di Anna Landolfi.
E’ una riflessione dolce, quella di Elisabetta Lamanna, quando di fronte all’infinito, capisce quanto piccoli siamo. In “Polveri di vita”, indubbia è la considerazione: l’incommensurabile non ha confine.
E’ poca cosa il nostro esistere su uno dei moltissimi pianeti che occupano lo Spazio. Il privilegio del nostro vivere è legato alle condizioni che permettono la vita.
Non è tutto. Essere parte di questo sistema di vita, non basta. Siamo invece l’infinitesima parte di: “…complesse combinazioni di sostanze e anime vaganti su un gruomo di materia sconosciuto nella galassia.”.
Elisabetta Lamanna, ha cosciente visione che il nostro pianeta è uno sconosciuto complesso di materia e vita nello Spazio. E nel silenzio dell’universo, siamo : “…energia pura di menti e corpi pulsanti…”.
La sua è una realtà nel contesto di altre realtà viventi del pianeta. E’ umile. In cima alla piramide dell’evoluzione, lei, gli umani, nel processo di origine della specie, si pone a capo chino, di fronte all’Immenso.
Un Infinito non necessariamente legato alla Fede, ma consapevole che lei è “granello” di quell’Infinito. Non c’è presunzione di specie.
Anzi: quando scrive: “…io sono universo, galassia, stella, pianeta, sole, luna, acqua, fuoco, aria e terra.”, lei diventa componente stessa dell’intero universo.
Ed è questa ragione, l’intelligenza, la peculiarità dell’essere umano, a intendere che le infinite variabili abitanti il pianeta Terra, sono la naturale evoluzione della Vita. E in questo c’è un Credo.
Elisabetta Lamanna
“Polveri di vita”.
Granello di pulviscolo invisibile e silenzioso
nell’immenso cosmo.
Apparente immobilità ricca
di dinamiche interconnessioni
tra caotici infinitesimi e universi diversi.
Nulla emerge allo sguardo lontano
ma io esisto, noi esistiamo,
complesse combinazioni di sostanze e anime vaganti
su un grumo di materia sconosciuto nella galassia.
Energia pura di menti e corpi pulsanti
si irradia tra stelle di luce e oscure misteriose gole.
Io sono universo, galassia, stella, pianeta,
sole, luna, acqua, fuoco, aria e terra.
Io sono, noi siamo essenze vibrandi universali.
Viviamo qui, terreni nei nostri involucri ma espansi,
come raggi di amore diffusi nell’aria,
ovunque fin oltre ogni limite.
Ascoltiamo inconsapevoli
il silenzioso suono dell’infinito,
potente e divina forza dell’uomo.
L’interpretazione di Marco Briscese, è netta. La “voce”, che dà sonorità al silenzio delle parole dell’autrice, è priva di enfasi: non declina il testo con aulico linguaggio, bensì la forza impressa nelle parole, convince ancora meglio quanto l’autrice persuade nel suo pensiero.
Espone senza drammaticità, l’ascolto rende il lettore, attento. La scelta dell’autrice di una voce maschile, dà valore alla forza delle sue parole. Anche in questo contesto, c’è l‘infinito gioco delle parti, tra gli uomini e le donne negli insiemi dell’Infinito.
Anna Landolfi.
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In copertina, New York, Museum of Modern Art: Vincent Van Gogh, “Notte stellata” (1889)
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