sabato, 20 Aprile, 2024 2:58:36 AM
Rosetta Pampanini

Rosetta Pampanini, la voce che fece innamorare Toscanini

di Patrizia Gesuita.

L’incontro con Mariano Argentieri è stato davvero incredibile in veste di grafico d’eccezione per il gruppo editoriale Les Flâuners”. Dopo aver realizzato la copertina del mio romanzo, mi ha rivelato che aveva scritto un saggio su una bravissima cantante lirica: Rosetta Pampanini. La mia passione per la musica ha avuto il sopravvento e ho letto il suo libro. Un saggio affascinante che mi ha portato a intervistare non il grafico, ma lo scrittore.

Mariano Argentieri

Mariano credo sia doveroso dire, in poche parole, di cosa ti occupi nella vita, tu che sei una persona eclettica.

Ho iniziato la mia attività nel 2002 occupandomi di grafica e comunicazione pubblicitaria. In questo periodo mi dedico, soprattutto, a progetti grafici per copertine di libri. Sono socio fondatore di un’Associazione Culturale “Comunicazione Plurale”, costituita nel 1998, che mira allo sviluppo della conoscenza. Presidente dell’Associazione e fondatrice è mia zia Elena Diomede, nipote di Rosetta Pampanini.

Di cosa si è occupata l’Associazione recentemente?

In questo anno abbiamo organizzato due Festival di poesia dal titolo “Poesia in forma di rosa XIV edizione” e “Poesia è luce nella notte XII edizione”.

Spieghiamo ai lettori in che modo, Rosetta Pampanini, era una tua parente…

Rosetta era nata a Milano, figlia di Gerolamo Pampanini di origini venete e di madre milanese, Cleofe Cattaneo. La prima volta che venne a Bari fu in giovane età, quando al padre Gerolamo, fu dato l’incarico di Maresciallo di Fanteria presso l’attuale Caserma “Picca”. Rosetta studiò presso le suore del “Sacro Cuore” di via Crisanzio e lì si esibì per la prima volta come piccola cantante in un saggio. Il papà era assolutamente contrario alla sua vocazione e le disse un giorno come si da un comando militare:«Farai la maestra!».

Per fortuna Rosetta, in seguito, venne ascoltata dalla nobile donna Maria Letizia Bonaparte che apprezzò la voce della ragazza, e tale giudizio convinse il padre a fare un passo indietro. Negli anni ’30, il soprano, acclamato dai teatri di buona parte del mondo, tornò a Bari, da diva, e durante una sera di gala presso il Circolo Reale Canottieri Barion incontrò il commendatore Giuseppe Diomede – funzionario governativo –. Costui, fratello del mio nonno materno, sposò Rosetta a Milano nel 1937.

A un certo punto della tua vita, scopri di avere una prozia, che è stata la Maria Callas dagli anni “Venti” agli anni “Quaranta”, cosa hai provato?

Si infatti, fino al 1947, quando decise di abbandonare le scene. Si è parlato talvolta in famiglia di lei, e ho sempre saputo che in casa c’era una cartella contenente una serie di documenti e testimonianze su Rosetta Pampanini: articoli, libretti, foto, e alcuni dischi a 33 giri e 45 giri. Ma non avevo la maturità intellettuale per approfondire l’argomento.

Quando hai pensato di incominciare ad indagare sul passato della tua prozia Rosetta Pampanini?

Avevo circa quarant’anni, quando decisi di leggere la cartella che conteneva i documenti della sua biografia e mi sono subito appassionato. Ho incominciato a fare ricerche e interviste ai miei parenti. Ero curioso di scoprire soprattutto il lato umano oltre a quello artistico. Poi ho cercato notizie negli Archivi delle maggiori testate giornalistiche: “La Gazzetta del Mezzogiorno”, “Il Corriere della Sera”, “La Stampa”, “Radiocorriere TV”. In seguito ho contattato tutti gli Enti, che potevano aver avuto legami con lei, per cercare conferme e ulteriori informazioni, come il Museo Teatrale “Alla Scala” e Biblioteca Livia Simoni di Milano.

1929 Madama Butterfly con Dolores

Ho letto il tuo libro edito da LB Edizioni nel 2019, un saggio fedele e puntuale su una strepitosa cantante lirica, che con la sua voce fece “innamorare Toscanini”. Vogliamo spiegare bene cosa si intende con questa affermazione, che potrebbe dare luogo a errate interpretazioni?

Il titolo è preso in prestito da un articolo del “Radiocorriere TV”. Nominare Toscanini, mi sembrò adeguato per dare l’idea della caratura del personaggio. Arturo Toscanini ascoltò la Pampanini nell’interpretazione di Iris di Mascagni durante una rappresentazione teatrale a Bergamo al Donizzetti e, successivamente, le fece pervenire un telegramma con cui la convocava al Teatro “Alla Scala”, per proporle il ruolo di Cho Cho San.

Fu un’operazione di grande coraggio, una scommessa da parte del grande Maestro e della giovane Pampanini, perché nello stesso teatro l’opera “Madama Butterfly” era stata fischiata clamorosamente, malgrado l’abilità canora di Rosina Storchio, alla prima messa in scena, il 17 febbraio 1904, e d’allora non era stata più rappresentata Alla Scala. Era il 29 novembre 1925. L’opera ebbe un grande successo. Una frase memorabile di Toscanini fu:«Rosetta Pampanini, non ha una voce, ma tre Stradivari che le suonano in gola».

