giovedì, 25 Aprile, 2024 11:21:52 AM

PAPÈL 2 LAUS ET VOX PACIS

di Flora Marasciulo.

Come promesso, ecco PAPÈL 2!

Anche in quest’articolo ho inserito blocchi di pietra scolpiti: le voci del tenore Bai Minghan e del soprano Radmila Novozheeva, sentite che meraviglia! Quando sul cero c’è l’immagine di un pellicano questo, si presta a una duplice simbologia: è inteso sia come immagine di Cristo che si lascia crocifiggere e dona il suo sangue per redimere l’umanità, sia come immagine di Dio Padre che sacrifica suo Figlio facendolo risorgere dalla morte dopo tre giorni.

Il cero con Pellicano.

Il pellicano comprende otto specie di grossa taglia che vivono sui grandi laghi o presso le coste marine. Sono caratterizzati dal profondo sacco golare sotto il becco lungo e largo. Non hanno dimorfismo sessuale. Hanno zampe corte e forti, piedi palmati che li fanno avanzare rapidi nell’acqua e facilitano il goffo decollo dalla superficie liquida.

In araldica il pellicano è simbolo di pietà, amore e carità per il prossimo e, in quanto tale, è rappresentato sempre nell’atto di lacerarsi il petto per nutrire i suoi piccoli. La simbologia deriva dal fatto che la femmina nutre i piccoli stritolando i pesci che tiene a macerare nella sacca membranosa che pende dalla mandibola inferiore, quindi preme il becco contro il petto e fa uscire il cibo. Spesso le sue piume sono tinte di rosso per il sangue delle prede e questo particolare ha forse diffuso la credenza che si trafigga il petto per farne uscire il sangue con cui nutre i piccoli. In copertina: il pellicano, simbolo dell’Eucarestia.

Pellicani.

Un’antica leggenda fa riferimento alla vicenda dei piccoli che colpiscono gli occhi del padre il quale, adirato, prima li uccide ma poi pentito e addolorato per la loro morte, dopo tre giorni li fa ritornare in vita grazie al sacrificio di sé; squarciandosi il petto li inonda del suo sangue riportandoli così alla vita.

Questa leggenda ha ispirato anche il simbolo di Cristo che versa il sangue per la redenzione degli uomini ed è, pertanto, rappresentato anche come un pellicano con la sua pietà.

Mosaico con pellicano e la sua pietà.

L’immagine che si lacera il petto per nutrire i piccoli è detta Il pellicano con la sua pietà. La simbologia deriva dal fatto che la femmina nutre i piccoli stritolando i pesci che tiene a macerare nella sacca membranosa che pende dalla mandibola inferiore.

Il pellicano è divenuto pertanto il simbolo dell’abnegazione con cui si amano i figli. Per questo motivo nell’iconografia cristiana è l’allegoria del supremo sacrificio di Cristo salito sulla Croce e trafitto al costato da cui sgorgano il sangue e l’acqua, fonte di vita per gli uomini.

Bai Minghan, tenore, Cina.

“E lucevan le stelle”, dall’op. Tosca di G. Puccini.

Il pellicano europeo, che è entrato nella simbologia cristiana come emblema di Gesù Cristo, è quello che i greci chiamavano pélekos da pelecus (ascia) con riferimento alla forma smisurata del becco ed anche onocròtalos perché trovavano strano (krotos) il suo grido che somigliava al raglio dell’asino (onos).

I musulmani lo considerano un uccello sacro, poiché una loro leggenda narra che i costruttori della Ka’ba (edificio sacro) dovettero interrompere i lavori per mancanza d’acqua e stormi di pellicani avrebbero trasportato nelle loro borse naturali l’acqua che occorreva per il suo completamento.

Il Bestiario medievale cita il canto sacro oggi dimenticato il cui testo recita: Pie Pelicane, Jesus Domine (O Pio Pellicano, Nostro Signore).

Il pellicano è un uccello difficile da vedere, ed è per questo che diventa pura immagine dello Spirito che richiama al pensiero la Purezza, Cristo, il “nostro Pellicano” come lo chiama Dante nella Divina Commedia, (Paradiso canto XXV, 112-114) in riferimento all’episodio dell’ultima cena in cui l’apostolo Giovanni reclinò il capo sul petto di Gesù: “Questi è colui che giacque sopra’l petto del nostro Pellicano, e Questi fue di su la croce al grande officio eletto”. La Purezza Celeste è il carattere particolare di questo uccello, che simile a un angelo dalle ali spiegate, simboleggia la Redenzione, la Resurrezione e l’Amore di Cristo per le anime.

Il pellicano compare solo una volta nell’Antico Testamento (Salmi, 102.7) e non è mai nominato nei Vangeli.

Pellicano con la sua pietà chiesa di Santa Teresa in Monopoli.

Nel Physiologus (specie di manuale didattico cristiano del II-IV secolo?) il pellicano è al n°4 del suo inventario. La diffusione della leggenda narra, in termini alquanto più complessi, della resurrezione dei piccoli, dopo tre giorni, per opera della madre che li ha uccisi; è l’adattamento diretto alla simbologia di Cristo che è salito alle altezze della Croce e dal suo fianco aperto sono sgorgati il sangue e l’acqua per la salvezza e la vita eterna.

Oltre a Dante anche San Tommaso d’Aquino usa l’allegoria (“Il Pio Pellicano”).

Al pellicano sono da riconnettere, forse, antichi gradi di società iniziatiche come Il cavaliere di pellicano, e la sua effigie nel Capitolo dei Rosa+Croce (Dante è stato templare e Rosa+Croce).

Radmila Novozheeva, soprano, Russia.

Radmila Novozheeva:  “Der Holle Rache” dall’op. Zauberflöte di Mozart.

Flora Marasciulo.

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