di Lucia Schiralli.
Abbiamo intervistato il prof. Trifone Gargano, critico letterario, fine italianista, dantista e fra i primi in Italia ad aver ideato e praticato la teoria della divulgazione pop dei Classici.
Quando ha cominciato a pensare alla sua teoria di divulgazione popolare?
Da sempre, la mia attività di ricerca è stata accompagnata dall’impegno didattico e dalla divulgazione, configurandosi, di fatto, come ricerc-azione “di classe”, nata e vivificata, cioè, nella “classe” e dalla “classe”. Più di vent’anni fa, poi, l’incontro con la casa editrice Laterza, in particolare, con la Redazione barese della casa editrice, guidata da Alessandro Laterza e da Teresa Ferrara, mi consentì di dare una prima sterzata «pop» ai miei lavori scientifici. Cito soltanto, come frutto maturo (e felice), di quell’incontro barese, che mi permise di crescere sia da un punto di vista professionale, che personale, l’antologia dantesca Virtute e c@noscenza, uscita nel 2010, con allegato gratuito un Cd-Rom intitolato «La Ludica Commedia», contenente ben 30 videogiochi didattici su altrettanti canti del poema dantesco (in novità assoluta, per l’editoria scolastica di quegli anni, ma anche di oggi), nella quale, per la prima volta in Italia, senza utilizzare ancora l’espressione «pop», espandevo la proposta didattica alle canzoni, ai fumetti, ai romanzi, ai videogiochi, e ad altre forme della espressività popolare, per incuriosire e accostare i più giovani alla lettura (e allo studio) del Classico.
C’è stato un libro o un autore in particolare a cui si è ispirato?
Molto probabilmente, hanno agito, in me, lo studio e l’assimilazione di celeberrimi (ed “eretici”) saggi di Umberto Eco, e cioè i suoi studi sul fumetto, e quelli sulla “fenomenologia di Mike Bongiorno”. Decenni dopo, e a un livello molto più basso, rispetto a Eco, pensai di agire in quella stessa direzione, per i miei lavori di divulgazione «pop» dei Classici italiani. Muovendomi così sono giunto, in collaborazione con Gino Dato, a dar vita, per la casa editrice barese Progedit, alla collana CRI-CRI (Classici Ragazzi Illustrati), che mi onoro di dirigere, con la scommessa di tenere assieme la tecnologia della carta con quella digitale, all’interno di una prospettiva di ludo-didattica. In ambito strettamente letterario, invece, indicherei, come viatico critico, il percorso «popolare» fatto da Pier Paolo Pasolini, con il suo progressivo passare dalla poesia alla prosa, dalle sceneggiature al fumetto, dal teatro, alle canzoni e al cinema. Per l’espressione (e la prassi metodologica) «ludo-didattica», indicherei un percorso che vede in Vittorino da Feltre, e nella sua «casa giocosa», e che giunge fino a Gianni Rodari, e alla sua «grammatica della fantasia», i punti di riferimento. Partirei, cioè, nell’indicare gli snodi e i modelli, dall’idea di scuola dell’Umanesimo italiano, giunta a me attraverso le lezioni di Franco Tateo, autentico maestro di una vita, fino alle letture, per esempio, dei Quaderni gramsciani, e alla scoperta della categoria di «nazionale-popolare»; quindi i giochi linguistici di Gianni Rodari, e la sua idea di «scuola mondo».
Quanti anni ci sono voluti per elaborarla? E soprattutto la teoria e la pratica sono andate di pari passo? Lo studio si è compiuto nelle piazze o sui libri?
