di Vittoria Loiacono.
Non è raro nel mondo del cinema, trovare interpreti segnati dal destino dell’Arte. Di origini nobili e cresciuta nei salotti della cultura, con una madre pianista e un padre professore di filosofia, Alida Maria Altenburger von Marckenstein und Frauenberg, decise di frequentare il Centro Sperimentale del Cinema, a Roma e da giovanissima esordì in ruoli da protagonista.
Bellissima, altera, algida, Alida Valli, nome d’arte che scelse, fu subito apprezzata da noti registi dell’epoca.
Siamo negli anni ’40 e lanciata in ruoli drammatici e intensi, le sue caratteristiche attoriali furono presto apprezzate dal cinema. Debutta nel 1935 nel film di Mario Camerini Il cappello a tre punte ma la scuola del cinema, prepara Alida Valli a interpretare ruoli di donne che male si assoggettavano con la cultura fascista ormai dilagante in Italia.
Lei “nasce” romantica, il suo debutto nel cinema le permette di diventare ben presto un modello femminile.
Durante la guerra, la EIAR (Ente italiano audizioni radiofoniche, la Rai di allora), trasmette continuamente la canzone “Ma l’amore no, l’amore mio non può”, che infonde speranza e coraggio alle donne che hanno i loro uomini sul fronte e cantata da lei nel film Stasera niente di nuovo di Mario Mattioli.
Alida Valli (1921-2006)
Nonostante il successo del film e la sua dichiarazione anti-fascista, Alida Valli, continua il suo lavoro di attrice con grandi disagi con il regime.
Di chiare origini nobili, i suoi ideali male si assoggettavano alle politiche dell’epoca, ma nonostante alcune, vane, restrizioni lavorative, Alida valli continuò la sua carriera, affermandosi per le interpretazioni profondamente sentite.
Nel 1941, il regista Mario Soldati, la scrittura nel ruolo di Luisa, ne: “Piccolo mondo antico” e dal primo debutto fino a questo anno, interpreta ben quindici film.
In “Eugenia Grandet” del 1947, sempre con la regia di Mario Soldati, riceve il Nastro d’Argento, importante premio giornalistico al cinema italiano.
Questo riconoscimento le permetterà di essere chiamata da Hollywood, il più imponente pianeta-cinema mondiale, dove pochissime star straniere avevano il privilegio di essere invitate (tra le stelle nostrane: Virna Lisi, Sophia Loren, Anna Magnani, Gina Lollobrigida. n.d.r.).
Hollywood l’accoglie come la Ingrid Bergman italiana, in quegli anni, l’attrice dal talento più grande del cinema.
Di notevole intensità espressiva, Alida Valli, non resterà a lungo in America per non essere assoggettata allo star-system che imponeva agli attori, per contratto, una serie di partecipazioni a soggetti di film più interessati al mercato del cinema che all’arte cinematografica.
Potere che gli attori non avevano perché considerati proprietà delle case cinematografiche. Tuttavia non si sottrasse ai suoi impegni che col tempo resero l’attrice di fama internazionale proprio grazie al marketing delle produzioni. La presenza di Alida Valle durante le prove, cominciò a essere di rilevante importanza.
La potenza carismatica dell’attrice, disciplinata e attenta con i registi e collaborativa con i colleghi, creò un’allure che rendeva i set meno disordinati e confusionari, tipici della cultura americani, dove girare una scena o ripeterla, era più un lavoro impiegatizio che artistico.
Una delle peculiarità caratteristiche che distingueva le attrici italiane, era la femminilità latina, mediterranea.
Tra le attrici citate dalla redazione, tutte si distinguevano per la loro femminilità. Qualità che a Hollywood, negli anni ’50, era un optione per un’attrice, ostentata più come fisicità che non come intrinseca componente naturale della donna.
Alida Valli e Gregory Peck (1916-2003) Alfred Hitchcock (1899-1980)
Il caso Paradine.
Alida Valli emanava questa sensazione che anticipò e di molto, la cultura della donna dall’animo tormentato dall’amore e che non si ribella ad esso nonostante le vicissitudini di una passione.
Vedremo in seguito, conferme di quanto i ruoli, da lei interpretati, erano soggetti di donne dalle profonde passioni sentimentali.
Due maestri del cinema, Alfred Hitchcock e Orson Welles, la vollero interprete per due sceneggiature che fecero storia del cinema: “Il caso Paradine” e “Il terzo uomo”.
Su tre film, però, concentreremo l’attenzione. 1947, “Il caso Paradine” di Alfred Hitchcock. Il film richiese un anno di lavoro, la proverbiale estrema professionalità tecnica di ripresa di Hitchcock, ebbe un anno di intense e dure prove e ricerca di interni, completamente ricostruiti a Hollywood, tanto da superare i costi di produzione.
Il film fu girato a Hollywood ma gli ambienti erano a Londra. Protagonisti: Alida Valli e Gregory Peck.
Un caso giudiziario complicatissimo nel quale è coinvolta una bellissima donna, sposa di un anziano colonello e accusata di averlo avvelenato.
Un importante avvocato, Anthony Keane (Gregory Peck), assunto da Lady Anna Maddalena Paradine, interpretato dalla Valli, concentra le indagine sul giovane e fido cameriere di casa Paradine, ritenendolo assassino.
