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Anna Magnani, breve ricordo di un’attrice

di Vittoria Loiacono.

E’ stata tra le attrici italiane più amate. Numerosissimi riconoscimenti, un Oscar e anche tanta drammaticità e una sottile comicità, tanto da essere considerata una delle migliori partner insieme a Totò, Alberto Sordi, Aldo Fabrizi: Anna Magnani.

Pochissime le attrici italiane che Hollywood pretese tra le sue stelle. Tra queste, lei, Anna Del Duce, il suo vero cognome, che rinunciò per quello della madre, Marina Magnani, per non essere associata al “monocrate” fascista. Nata a Roma, esattamente al Nomentano, quartiere popolare, restò presto sola: la madre la affidò delle zie e rifacendosi una vita in Egitto.

Del padre conosceva solo il cognome, mai conosciuto. In questa solitudine affettiva, frequentò il Conservatorio di Santa Cecilia, all’epoca ancora chiamato Liceo Musicale, siamo nel 1920.

Tentata la carta familiare (cercherà disperatamente la madre andando in Egitto), ritornò senza una carezza e lasciati gli studi musicali, intraprese la recitazione.

Dotata, drammatica, esagerata nelle manifestazioni interpretative, fu presa da Paolo Stoppa e da Silvio D’Amico nella scuola di Arte Drammatica di Roma e dopo un anno di studi, siamo nel 1928, entra nella compagnia di Dario Niccodemi.

Anna Magnani (1908- 1973)

Minuta, mora, occhi piccolissimi, non recitava: interpretava. Si capì subito che sarebbe diventata attrice. Sempre nel teatro, ritrova Paolo Stoppa e con una serie di spettacoli con Totò, segue la compagnia in giro per l’Italia.

La gavetta della Magnani cominciò proprio con i migliori caratteristi e comici dell’epoca. Una preparazione non male per una giovanissima attrice. Nel 1934 un suo primo film “La cieca di Sorrento” le permette il passo nel cinema.

Parti minuscole che anticipano quello che la sua carriera le donerà: il dramma. Seguirono altre partecipazioni minori fino all’incontro con Federico Fellini che apprezzò la sua intensa interpretazione offrendole la parte di Loretta Prima, un’artista di varietà nel film Teresa Venerdì (1941).

Nel frattempo era nei teatri di avanspettacolo con Totò e Aldo Fabrizi. Anna Magnani, come molti attori di quella generazione, erano spesso in scena con ruoli solitamente comici ma velati di drammaticità insita nel personaggio stesso.

La profonda interpretazione di un soggetto, conservava comunque un filo di intima tristezza. Lo vediamo in Charlie Chaplin, in Buster Keaton, spesso la comicità era l’altra faccia della disperazione e il cinema stesso lo ha dimostrato più volte.

Il cinema italiano aveva bisogno di Anna Magnani, i grandi registi-autori, contendevano tra loro le doti sue. Luchino Visconti, Federico Fellini, Mario Monicelli, le offrivano parti intense, ruoli di donne forti, combattive, donne indipendenti dai canoni familiari e sociali già messi in discussione negli anni ’50.

Fu con il Neorealismo, corrente artistica e culturale del dopo guerra, che Anna Magnani conquistò fama mondiale. “Roma città aperta” (1945), trilogia della guerra antifascista, diretti da Roberto Rossellini, a cui seguiranno “Paisà” (1946) e “Germania anno zero” (1948), con Aldo Fabrizi e Marcello Paglieri.

Un gruppo di partigiani per liberare il loro quartiere dai nazisti, commette un agguato ad una fila di mezzi di gerarchi fascisti e tedeschi. La vendetta di questi, sarà il rastrellamento di via Rasella a Roma, eccidio cruento narrato nei libri di storia.

L’interpretazione intensa di Pina, che rincorre il camion dove hanno caricato i residenti di via Rasella, tra i quali il suo Francesco, è uccisa dalle mitragliatrici dei nazisti.

