Iannis Xenakis: partigiano, ingegnere, architetto musicista, personalità quanto mai poliedrica e maestro indiscusso della sperimentazione formale del secondo novecento.
A 100 anni dalla nascita, varie sono le iniziative internazionali per celebrare questa figura di scienziato-artista e ricordare i suoi numerosi contributi estetico-filosofici.
Stefano Baldoni, docente di strumenti a percussione al Conservatorio “Rota” di Monopoli , studioso di Xenakis, è l’ideatore di un singolare evento celebrativo dal titolo: Iannis Xenakis, gli spazi, la musica.
L’evento vede il Conservatorio Rota di Monopoli ed il Politecnico di Bari, dedicare un ampio spazio alla celebrazione di questo artista, tracciandone un profilo non soltanto dal punto di vista musicale ma anche approfondendo il suo ruolo come ingegnere, architetto, matematico/informatico.
Stefano Baldoni
E’ a lui, in qualità di “addetto ai lavori” che rivolgo alcune domande:
Stefano, chi è Xenakis?
Iannis Xenakis (1922-2001), nasce a Brãila, in Romania da famiglia agiata. Trascorre gli anni del liceo nell’isola di Spetses dove approfondisce lo studio del greco antico, prende lezioni di armonia e contrappunto, si avvicina alla musica di Bach e Beethoven.
Ad Atene intraprende gli studi di ingegneria che interrompe nel 1941 a causa dell’occupazione nazista; si arruola nella Resistenza greca, nel ’44, in uno scontro con le truppe inglesi, perde l’occhio sinistro causa esplosione di una bomba che gli deturpa il volto in maniera permanente.
Dopo la laurea in ingegneria fugge in Francia passando attraverso l’Italia dove a Torino i partigiani italiani lo aiutano a varcare il confine italo_francese.
Dal 1947 è a Parigi dove risiederà fino alla sua morte avvenuta nel 2001.
La sua biografia è molto articolata, una vita piena di esperienze umane ed artistiche significative; penso a Le Corbusier, Messiaen, Varese, solo per citarne alcuni; l’incontro con Le Courbusier può essere definito determinante nella carriera di Xenakis ?
Certo; dal 1947 è a Parigi dove lavora come ingegnere addetto ai calcoli nello suo studio specializzandosi nella ideazione di modelli architettonici basati su complesse formule ondulate concave e convesse.
Nel 1956 Le Corbusier lo invita a tradurre questi suoi esperimenti grafici nella realizzazione di un progetto, il Padiglione Philips, a cui avrebbe dovuto aggiungere un po’ di matematica (Le Corbusier) e gli affida la realizzazione di una breve introduzione musicale.
La musica dell’intero spettacolo son et lumière sarebbe stata composta da Varèse, per il quale l’architetto nutriva una devota ammirazione.
L’esperienza nello studio di Le Corbusier lo connota come inventore di “spazi sonori”, dunque; ma dal punto di vista musicale come definisci il rapporto Xenakis/Messiaen? Conferisce un tratto distintivo nella sua musica?
Determinante nella sua formazione, è l’incontro con Messiaen che lo incoraggia a comporre pensando alla musica come una struttura “da costruire” in divenire.
Sempre a Parigi si impiega nello studio elettronico di Pierre Schaeffer, ricercatore presso l’ente radiofonico francese.
Negli anni ‘53/54 nascono le sue prime importanti composizioni per orchestra come Metastasis, (1954) che gli regala notorietà internazionale.
Contemporaneamente pubblica numerosi scritti teorici incentrati sul rapporto tra matematica, musica e architettura.
Alla fine degli anni ‘50, dopo la redazione di un articolo sulla crisi della musica seriale pubblicato su ”Gravesaner Blatter”, Xenakis annuncia la nascita della “musica stocastica”; chiariamo questo concetto?
Ci provo; Xenakis sente la necessità di ripensare radicalmente tutti i dati del linguaggio musicale: polifonia, scale, sistema tonale, (parole dell’autore n.d.r.) affermando la necessità di inserire il calcolo delle probabilità nella composizione musicale.
