domenica, 22 Dicembre, 2024 3:22:40 AM

Quel bus per Fonni

di Anna Landolfi.

Lo ammetto: sono una fifona. Non nel senso di non avere coraggio. Da Roma per Alghero il tempo era inclemente e siccome occupo sempre un posto al finestrino (lo decide l’agenzia), il mare non lo vedevo. Ma nemmeno il cielo e sorvolata l’isola, non capivo ancora se era terra, mare o cielo. Solo i grigi del maltempo che in volo non sono rassicuranti. Volo spesso ma non mi sogno nemmeno l’ombra di apparire fifona. Il sorriso stampato che ho con steward e hostess è di circostanza. Diciamolo: apparirei patetica se viaggiando avessi gli occhi sgranati. Così atterro ad Alghero con una pioggia fitta e incessante. E un gran silenzio. La stagione turistica è terminata e le restrizioni e le complessità dei green pass non auspicano future “masse” di turisti buontemponi. Resto sempre convinta che terre meravigliose come la Sardegna, debbano essere preservate dal turismo di massa. Ma qui entrerei in una polemica con le Istituzioni che naturalmente difendono i profitti che un’isola come questa, produce.

Non sono ancora a destinazione e il tempo che occuperò “calpestando” questa mitica terra, è breve. Mi aspetta un bus per Fonni. C’è una calma che ferma il tempo. Tutto è così tranquillo. Una sensazione di quiete che mi rassicura. Sono stata accolta dalla pioggia e mi pare di sentire solo lei: la pioggia. Meraviglia.

              I silenzi delle mura a secco di Fonni

C’è una ragione di questo viaggio breve: sono attesa da Andrea Nonne. Presidente e leader dei “Su Cuncordu De Onne”, gruppo di canto a tenore del quale mi occupai a maggio di questo infinito anno, presentandoli ai lettori. Questa mia “escursione” è ben più mirata. Andrea Nonne è l’autore di un progetto artistico e culturale importante e come “ambasciatrice” del magazine che rappresento, avrà il sostegno della stampa con l’auspicio che certe “classi” dirigenziali dormienti, pongano l’attenzione che merita il progetto per la sua realizzazione. Un “pragmatismo” scevro da burocrazie o passaggi eterni di infinite aspettative.

Quella che segue è una esaustiva ma breve, informale chiacchierata con lui: Andrea Nonne.

Ha in cantiere un progetto ambizioso e importante. Ma è ben di più di un progetto artistico: “Donos de Natura”. Lo ha già realizzato nel 2019 e prima della pandemia. E’ancora deciso a presentarlo con i tempi ormai cambiati?

Certo e sarà sicuramente più motivato, anche perchè quando un gruppo quale noi, i Su Cuncordu de Onne, resta fermo due anni, l’energia accumulata e il desiderio di esprimersi, sono così repressi che l’occasione per dimostrare il nostro amore per le tradizioni della nostra terra, esplodono in tutta la loro potenza artistica.

Non mi fraintenda: le difficoltà ancora da superare sono moltissime. Percepisco una sua fiducia ferrea nel domani. Quando le dicevo che il suo festival è ben più un progetto artistico, mi riferivo al contenuto umanitario di “Donos de Natura”. E’ riunire popoli e le loro culture. Sbaglio?

Ha perfettamente ragione. Riunire i popoli è un atto di fratellanza universale. Ma non basta. Il momento più importante del festival “Donos de Natura” è il riconoscimento ad un artista che si è distinto per la sua vocazione culturale e soprattutto territoriale, con canti e danze caratteristiche della sua terra d’origine. Non solo, la premiazione estende la possibilità a chiunque abbia dato un contributo di ricerca storiografica sulle tradizione popolare, a ricevere un premio per la sua attività di ricercatore. “Donos de Natura”, nasce in Sardegna, il riconoscimento è dato nella sua terra per la sua terra. Il talento premiato per la dedizione ma soprattutto per avere avuto il senso di tutela del patrimonio culturale di una regione. Tutto questo ha un senso: la cultura di un popolo è protetta se le generazioni che si susseguono avranno la sensibilità di tutelare la propria identità territoriale.

Ha ancora senso, con la globalizzazione, parlare di identità di un popolo?

Assolutamente sì. E’ sempre importante. Se dovessimo cancellare la nostra identità, cancelleremmo la storia. Un popolo, una comunità senza storia è una società senza futuro. Cosa lasceremmo ai nostri figli? Inutili sarebbero gli eroi del passato o i canti delle nostre madri e ancora più indietro nel tempo, delle nostre genti. Qui in Sardegna, come in un qualsiasi altro posto del pianeta, la globalizzazione ha ragione di esistere se diventa un reciproco scambio culturale e commerciale tra i popoli.

