giovedì, 28 Marzo, 2024 9:39:02 AM

CAGLIARI – SACRALITA’ DI UNA TERRA – CARLO MARRAS

Vacillo. Sono ai confini tra la bellezza e la tecnica. Se intendo solo la bellezza dell’immagine, limiterei questo artista, del quale sto presentando la sua sensibilità professionale, alla sola dimensione estetica.

Se invece amplifico il campo critico dei suoi lavori fotografici con la sofisticata tecnica dell’immagine, allora gli rendo la fama che merita.

Carlo Marras. Fotografo? Non posso determinarlo col titolo di fotografo: artista delle fotografia, questo è meglio e a ragion veduta. Il lavoro della giornalista è vergognoso. Le doti? Essere curiosa, caparbia, invadente, inopportuna, ficcanaso. Forse anche un po’ pettegola (nel senso più positivo del termine) e riconosco che senza queste (dubbie) qualità, non farei questo mestiere nè avrei conosciuto Carlo Marras.

E’ stata in occasione di una memoria su Grazia Deledda che ho conosciuto Marras e per tale imponente testimone della letteratura internazionale, erano necessari due importanti colonne: Anna Pibiri, che ha dato la voce ad una poesia della scrittrice e Carlo Marras per dare la visione di una terra sacra: la Sardegna.

Mi concede del tempo e gli sono grata, ma era necessario conoscere meglio la sua professione di artista e di seguito, la sua cortesia nel rispondere alle mie…curiosità.

Sono sorpresa. E’ il termine con il quale esprimo i suoi lavori di fotografo professionista. Piacevolmente sorpresa. Una carriera piuttosto giovane, però: dichiara “artisticamente dal 2014”. Perché, scusi, prima di quella data, non si sarebbe considerato come fotografo?

Ho scoperto il mondo della fotografia per puro caso proprio nel 2014 per pura curiosità o ancor meglio come una sorta di sfida con me stesso, quando ho acquistato la prima reflex. Prima di allora ho snobbato la fotografia relegandola a mero hobby non ritenendo che potesse diventare invece uno stile di vita o una filosofia di pensiero. Nel 2014, ho iniziato a lavorare seriamente sulla tecnica fotografica cercando di creare immagini che potessero comunicare un messaggio e raccontare una storia. Quindi, artisticamente parlando, quella data rappresenta per me l’inizio della mia carriera artistica come fotografo.

Le ho fatto quella domanda, perché tutte le foto apprezzate e attentamente studiate, non sono casuali: c’è ricerca, osservazione, attimi. Per risultati di questa qualità tecnica, c’è da retrodatare la data che lei dichiara, le pare?

Sono d’accordo con lei che la tecnica e la qualità delle mie foto possono far pensare a una carriera più lunga; tuttavia, ci tengo a sottolineare ed è una cosa di cui vado particolarmente fiero, che sono un “autodidatta a 360°”. I riconoscimenti sono frutto di studio, pratica costante e assiduo lavoro, fondamentali per arrivare a questo livello di competenza. L’attenzione che ripongo negli scatti è dovuta al saper aspettare il momento migliore nel premere il pulsante osservando oltre il soggetto l’ambiente che mi circonda, la luci, ombre, prospettiva, sfondo, colori… Non mi butto mai a random nella ricerca compulsiva dello scatto “perfetto”.

Presenze in note pubblicazioni di settore. Partecipazioni a concorsi. Le sue foto hanno il piacere di accogliere i turisti scesi all’aeroporto di Cagliari-Elmas. Lei è riconosciuto come L’artista che rappresenta l’immagine della Sardegna. Un percorso che s’aspettava?

Non mi aspettavo di essere riconosciuto come artista che rappresenta l’immagine della Sardegna, ma sono molto felice di avere questa opportunità. È stato un percorso che ha richiesto molto lavoro e dedizione, ma vedere il mio lavoro esposto in magazines nazionali ed internazionali e in luoghi pubblici è una grandissima soddisfazione.

La Sardegna. Ho conosciuto la “sua” Sardegna attraverso le sue immagini folkloristiche e grazie ad un precedente servizio giornalistico su una delle figure letterarie più importanti sarde. Se non fosse un artista contemporaneo, penserei che lei sia figlio di ogni tempo: lo ritrae e lo ferma senza definirlo. I volti, i costumi, gli sguardi e anche l’introspettiva anima del popolo sardo. Mi scusi: se non si è sardi non si potrebbe comprendere questa anima sarda. E’ così?

Non penso che si debba essere nati in Sardegna o solo chi è nato e cresciuto qui possa capire quello che cerco di trasmettere attraverso i miei scatti. La mia filosofia è quella di creare immagini che possano essere apprezzate da tutti, indipendentemente dalla loro provenienza. Non a caso il mio motto è “Un immagine dice quello che le parole non possono spiegare” e non a caso le mie foto sono fonte di inspirazione come quelle in onore di Grazia Deledda.