Di solito, utilizzo un’immagine particolare, per rispondere a domande simili, e cioè ricorro all’immagine di un viandante che, per portarsi al di là del fiume, in assenza di un ponte, si lanci, con entusiasmo frenetico, a costruire egli stesso il ponte; ne consegue che, al tempo stesso, il viandante lo realizzi e lo attraversi. Futuro e Tradizione. «Radici future», direi, per esprimere al meglio questo concetto, citando il logo di una giovane ma combattiva casa editrice barese di qualità. Ecco, in tutti questi anni, per la mia proposta metodologica, che definisco «pop» e «ludo-didattica», non ho mai tenuto disgiunti i due momenti della elaborazione teorica e dell’attuazione didattica, della prassi. Una siffatta costruzione, quindi, non è avvenuta solo sui libri, ma “in classe” e nelle “piazze”. Dai convegni accademici ai Festival della lingua e della parola (organizzati da Massimo Arcangeli), al Festival del Medioevo (organizzato da Federico Fioravanti); alle mostre (come quella di Perugia, Dai manoscritti a Dante pop, con la cura scientifica di Carlo Pulsoni); finanche, negli ultimi tempi, ai teatri (con il comico Dino Paradiso e con la compagnia di danza di Elisa Barucchieri); alle feste di paese, comprese le feste patronali, dove ho portato la divulgazione di Dante, per davvero, a tutti, in un linguaggio per tutti. Non escludo i luoghi tradizionali dell’insegnamento / apprendimento, dalle tante scuole, nelle quali ho incontrato migliaia di studenti, e decine e decine di docenti; alle aule universitarie (ricordo con piacere i miei anni foggiani, fervidi e proficui, con gli amici e colleghi Sebastiano Valerio, Rossella Palmieri e Anna Maria Cotugno; ma anche l’esperienza polacca, grazie all’amico e collega Angelo Rella, dell’Università di Stettino). Inoltre, aggiungo i blog e tutti quei luoghi-non-luoghi virtuali del così detto cyberspazio, nei quali, oggi, ciascuno di noi vive più che nel mondo reale, praticando lo scambio conversevole (Insulaeuropea, Santippe. Arti Libere, e altri). Credo che questa sia la “costellazione” delle occasioni e degli incontri che, a titolo diverso e con differente intensità, abbia contribuito alla definizione e alla maturazione della mia idea di «pop» e di «ludo-didattica».
Se dovesse riassumere la sua idea di popolare in tre parole?
Parlare a tutti, per evitare il rischio che già paventava don Lorenzo Milani, e cioè che il Classico, per quanto grande e conosciuto, nel giro di cento anni dalla sua morte, non dica più nulla a nessuno, se non a pochi accademici. Per queste ragioni, ad esempio, con le Edizioni del Rosone di Foggia, inventai, qualche anno fa, una collana molto pop, e cioè i Classici italiani proposti in stickers, per lettori giovanissimi, già a partire dalla fascia degli anni della scuola primaria. Per la collana «Ita Stickers», infatti, sono usciti sia Dante che Pinocchio, con il bambino lettore che deve completare la pagina che sta leggendo, di volta in volta, andando a cercare e a trovare lo sticker giusto da staccare e da incollare, tra tutti quelli offerti in appendice al volumetto. Lettura interattiva, dunque, con il bambino che si fa co-autore della narrazione (ancora una volta, come vede, mettevo in pratica un’idea di Eco, quella del Lector in fabula).
Perché pop?
«Pop» è forma contratta di «popolare»; dunque, una letteratura per tutti. Di qui, per esempio, la mia recentissima linea di ricerc-azione intorno alla letteratura e allo sport, con i libri che stanno uscendo per le Edizioni Cacucci di Bari, con Letteratura e Sport, uscito nel 2021, e con Letteratura liquida. Del nuoto e d’altri sport d’acqua, in preparazione.
Trifone Gargano è professore presso l’Università degli Studi di Bari, con l’insegnamento «Lo Sport nella Letteratura» (Corso di Laurea SAMS). Ha insegnato «Didattica della lingua italiana» per l’Università di Foggia, e «Storia della lingua italiana» presso l’Università di Stettino (Polonia). Docente al liceo «don Milani» di Acquaviva delle Fonti (Ba), è autore di numerose pubblicazioni.
Lucia Schiralli.
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