Non crede che proprio l’abbattimento dei “muri” e la caduta dei confini, migliorino il benessere dei popoli? E’ cronaca ormai che tutta questa “fratellanza” sia un’utopia. Nuove guerre tra gli stessi popoli di una stessa terra…sconvolge, le pare?

Da un punto di vista sì. Ma se focalizziamo meglio, forse è un problema che potremmo risolvere con la ragione. E’ bene confrontarsi, conoscersi, imparare usi e costumi di altre realtà ma senza contaminare o inquinare storia e tradizioni di altri popoli. Cosa che nei secoli non è stata spesso applicata: popolazioni andine spazzate dai colonialisti, conquiste di terre inesplorate e poi devastate rinchiudendo i nativi nelle riserve, culture e tradizioni perdute per sempre. Ecco, questo intervento artistico come “Donos de Natura”, applica questa condizione: presenta e premia chi lotta con passione, chi della propria identità culturale ne fa arte.

E’ un progetto nobile il suo. “Donos de Natura” è di contenuti di scala planetaria per le finalità con le quali è presentato. Le istituzioni la sostengono?

Purtroppo no e lo dico con convinzione di causa, anche se so di poter provocare polemiche o scontentare qualche politico. La politica oggi, o meglio, da qualche decennio, sembra quasi sostenere e tutelare “pure invenzioni” anzichè portare avanti e blindare le tradizioni del territorio. Un breve, e mi scuso, esempio: gli assessorati al turismo della Regione Sardegna investono, con una spesa consistente, su eventi indirizzate ad una delle arti musicali più universali, quale il jazz. Le estati sarde sono strapiene di eventi musicali di jazz. Prego tutti, di non essere interpretato diversamente, ma qui nella nostra isola abbiamo risorse e tradizioni millenarie che tutto il mondo ci invidia. La distribuzione dei contributi, perché siano equamente divisi tra le molte attività artistiche nel contesto del proficuo turismo internazionale dell’isola, permetterebbero di fare conoscere alle masse, folklore e caratteristiche tipiche del nostro territorio. Tipicità che si trovano in nessun altro luogo del pianeta. L’unicità della Sardegna è riconosciuta senza pari. Senza creare dissapori: il jazz, importantissimo genere musicale, è proposto e ascoltato in ogni angolo del mondo. Il canto a tenore dobbiamo venire in Sardegna.

Sempre per i nostri lettori: sa dirci con previsione ottimistica, quando potremo assistere alla prossima rappresentazione di “Donos de Natura”?

Non c’è ancora una data certa ad oggi. Ma posso anticiparvi che con fiducia e ottimismo, tra luglio e agosto del 2022, Nuoro ospiterà “Donos de Natura”.

Termino con mille perplessità non legate al progetto di Andrea Nonne. Resto basìta di quanto “silenzio” ci sia da parte delle Istituzioni, su quanto questo “scrigno” quale è la Sardegna, non sia resa nota a quanti di questa isola non sappiano abbastanza se non per le sue splendide coste e i suoi fastosi resort. Turismo è anche cultura. Non c’è dubbio che l’intero Mediterraneo e gli abitanti delle altre terre, soggiornino qui per il clima e i servizi e le bellezze del suo sole e del suo vento. A coloro i quali governano questa terra di antichi popoli, dìano un segnale, una presa d’ atto di rilievo storico-tradizionale, dedicando con interessi politici e culturali, spronando le attività delle tradizioni popolari della millenaria storia fatta di voci, usi e costumi di quegli uomini e quelle donne che approdarono su quest’isola. Le istituzioni siano partecipi ai tanti gruppi di canti e danze sparsi sull’isola, interventi che mirino alle produttività artistiche sostenendole con patrocinii e aiuti regionali di assessorati preposti proprio alla formazione e alla sensibilizzazione alla cultura del territorio. Le tante compagnie conosciute durante le mie interviste, i molti gruppi di canti a tenore che con proprie risorse si adoperano perchè siano diffuse le lore tradizioni, non hanno sufficienti mezzi per poter portare avanti nel tempo, una storicità che senza futuro è destinata a scomparire. L’auspicio è la sensibilizzazione di autorità e classi dirigenti, anch’essi figli di questa terra, e far sì che la storia continui…

Anna Landolfi.

https://artilibere.info/su-cuncordu-de-onne-sardegna-senza-tempo/

https://www.tenoresucuncordu.it/

Le immagini e i testi potrebbero essere soggetti a copyright.

In copertina: strade di Fonni.

 

 

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