati in tutto il mondo, a fronte di un budget di 23.

Nel complesso, i cinque film della serie usciti finora ne hanno portati a casa 667, facendo di questa la serie horror di maggior successo della New Line dopo quella di The Conjuring e dopo i film di It.

Non sorprende quindi che, ancora una volta sulla falsariga dei nuovi film di Scream, anche questa serie torni al cinema dopo 14 anni di assenza, nella speranza di rinverdirne i fasti e di rivitalizzare i botteghini.

E per sapere se così sarà manca poco, dato che Final Destination: Bloodlines, sesto film del franchise, debutta in sala il 15 maggio con Warner Bros. Pictures.

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