Bellissimo complimento, soprattutto detto dal grande Toscanini! Rosetta Pampanini, possiamo definirla barese di adozione, voce pucciniana e, cosa meravigliosa, è stata premiata dalla nipote di Giacomo Puccini, che tu hai conosciuto.

Si possiamo definirla barese di adozione perché, sposando il barese Giuseppe Diomede, i coniugi venivano a Bari per le rappresentazioni teatrali e anche per le visite ai parenti.

Come ti dicevo prima, tra gli Enti che contattai per le mie ricerche, c’era anche “La Fondazione di Simonetta Puccini”, nipote di Giacomo Puccini, con la quale ho avuto il piacere di parlare più volte, facendole interviste telefoniche. Simonetta aveva conosciuto Rosetta Pampanini a Torre del Lago, la incontrò alla Prima edizione del Festival Pucciniano nel 1971, quando le venne tributato il premio “Giacomo Puccini”.

Nel libro c’è una foto che la ritrae, a Torre del Lago, con il disco di “Madama Butterfly”.  Vorrei precisare che la mia prozia, fu la prima cantante a ricevere il Premio “Puccini”. Ricevette una serie di riconoscimenti, medaglie e onorificenze dai re di Norvegia, di Svezia e dal Presidente della Repubblica Italiana. Il mio saggio riporta la prefazione di Simonetta Puccini, ed è stato dedicato a lei. Il mio unico rammarico è che la presentazione del libro è stata successiva alla sua scomparsa.

Il tuo lavoro è davvero pregevole, perché, oltre ai documenti cartacei, all’interno del volume, c’è una esaustiva galleria di foto della protagonista, di musicisti famosi, con i quali la Pampanini ebbe l’onore di lavorare come: Toscanini, Zandonai, Mascagni, La Rotella, Gigli, Muzio e altri, nonché locandine di opere rappresentante in tutto il mondo.

La cosa particolare è che le fu dedicata quando era in vita, una statua raffigurante Cho-Cho-san, ovvero Madama Butterfly, Ti sei dato una spiegazione?

Il perché non lo saprei, ma in realtà è singolare pensare che le sia stata dedicata una statua quando era molto giovane e ancora in vita. L’opera fu realizzata, nel Comune di Pietrasanta, dallo scultore Leone Tommasi; purtroppo fu distrutta durante un bombardamento della Seconda Guerra Mondiale. Venne conservato il gesso dello studio preparatorio, per fortuna, che ritraeva “Madama Butterfly”, che ha sulla spalla il piccolo Dolore.

La stessa scultura è sulla copertina della rincisione di Madama Butterfly del 1971 In seguito ho scoperto che esiste una monografia dello scultore con la foto di un precedente studio preparatorio raffigurante Cho-Cho-san morente, distesa con il braccio esanime. Una foto trovata durante le ricerche conferma che è in entrambi i soggetti Rosetta Pampanini.

Ciò che mi ha colpito della tua prozia, è stata la capacità di conservare la sua umiltà, anche quando era all’apice del successo. Sempre puntuale alle prove, un’artista dalla grande umanità e sensibilità. Lei ha cantato più volte per i nostri soldati durante la Seconda Guerra Mondiale e allo stesso tempo è stata moglie devota. MI sbaglio?

Non ti sbagli affatto, ha svolto molte iniziative filantropiche per raccolte benefiche. Per citarne una:  l’Alluvione del Polesine del 1951.

Caratterialmente era una donna decisa e determinata, allo stesso tempo moglie devota e amorevole e, nonostante fosse minuta, era di tempra molto forte. Penso alle traversate degli Oceani per raggiungere i teatri all’estero negli Stati Uniti, America Latina, Giappone per le sue rappresentazioni. Negli Anni ’20, ’30 ’40 non era affatto agevole viaggiare e, soprattutto, dopo la Seconda Guerra Mondiale, strade e ferrovie erano tutte da rifare. Sicuramente è stata una donna molto tenace e volitiva.

Hai un futuro progetto editoriale? Ce ne vuoi parlare?

Mi adoperò per il trimestrale Bari Amazing per il quale ho una rubrica intitolata Storiografando che dedico di volta in volta a la storia di una famiglia barese, a i suoi immobili e alla toponomastica. Lo studio della storia di Bari è un argomento che dal 1995 circa porto avanti. Fui, infatti, ideatore e co autore del libro dal titolo In fondo al Mare, assieme a Paola Rapini e Silvia Granata, testo che nel 2009 risultò essere il primo a trattare, in versione di romanzo storico, il bombardamento del porto di Bari nel 1943.

1971 Torre del Lago Festival Pucciniano. A destra Simonetta Puccini.

Il saggio di Mariano Argentieri è una goccia nell’oceano di archivi pieni di personaggi e artisti da riscoprire.  La ricerca è la vera anima della scoperta e, Mariano Argentieri, nella sua umiltà di uomo e artista, è riuscito a far parlare lettere e documenti sepolti dall’oblio. Un lavoro che dovrebbe essere da esempio ai giovani ricercatori, studiosi e musicisti dei Conservatori, delle Accademie e delle Università del nostro paese.

Patrizia Gesuita.

Le immagini e i testi potrebbero essere soggetti a copyright.

 In copertina: Rosetta Pampanini (1896-1973)

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