Quella azione scenica è riconosciuta dai maestri del cinema e dal mondo del cinema internazionale, la più commovente interpretazione di una scena drammatica. Presentato al Festival di Cannes, ricevette il Grand Prix 1946 come miglior film.

“Roma città aperta” (1945) di Roberto Rosellini.

Nel 1951 interpreta una madre, Maddalena Cecconi, nel film “Bellissima” di Luchino Visconti, drammatico film sceneggiato da Cesare Zavattini, centrato sull’illusione che il mondo del cinema suscitava nella gente, con Walter Chiari e Alessandro Blasetti, conquistando il quarto Nastro d’Argento. Hollywood “rubò” Anna Magnani nel 1956 e non per commedie o film western, in quegli anni di gran voga nel cinema americano, bensì per film con Sidney Lumet e Daniel Mann.

La rosa tatuata” diretto da Lumet del 1955, tratta dall’ omonimo dramma di Tennessee Williams, con Burt Lancaster e “Pelle di serpente”, (1959) sempre di Tennessee Williams, diretto da Mann, con Marlon Brando.

Entrambe le pellicole ricevettero riconoscimenti internazionali tra i quali l’Oscar per “La rosa tatuata”.

“La rosa tatuta” (1955) con Burt Lancaster.

l’Oscar per la migliore attrice protagonista ne “La rosa tatuta”.

Entrata nell’Olimpo del cinema, Anna Magnani fu riconosciuta come la migliore delle attrici del XX° secolo. La sua espressività, il volto segnato, davano vita a personaggi di uno spessore vitale pieno di emozioni a volte circoscritte e represse nell’intimità femminile.

Tornata sui set italiani e per rilanciarla dopo la pausa americana, le produzioni le proposero importanti. Interpreta il ruolo di una ladra rinchiusa nel carcere delle Mantellate, sezione femminile del Regina Coeli, nel film “Nella città l’inferno” del 1959 diretto da Renato Castellani.

Una divertente commedia-drammatica con Totò e Ben Gazzara, è “Risate di gioia” di Mario Monicelli, era il 1960. Una innocente lavoratrice come comparsa di Cinecittà, si trova a trascorrere l’ultimo giorno dell’anno con due amici truffaldini dei quali lei non conosceva le loro “professioni”.

Una serie di malaugurate sorti tra comicità e tristezza, la portano ad inaugurare il nuovo anno in carcere per le malefatte dei due.

Nel film, Totò e Anna Magnani confermano il loro intenso rapporto professionale legato anche da una storica amicizia.

con Marlon brando in “Pelle di serpente” (1959).

Nella città l’inferno” del 1959.

L’esordio con Pier Paolo Pasolini avvenne nel 1962 con “Mamma Roma”. Una prostituta romana, dopo avere avuto un figlio, cerca di ritrovare sé stessa lasciando il marciapiede.

Un film di una drammaticità sofferta di quanti cercano un riscatto dalla misera vita condotta per disperazione. Tributi questi che Pasolini racconta da sempre nelle borgate della Roma emarginata negli anni del boom economico.

La Francia la chiama per “La pila della Peppa” (1963) di Claude Autant-Lara e altri noti registi tra i quali Stanley Kramer e Franco Zeffirelli la dirigono in famosissime pellicole e recite teatrali tra le più famose “La lupa” di Giovanni Verga. Colta da un tumore, si assenterà lentamente dal cinema.

“Mamma Roma” (1962)

“Roma” (1972)

Un’ultima commovente apparizione, sarà con Federico Fellini, in cui compare in un cameo nel film “Roma” (1972). Interpretando sé stessa, in una notte desolata e silenziosa, rientra a casa.

Aprendo il portone e rivolgendosi alla camera da presa, che rappresenta un uomo che la ferma, dice: “Nun me fido! Buonanotte”, chiudendo il portone dietro di sé. Anna Magnani morirà il 26 settembre 1973, all’età di 65 anni.

Vittoria Loiacono.

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