giovedì, 25 Aprile, 2024 10:39:04 AM

BARI – Gianni Pantaleo – Riflessioni – Elogio alla mia…Ira

l’Ira, affresco di Giotto (1306 ca.)

“L’ira”. Particolare da “I Vizi e le Virtù” affrescati da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

E’ questo il peccato “supremo”: l’ira. Oh no, non fraintendetemi, nessuno dei sette vizi capitali è un privilegio umano, ma è un sentimento.

Un sentimento che scuote il corpo, digrigna i denti, stringe i pugni, gonfia le vene del collo. I battiti del cuore schizzano, le pupille si restringono, tutto il corpo è coinvolto. In tutta la sua fisicità. Ecco, l’ira è fisica.

E un “vizio” che possediamo tutti, proprio perché è il sentimento più primitivo. E’ uno stato psichico alterato. E’ una collera. Una furia. E’ devastante. Dopo, passata l’ira, sei spossato, stanco, sfinito.

“Urlo di rabbia” (1965) di Gioacchino-Gack

Ma, ed è un paradosso, sei appagato. Terribile, vero? Ci sono personaggi della storia, ma anche della letteratura, la cui loro caratteristica era l’ira.

E tutti erano personaggi di forte temperamento. Non posso considerare l’ira un sentimento negativo. E’ un riflesso, quasi riparatore, ad un torto, ad un’ingiustizia.

Come si fa a reprimere l’ira di fronte ad una situazione non opportunamente equilibrata che ti crea disagio? Dopotutto si tratta di una reazione, certo, non controllata, ma è pur sempre una istintiva reazione.

Chi non l’ha mai provata? Se è un sentimento deleterio, lo è magari per sé stessi, lo stato di “agitazione” la si subisce ma può anche essere espletata verso chi ha commesso l’ingiustizia.

Non necessariamente l’ira è un’emozione personale: quanti si adirano di fronte a notizie di soprusi nei confronti di ingenue vittime? Ti coglie l’ira.

“Ira” (2000) di Herws.

Possiamo considerarla una condizione psicologica “equiparatrice” di “squilibri” emozionali. Un atto non consono alle relazioni sociali, crea una “distonia” interiore alla “vittima”, questi ha un moto di reattività che comunque è un atto di difesa e scatta l’ira.

Tuttavia il cristianesimo, considera l’ira uno dei sette vizi capitali. Perché? Se non funziona la logica, se non contravviene il raziocinio, se la forma di comportamento diplomatico non è risolutivo, una bella “schiattata” di botte, può portare alla soluzione: il “criminale” ha avuto quello che si meritava e tu, dopo, sei: appagato, compiaciuto, acquietato, placato, soddisfatto.

Magari ti sei beccato anche tu un occhio nero, ma vuoi mettere la soddisfazione di avergli frantumato una decina di denti?

Ecco: non posso considerare l’ira un peccato capitale. Semmai reprimerla è deleteria. Gastriti, alopecie, stitichezze, tic nervosi, balbuzie e tanta, tanta rabbia che se non esternata ti fa un male…ma un male!

Ergo: l’ira va liberata. E’ ipocrita il concetto del “perdono”. Coma faccio a perdonare un sopruso commesso volontariamente, con consapevolezza, coscientemente.

E dai addosso a quegli avvocati (giustamente fanno il loro mestiere), che chiedono poi, perizie psichiatriche!

Ma quando mai! Bene: alla violenza non si risponde con la violenza: proviamo a dirlo alle vittime di stupri o maltrattamenti.

Il furto, la rapina, il borseggio, sono meschini, ma il reato alla persona è un crimine inaccettabile. Non ho il dono del perdono. Sono un cattivo cristiano?

Forse, non so, ma quando mi prendono i cinque minuti…Dopotutto anche il dott. Bruce Banner, subito un incidente di laboratorio, quando si trova di fronte ad un atto criminale verso i deboli, l’ira lo trasforma in…Hulk. Magari io non divento verde, ma rosso sì.

Gianni Pantaleo.

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