di Giovanni Francesco Cicchitti.
Sta per immergersi, ma si ferma. La punta del piede sfiora l’acqua, ne sente il brivido. Forse è troppo fredda.
Trattiene il respiro e il drappo che tenta di sfuggirle dalle mani. È un attimo sospeso, colto per sempre nel marmo.
La giovane figura, elegante e assorta, è una ninfa, una Naiade, lo si capisce dal diadema di perle che le cinge il capo e si chiude con una conchiglia — chiaro riferimento alla sua origine divina.
Non è una semplice fanciulla: appartiene a un’altra dimensione, quella della mitologia, dell’incanto, delle acque sacre.
Lombardi, con straordinaria sensibilità, riesce a rendere visibile l’invisibile: la trasparenza dell’acqua che scivola sulla pelle, la morbidezza delle carni, l’equilibrio tra naturalezza e pudore.
I capelli raccolti con grazia, il tessuto che sta per scivolare, le forme scolpite con cura ma mai ostentate: tutto in quest’opera parla di armonia. Non c’è artificiosità, solo silenzio e grazia.
La scultura fu realizzata nel 1858 da Giovanni Battista Lombardi, scultore bresciano apprezzato per la sua eleganza formale e il suo gusto delicato.
A commissionarla fu Camilla Facchi Fè d’Ostiani, che la destinò alle terme di Palazzo Facchi a Brescia, luogo raffinato e ricco di suggestioni.
Palazzo Facchi (XVII sec. ) Interno – Brescia
L’opera ottenne fin da subito un ampio consenso, sia da parte del pubblico che dalla critica: non sorprende, perché questa ninfa continua ancora oggi a parlarci, senza parole, di bellezza, attesa, mistero.
E mentre restiamo lì, a osservarla nel suo eterno indugiare sull’acqua, forse ci accorgiamo che anche noi siamo immobili, rapiti in quello stesso istante sospeso.
Perché l’arte, quando è autentica, non rappresenta il mondo: lo trattiene. Lo ferma, come un respiro, e ce lo restituisce più vivo che mai.
Giovanni Francesco Cicchitti.