di Antonio Pasquale.
Diversamente da quanto io stesso pensassi, parlare di poesia, leggere versi, ascoltare l’esigenza del poeta di dare forma e sostanza alle proprie emozioni, può davvero rappresentare una straordinaria possibilità per il Lettore, il tu lirico a cui si rivolge, di percepirla con le sfaccettature del proprio animo.
Certo, la disponibilità al confronto, alla versatilità e una cultura di base costituiscono l’audace corollario alla mia argomentazione.
Prima di ascoltare l’itinerario poetico, la filosofia della parola che si fa vita e la disarmante consapevolezza di una pregiata amante della parola, Katiuscia Nazzarini, la mia prospettiva sulla poesia era più condizionata dalla considerazione di una elite di esperti o dalla particolarità del genere stesso, a tratti più immediato, a tratti più criptico della narrativa dalla grande fruibilità.
Katiuscia Nazzarini
Partecipando all’incontro del Gruppo di Lettura La Leggerezza, della CompagniAurea lo scorso 31 marzo, Katiuscia ha dischiuso la sua teoria poetica, senza imbastire una lectio magistralis, ma parlando dritto al cuore, ai nostri volti di lettori e appassionati di Cultura, trasmettendoci l’entusiasmo della ragione e la forza delle emozioni, coniugando scienza e culto della parola, arte e vita, bellezza e dolore, perdita, ma soprattutto l’importanza di essere noi stessi, di credere fermamente e a vario grado nelle nostre passioni, lottando per la loro concretizzazione, scevri da sovrastrutture e cornici mentali, da cui frequentemente ci lasciamo tradurre, vinti dall’abitudine o delusi dal dissenso altrui.
La poesia è libertà di comunicare il proprio artigianato della parola, un percorso che si alimenta ed evolve negli anni, ma connota il poeta, lo rende tramite di esperienze evocate e donate al lettore con grande altruismo.
Tornare a parlare di poesia, superando le troppe barriere e i retaggi anacronistici sorti come alone, potrebbe concedere possibilità ulteriori di riflessione, capacità di ritrovare il sapore e il colore vivido dei limoni di Montaliana memoria, anche in un ambito grigio e soffocante, nelle prigioni esistenziali e concrete, nelle quali spesso siamo inscritti, ma da cui aneliamo di allontanarci.
Questa potrebbe essere la funzione più autentica dell’Arte poetica: emozione lirica pura, fruibile e altera nei contenuti, ma generosa verso il Lettore, destinatario e protagonista esclusivo della creazione senza tempo e dimensioni, della magia sempre attuale, che circonda e risiede nelle parole.
Antonio Pasquale.