Questa è per lui, la musica stocastica (dal greco stochastikós, “che tende bene al fine”) che utilizza regole matematiche e calcolo delle probabilità nella conduzione del fenomeno sonoro in aperta polemica, dunque con le principali correnti estetiche del tempo riconducibili a Stockhausen, Boulez e Cage.
La fase stocastica vede la produzione, oltre alla già citata Metastasis per orchestra (1953-54), di numerose altre composizioni: da Pithoprakta (1955-56), a Orient-Occident per nastro magnetico (1960).
Musica e matematica unite indissolubilmente, dunque…
Aggiungerei musica, matematica ed informatica, unite indissolubilmente; nel 1966 fonda il CEMAMu (Centre d’Études de Mathématique et Automatique Musicales), istituto dedicato allo studio dell’informatica applicata alla musica, ideando UPIC, un tavolo da disegno computerizzato che permette di “far suonare” i disegni.
Docente di composizione al Gresham College di Londra, tra gli anni ’70 e ’90 la sua ricerca estetica si volge verso l’utilizzo in musica di figurazioni più naturalistiche che si discostano dalle rigide logiche razionali.
Opere come Achantos per soprano e strumenti (1977) rivelano una dimensione umanistica del compositore dove Xenakis stesso recupera le riflessioni filosofiche giovanili in particolare il filosofo Parmenide e Platone del De Republica.
Nella conferenza/concerto Iannis Xenakis: gli spazi, la musica a Monopoli il 7 giugno e in occasione di una serata anniversario a cura del Collegium Musicum, il 14 giugno a Bari eseguirai Psappha, uno dei capolavori per percussioni.
Psappha è la composizione per sole percussioni direi per eccellenza ! Ispirata dalla poetessa greca Saffo di cui Xanakis conosceva a memoria tutte le liriche.
E’ una struttura organica (Xenakis), dove il compositore si limita a fissare un modello ritmico di struttura con unità di tempo fisse, suoni ed accenti determinati, pause stabilite, generiche indicazioni strumentali e registri sonori da utilizzare.
Il motivo conduttore di Psappha è il principio dell’accentuazione che viene costruito, al pari di una struttura architettonica, mediante successioni di suoni percussivi dove il profilo ritmico è dato unicamente dai singoli suoni accentuati.
Xenakis fissa la tipologia di accentuazione voluta (variazioni dal punto di vista dinamico, agogico, per contemporaneità di famiglie di strumenti o combinazione di tutte queste diverse possibilità) ma lascia all’interprete la possibilità di scegliere attraverso strumenti che compendino due faglie di suoni.
Suoni brevi eseguibili con percussioni a membrana o di legno e successivamente gruppi di metallofoni che compaiono nella seconda parte della composizione.
Pensare a Psappha è pensare alla multiritmicità, alla multitimbricità, significa calarsi “cuore ed intelletto” nell’universo sonoro di un compositore che pensa alla musica non come una successione di suoni melodici ma come degli atomi in movimento.
Non melodie ma masse sonore, dunque, magistralmente mescolate tra loro attraverso la potenza combinatoria del calcolo delle probabilità.
Stefano, cosa ci può raccontare oggi, nel 2022, a cento anni dalla nascita, Iannis Xenakis?
Xenakis è stato una figura di rottura del novecento storico musicale che ha preso una direzione musicale diversa dalla tradizione seriale imperante.
Ha mostrato e sperimentato, attraverso la musica e lo spazio, la straordinaria creatività possibile dell’uomo, immagine dell’universo.
Tutti noi, attraverso la conoscenza o l’approfondimento di questo artista, possiamo rinnovare la nostra fiducia nella potenza “salvifica” dell’arte e della cultura in una stagione di vita, come quella che stiamo attraversando, segnata da divisioni e sofferenze.
Grazie Maestro.
Claudia Di Lorenzo.