di Sabrina Briscese.
La donna, mentre mi scrutava dubbiosa, mi chiese: ”Cosa desidera vostra signoria?”. Io mi presentai con gentilezza dicendole:“Sono il professor Andrew Wilson dell’università di Edimburgo, e avrei bisogno di un alloggio per la notte, domani partirò dopo averle pagato i servizi.”
La signora addolcì il suo sguardo e mi fece entrare. L’interno della casa era piccolo e buio, ma pulito e ordinato.
Al centro c’era un tavolo di legno grezzo, quattro sedie con la seduta in paglia, sulla parete sinistra una piccola cucina in pietra e delle vecchie padelle appese al muro.
Sirena – René Magritte (1898-19767)
La donna mi fece vedere la stanza dove avrei dormito, sicuramente era la sua perché non se ne vedevano altre, e subito vi appoggiai il mio zaino che mi pesava sulle spalle.
Mentre la vedova preparava la cena, approfittai per riposare un poco e senza accorgermene,
quasi mi addormentai.
Non so dire quanto tempo era trascorso, quando udii bussare alla porta. Era pronta la cena, così ci sedemmo a tavola.
C’era una zuppa calda di verdure e, solo per me, una piccola fetta di salmone affumicato, forse una novità su quella povera tavola.
Sirena – Vaso greco (V sec. a.C.) – British Museum
Me lo diceva lo sguardo che il bambino continuava a lanciare su quella modesta porzione di pesce. Vedevo i suoi occhi resi umidi dal desiderio e non riuscii a fare a meno di dire che non avevo tanta fame, chiesi al bambino se lo volesse.
Il bimbo, con un ampio sorriso pieno di gratitudine, prese il piatto e con avidità terminò il suo pasto. Dopo cena, mentre loro si preparavano un giaciglio per la notte nella stanza principale, io mi ritirai nella mia e mi sdraiai sul letto.
Il gruppo scultoreo Orfeo e le Sirene (fine IV sec. a.C.) – MArTa
Un po’ meno stanco di prima, mi accorsi che il letto era scomodo e il materasso decisamente duro. All’inizio non riuscii ad addormentarmi, così pensai alle mie avventure negli altri villaggi e immaginai quale storia straordinaria potesse nascondersi fra queste case.
Mi domandavo anche quale fosse l’origine del nome di quel villaggio che, alla mia richiesta, la vedova aveva pronunciato quasi con un bisbiglio: Salkietraigh.
Ma alla fine, perdendomi nei miei pensieri, vinto dalla stanchezza scivolai nel sonno. La mattina seguente mi svegliai al canto di un gallo.
Era l’alba, vidi dalla finestra un bagliore di luce arancione. Pensai che fossero le cinque, così mi alzai immaginando che tutti ormai fossero svegli.
Mi resi conto che ero dolorante per la durezza del materasso, ma almeno riposato. La stanchezza aveva superato la scomodità del letto.
Mi vestii e sistemai lo zaino, entro la sera dovevo scoprire qualche antica storia. Ero determinato. Così aprii la porta e vidi la tavola già apparecchiata per la colazione, la vedova stava seduta a bere del latte e a mangiare del porridge.
Mi accomodai di fronte a lei e, per amore di conversazione, chiesi dove fosse il bambino. La donna mi rispose che era ancora a letto e mi raccontò della morte dei genitori e di quanto fosse difficile mantenerlo.
Mentre mangiavo il mio pezzo di pane con una piccola noce di burro e bevevo la mia porzione di latte di pecora, mi sentii un po’ in colpa per essere un cittadino fortunato.
Sirena – Gustav Klimt (1862-1978)
Quando dissi alla donna che quella sera non sarei tornato, oltre al compenso per l’ospitalità le lasciai un regalo per il suo nipotino.
Poi la salutai. Mi incamminai per il villaggio e vidi che i pescatori stavano andando verso le loro barche per iniziare la giornata di lavoro.
Decisi di avvicinarmi. Non sapevo come attaccare discorso in quel frastuono di barche e grida di pescatori, così aspettai.
Approfittando di un momento in cui le grida si erano affievolite mi avvicinai e mi presentai, dicendo che stavo facendo una ricerca sui villaggi scozzesi, in particolare quelli delle Highlands.
Fine II^ parte.