domenica, 24 Novembre, 2024 5:38:53 AM

29 Aprile, Giornata Internazionale della Danza. VI^ parte

di Giulia Volturno.

IDA RUBINŠTEJN, IDEAZIONE E RICERCA DI UNA NUOVA ESTETICA DELLA DANZA

Ida Rubinštejn è stata un’artista poliedrica, intraprendente, estrosa, ricca di idee innovative. Il fervido interesse di Ida per la creatività espressiva e l’attaccamento alle arti, nei primi anni del Novecento, l’hanno spinta ad ampliare il campo delle sue conoscenze. Studiò e mise in pratica alcune arti come la poesia, la musica, il teatro e la danza.

La sua carriera iniziò come attrice di genere drammatico, una parte che ben interpretava, poiché era l’incarnazione di una donna fatale, eloquente grazie alla raffinata mimica del volto, quasi malinconica. Considerata molto attraente, per il fascino un po’ esotico e originale dovuto al colore pallido della pelle, dotata di un fisico longilineo, era caratterizzata e dotata di uno charme avvenente fuori dal comune, una bella presenza scenica divisa tra una femme fatale e una bellezza androgina.

Tentò di mettere alla prova le proprie capacità come danzatrice, nonostante il giudizio del pubblico e dei critici non fosse stato, molto spesso, compiacente.

Anche se non dotata di una formazione “classica”, cercò con caparbietà di imporsi sulla scena interpretando diversi ruoli nel balletto, fino a raggiugere uno degli obiettivi tanto ambiti nel corso della sua formazione, di poter indossare le scarpette da punta e danzare, nonostante non fosse più giovanissima.

Fu affascinata e amò l’arte e per questo cercò di realizzare opere, progetti artistici e culturali di alto livello, tanto che si circondò di importanti amicizie come noti letterati e compositori.

Grazie alla facoltosa disponibilità economica, la Rubinštejn, ancora giovanissima, finanziò i suoi spettacoli, scegliendo nei minimi dettagli collaboratori, attori, danzatori, coreografi, registi e musicisti, curò i costumi e le scene grazie alla costruttiva collaborazione con Lev Bakst.

Il grande successo fu ampiamente confermato quando fu ingaggiata nei Ballets Russes, dove dovette confrontarsi con i più grandi e dotati danzatori, ma non per questo si sottrasse dal ruolo di danzatrice, aiutata e sollecitata dal suo amico e maestro Michail Fokin.

Tra il 1909 e 1910 si dedicò rispettivamente all’esecuzione di ruoli esotici e orientali, alternativi a quelli occidentali, si ricorda la regina egizia in Cléopâtre e il sensuale e pantomimico balletto di Shéhérazade tratto dalle Mille e una notte, di cui la Rubinštejn (Zobeide) insieme a Vaclav Nižinskij (schiavo d’oro) e Aleksis Bulgakov (Sultano) furono caldamente applauditi per la carica interpretativa di Ida, per la forza atletica e la bravura dei danzatori.

La Rubinštejn fu propensa allo sviluppo delle arti e sfidò chiunque non credesse nelle sue capacità attoriali e di danzatrice, come fece Sergej Djagilev dopo che la Rubinštejn lasciò la compagnia dei Ballets Russes per seguire Gabriele D’Annunzio, che nel 1921 la coinvolse nel film La Nave, con la regia di Gabriellino d’Annunzio.

Ancora di più, si sentì chiamata ad esplorare nuovi ambiti espressivi, ricercando artisti che potessero dare forma alle sue idee attraverso nuove modalità di produzione della performance, e fu allora che fondò la Compagnia di Balletti. Dal punto di vista creativo, sollecitò alcuni musicisti a comporre musiche, che si sono rivelate pietre miliari per il balletto, per giunta nel corso degli anni sono state reinterpretate da altri coreografi.

Tra le più conosciute, si ricorda che commissionò le musiche de il Boléro (1928) a Maurice Ravel e la coreografia a Bronislava Nižinskaja, come anche La Valse (1929).

Le pratiche artistiche, nelle quali si cimentò, le regalarono esperienze fuori dall’ordinario, a volte disturbanti intellettualmente, ma visivamente molto affascinanti, d’altra parte appartenevano a una realtà molto più avanti negli anni rispetto a quelli vissuti dalla stessa Ida.

Danzare con un leggero movimento sinuoso priva di inibizione e vestita semplicemente con un velo o anche senza veli, non fu per lei un problema, bensì le diede l’occasione di poter fare parlare di sé.

Nella Danza dei sette veli (1909) o anche come interprete di ruoli fuori dagli stereotipi, come quello maschile ne Il martirio di san Sebastiano (1911) scritto appositamente per lei da Gabriele D’Annunzio con le musiche di Claude Debussy, si sentì a suo agio, nonostante queste interpretazioni non riflettessero e non rispondessero allo spirito del suo tempo, ma alimentavano il pensiero critico di molti spettatori, giornalisti, letterati e della sua stessa famiglia con la quale doveva confrontarsi.

Il riconoscimento che si deve alla Rubinštejn è quello di avere osato e non rinunciato a realizzare i suoi sogni e le sue aspirazioni espressive ed emozionali, ma annientando ogni pensiero critico, ha innalzato e nutrito il livello artistico del Novecento, facendosi portavoce di una innovativa forma di interpretazione della danza.

CONCLUSIONI

Dopo questa breve descrizione, quello che si può riassumere è che nei primi anni del Novecento, quando la “danza” come attività performativa si faceva strada tra vie differenti in campo sociale, culturale e artistico, sotto il profilo pratico ed estetico, incarnando una nuova idea di modernità, la pratica della danza raggiungeva uno dei momenti più felici per il suo rinnovamento.

Grazie ad alcune danzatrici e danzatori, coreografi e addetti alla realtà artistica della danza, propensi alla “novità” in questo ambito, si realizzavano degli eventi condivisi e un obiettivo comune, costituiti da pratiche e attività gestuali e corporee, che misero in azione una forma coreutica densa di una dimensione spirituale al di sopra di ogni materialismo.

L’armonia tra corpo e natura, come prassi di libertà di movimento, come esercizio di allenamento alla cultura, alla bellezza del corpo e dello spirito, sono state tutte pratiche che hanno spinto l’azione danzata verso una riforma emancipata.

In ultimo, la figura della donna investita dalla modernità si evolveva e si definiva libera, assumendo una nuova espressione del corpo che stava influenzando la danza, divenendo un fenomeno sociale e culturale che avrebbe aperto nuove strade fino ad arrivare ai nostri tempi.

Fine.

di Giulia Volturno.

https://artilibere.info/la-festa-della-danza-la-professione-della-ballerina/

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In copertina: Ida Rubinštejn (1883-1960)

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