Quella tanto contestata ricorrenza appena passata dalla liberazione del nazi-fascismo, è ancora poco conosciuta la ragione e l’importanza di celebrarla sempre.
Non è un fatto “politico”, nemmeno di partito. Il 25 aprile è la data della liberazione dai soprusi e dalle forme di interventi costrittivi contro la libertà individuale.
Si susseguono, poi, le viltà e le infami voci di coloro i quali indicavano ai capò, quello o quella civile che sovversiva allo stato. Lo stato delle dittature. Di qualsiasi fede politica. Le insurrezioni partigiane erano l’unico modo per ribellarsi allo stato sociale imponente leggi e comportamenti repressivi al libero pensiero.
Aligi Sassu (19212 – 2000)
C’è quel tagliente fascino del potere. Un potere di controllo sociale. Quasi come se il duce, il generale, il führer, fossero i custodi dell’assoluto dominio dell’uomo, i controllori di una società perfetta.
L’arte fa la sua parte. Durante il nazismo (Germania), durante il franchismo (Spagna), durante il fascismo (Italia), durante i regimi dei colonnelli (Grecia). Senza dimenticare i regimi degli stati africani, Angola, Guinea, Ciad, Gabon…
L’arte fa la sua parte, quindi. Artisti fuggiti dai regimi: Marlene Dietrich, Rudolf Nureyev, Oscar Kokoschka, Marc Chagall e tanti altri che non condividevano ideologie distorte.
E quel 10 agosto 1945, i soldati della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti, fucilarono quindici partigiani antifascisti il Piazzale Loreto.
Quel giorno, un artista dalla profonda sensibilità sociale, figlio di Antonio Sassu, uno dei fondatori del Partito Socialista Italiano a Sassari, presente alla strage, impresse sulla tela l’orrore di quella mattina: Aligi Sassu. Massimo esponente del Futurismo, si fece voce degli oppressi. Alla sua importante carriera di pittore, mai lasciò la sua militanza politica.
Invitato dagli storici artisti dell’epoca, da Carlo Carrà a Diego Rivera, fu ospite presente nelle più importanti mostre dell’arte futurista che esprimeva e rivoluzionava il colore e il tratto accademico, in dinamico movimento impresso sulla tela.
Fucilazione nelle Asturie (1934)
L’arte non più statica, l’arte non più ferma e impressa. Aligi Sassu esprimeva e convinceva i critici di quegli anni, arco temporale dei primi cinquant’anni del ‘900, con la sua visione della realtà sociale degli anni delle industrie, delle classi operaie, della società attiva e che produce.
Nato a Milano da padre sardo e madre emiliana, si trasferì con i suoi genitori e Thiesi, in provincia di Sassari. Affamato di arte, si lasciò trasportare dalle correnti artistiche rivoluzionarie e sovversive europee. Sviluppa e dipinge i colori dello stato d’animo. Soggetti umani, ciclisti, operai, pugili, fino alla serie Uomini Rossi, macchie di colore raffiguranti uomini.
Il rosso, il colore che meglio rappresenterà la sua fede politica indentificando quel colore con lo status sociale prossima alla repressione.
Martiri di Piazzale Loreto (1944)
Munari, Marinetti, amici e designer del manifesto Futurista (1925), Aligi Sassu è esponente di rilievo nelle Esposizioni Nazionali Futuriste delle capitali europee. Ma fu la Sardegna, terra dei suoi genitori, che s’inserì nelle vene. Una serie di quadri, con gli accesi colori della sua scoperta origine natale, furono i Cavalli.
Animale selvaggio di natura anche quando domato, animale dinamico, che sfreccia nel vento e nella terra del Sole. Quella Sardegna che vive la sua isolata libertà dalle inquietudini destabilizzanti delle società del Continente.
Sorvegliato e accusato di complotto, conobbe il carcere di Regina Coeli a Roma. Scagionato fu sempre controllato senza impedirgli le sue battaglie silenziose contro il regime, espresse con i suoi quadri.
Sostenne le lotte degli spagnoli contro Francisco Franco. Collaborò e fu amico di Francisco Goya, Pablo Picasso e Rafael Alberti. Sempre presente durante le lotte contro i regimi, la sua notorietà di artista fu premiata nelle numerose esposizioni alla Biennale di Venezia, mostra che più rappresenta le avanguardie e le correnti dell’arte contemporanea.
Uomini Rossi (serie di dipinti dal 1929 al 1930)
Amato e stimato dai pittori moderni, si spense a Pollença, piccola città dell’isola di Majorca, il 17 luglio del 2000, nel girono del suo ottantesimo anno.
Anna Landolfi.
In copertina: Aligi Sassu, “Come cavalli in amore (1980)