La presunta innocenza della signora Paradine, sconvolge i sentimenti dell’avvocato. Convinto della sua estraneità ai fatti e inutilmente cercando prove per accusare il cameriere, l’avvocato tenterà di provare la rettitudine della sua cliente, prostrata e affranta per la perdita di suo marito.
Condannato ingiustamente il cameriere, questi, disperato, grida la sua innocenza ai giudici, accusando Lady Paradine di essere lei l’assassina, perché innamorata di lui.
Le continue attenzioni, oggi diremmo molestie, perpetuate su di lui e mai cedendo alle avance della donna, rifiutata, ordisce un piano di vendetta, uccidendo lei stessa il marito e facendo cadere i sospetti su di lui (interpretato da un bellissimo Louis Jourdan, n.d.r.).
Durante l’udienza finale per scagionare Lady Paradine, arriva la notizia che il cameriere si è suicidato.
Il colpo di regia di Hitchcock, rivela l’associazione, da sempre richiesta alle sue attrici, di bellezza e morte: Lady Paradine, disperata e ammettendo il suo amore per il cameriere, confessa di essere lei l’assassina e sarà condannata all’impiccagione.
Bellissima, superba, silenziosa nel suo presunto dolore, Lady Paradine incantò l’opinione pubblica, nascondendo la sua malvagità con la sua bellezza. Entrare nello star system americano era complesso, ma farne parte era difficilissimo.
L’interpretazione di Lady Paradine, fu da manuale di studio, non dimentichiamo che gli stati Uniti erano la patria dell’Actor’s Studio e maestri erano Elia Kazan, Cheryl Crawford, Robert Lewis, registi e attori loro stessi, discepoli di Richard Boleslawski, maestro di recitazione e fondatore del metodo Stanislavskij.
Farley Granger (1925-2011) Luchino Visconti (1906-1976)
Senso.
Alida Valli divenne star internazionale. Ingerente alle ferree leggi delle majors americane e dopo una rottura del contratto con il produttore Selznick, che le costò una pesante penale, torna in Italia nel 1951.
Le fu proposto la parte da protagonista del film “Senso” (1954), diretto da Luchino Visconti. Film difficile, ambientato durante la terza guerra d’Indipendenza, siamo in pieno Risorgimento.
Alida Valli interpreta una nobildonna, la contessa Livia Serpieri, simpatizzante delle rivolte contro il dominio austriaco.
All’arresto del cugino, patriota, cercherà in ogni modo di farlo liberare, fingendosi amica del tenente Franz Mahler, interpretato da Farley Granger, giovane e aitante comandante.
Pur di salvare la vita del cugino, accetta di buon grado il corteggiamento del tenente fino a perdersi d’amore per lui. Saltano gli ideali patriottici e l’amore per la vita del cugino arrestato, diventando concubina del militare.
Ridotta dal bel tenente ad una donna di solo di piacere, quando si rende conto di essere una delle tante, si vendica denunciandolo ai suoi superiori come disertore.
Film di grande impegno psicologico e cast di attori quali Rina Morelli, Sergio Fantoni, Massimo Girotti. La critica non fu entusiasta, ma al botteghino ebbe un successo di pubblico notevole.
Gira film con Gillo Pontecorvo, Franco Brusati, Bernardo Bertolucci, i maestri del cinema la scritturano in film che diventeranno cult negli anni.
Franco Citti (1935-2016) Pier Paolo Pasolini (1922-1945)
Edipo Re.
Nel 1967 per la 28^ Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Pier Paolo Pasolini presenterà “Edipo Re”.
Regista colto, filosofo, drammaturgo, Pasolini è noto negli ambienti dell’arte tra i maggiori intellettuali del XX secolo. Alida Valli interpreta Merope, la madre adottiva di Edipo, interpretato da Franco Citti.
La tragedia di Sofocle, è presentata scarna di dialoghi, ricca di forti espressioni dati dai volti e da lunghe sequenze silenziose nelle quali e Pasolini è maestro di regia, la comunicazione tra gli interpreti e fatta di mimica delle azioni (v. “Il Vangelo secondo Matteo”).
Pasolini affronta la dannazione e la sorte dello sventurato Edipo, con la drammaticità che segnò tutta la letteratura di Sofocle: la lotta tra il Fato e il destino dell’Uomo.
Cast di stelle: Silvana Mangano, Giocasta; Carmelo Bene, Creonte; Ninetto Davoli, Ánghelos e lo stesso Pier Paolo Pasolini, nel ruolo di un sacerdote.
Alida Valli è stata un’attrice che si “prestò” per puro amore per il cinema. Il tempo cambia le esigenze commerciali.
Gli anni ’60 e ’70, anni di rivoluzioni culturali e sociali, proponevano film con sceneggiature di riferimento ai cambiamenti sociali, tematiche politiche e drammi economici che diversificavano le classi sociali con il boom economico.
Quasi dimenticata dalle case di produzioni, nel 2010 e nel 2011 il Bif&st di Bari, intitolò un premio Alida Valli alla giovane attrice rivelazione e miglior attrice non protagonista tra i film del festival. Si spense a Roma, nel 2006.
Vittoria Loiacono.
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