Le donne sarde: ogni sua foto è un omaggio alle donne della Sardegna. Ho conosciuto colleghe sarde e riconosco una loro “speciale” allure che le circonda. Lei trasmette questa “aurea” con le immagini. Senza fare del campanilismo e ammirando questa fierezza sarda, da “tecnico” dell’immagine, che cos’è che differisce il pianeta donna dal continente? Forse è l’essere donna in un’isola?

Devo dire che a differenza delle donne cosiddette “continentali”, ritengo come le donne sarde siano la massima espressione della fierezza, cosa che le rende uniche proprio perché donne di un’isola. Sono donne con un forte senso di appartenenza alla terra e che portano con loro la loro cultura dell’isola ovunque vadano.

La tecnica. Assoluta. La mano è sicura. La sua vista non ha dubbi: lei non ritrae, lei prende la realtà e la digitalizza presentandocela. C’è una sapiente abilità psicologica. Ci credo se è un artista: le sue foto sono analisi della realtà vissuta. Mi scusi, non le sta “stretta” la sua Sardegna?

La mia Sardegna non mi è assolutamente “stretta” perché ogni volta che scatto una foto trovo nuovi spunti e nuovi stimoli e devo dire che non mi stanca mai. La mia terra è ricca di tradizioni, culture e paesaggi che continuo ad esplorare e ad immortalare.

Opere così sono da esportazione. Sa cosa mi rammarica? Averla conosciuta in un contesto giornalistico mentre dovevo “legare” le immagini a quella spiritualità guerriera di Grazia Deledda. E’ complessa la strada del fotografo: mai avuto sentore di lasciare la sua terra?

Non ho mai avuto l’intenzione di lasciare la mia terra, semmai quello di esplorare nuove culture. Anche se la Sardegna è la mia casa, il mio luogo d’ispirazione, porto le mie opere fuori dalla Sardegna per farle conoscere il più possibile, grazie anche al supporto dei social e del web.

Posso chiederle se le sue modelle sono donne sarde? Sa perché le chiedo questo? Tra le straordinarie sue modelle, in costume o in vesti glamour, sono incredibilmente “universali”. Sarà un luogo comune, ma ci immaginiamo le donne di altri luoghi, come “figure” dagli aspetti arcaici. E’ falso, vero?

Sì, molte delle mie modelle rappresentano la “femminilità” sarda. Tuttavia, cerco di rappresentare la bellezza universale delle donne senza dovermi limitare ai confini della mia terra.

Alla fierezza degli sguardi delle “sue” donne, ammiro la “durezza” degli uomini sardi. Ho ragione a dire “spiritualità sarda”. Gli uomini da lei ritratti, hanno occhi profondi. Lei “sa” perfettamente come mostrarceli: lei ritrae la millenaria fierezza della sua gente. E’ uno specchio di Carlo Marras, quello che vedo nelle sue foto? La sua “anima sarda”?

Sono sardo al 100% percio la mia anima rispecchia quello che sono. Come ogni cultura ha i suoi aspetti unici e interessanti quello che trasmettono gli uomini sardi è una forte spiritualità e una fierezza che ritengo traspaia dai miei scatti.

Un’ultima personalissima domanda: Sant’Efisio 2014. La foto che mi ha incantata è quella delle tre donne di profilo, col capo velato. Posso farle un apprezzamento? Luchino Visconti gliel’avrebbe “rubata”. Ha “colto” l’intensità di un’emozione non necessariamente legata alla fede, quanto ad un Altissimo, che sia o no di riferimento al soprannaturale: è un’immagine sacrale. E’ la sua visione dello spazio e quindi del Creato?

La ringrazio per il l’apprezzamento e aver accostato una mia immagine al nome del maestro Visconti. Sulla foto di Sant’Efisio 2014 che ritrae le tre vedove di Barrali, c’è da dire che in assoluto è la foto che dato il “La” a tutto il progetto fotografico che riguarda la mia terra e che nello stesso tempo mi ha fatto conoscere a livello internazionale nella quale ho cercato di cogliere l’intensità del momento e di rappresentarne la sacralità. Ritengo che la fotografia sia uno strumento per catturare l’essenza, l’anima…

“Ritengo che la fotografia sia uno strumento per catturare l’essenza, l’anima…”, è, in assoluto, il pensiero stesso di Carlo Marras.

La fotografia di Carlo Marras è il passaggio della realtà in visione. Rasenta il sogno. E’ cronaca e testimonianza della sua gente. E’ storia contemporanea della Sardegna. Dimostrata, spiegata, illustrata, ma soprattutto documentata. La bellezza percepita, è lontana dall’effimero, semmai, resta indelebile nel tempo.

I volti e gli sguardi, sono messaggi di pacata fierezza di un popolo e sono contenuti nei soggetti ritratti. Ecco l’abilità dell’autore: non si ferma solo all’avvenenza dei personaggi. Li scava, li interpreta e li presenta. La chiave dell’artista, è nel suo saper osservare intorno.

Privilegio naturale o acquisito con l’esperienza? Questo non ha importanza. A noi, spettatori di tanta cura dell’immagine, il piacere di guardare il suo lavoro.

Anna Landolfi.

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