venerdì, 26 Aprile, 2024 12:35:13 AM

Carla Fracci, omaggio alla ballerina senza tempo

di Giulia Volturno.

                 Carla Fracci (1936-2021)

Ci ha quasi colto di sorpresa la scomparsa di Carla Fracci (1936-2021), la signora della Danza e del Balletto, una immortale figura della poesia del corpo e dell’espressione dell’arte coreutica. Verrebbe in mente definirla un’opera d’arte, attraverso la quale era possibile cogliere la forma più alta della bellezza e della grazia.

È arrivato il momento del ricordo, sembrava tanto lontano, soprattutto perché ancora molto attiva e impegnata sul palcoscenico. Aveva tenuto, a gennaio, una masterclass per i giovani danzatori del Teatro alla Scala, in occasione della messa in scena di Giselle.

Come suo solito fare, anche in quest’occasione, aveva preziosamente consigliato alle ballerine debuttanti nel ruolo di Giselle, di non risparmiarsi nel saper adoperare l’eleganza e la giusta dose di sensibilità nell’interpretazione, atto fondamentale rispetto all’atletismo del corpo.

Con la sua scomparsa si chiude la storia della danza del Novecento, un’era di rinascita e grandezza per la danza classica, per i teatri e per il balletto.

Conosciuta in tutto il mondo non ha mai smesso di unire l’aura del mito a quella del quotidiano, ha sempre combattuto per i diritti e il riconoscimento della professione del danzatore e per il mondo dello spettacolo, anche durante la pandemia.

La sua grandezza è dovuta al senso del dovere, alla dedizione insieme alla determinazione, all’attenzione puntigliosa per l’aspetto estetico e stilistico. 

                                    con Erik Bruhn (1928-1986)

A lei si riconosce l’esaltazione e l’analisi di ogni singola parte del corpo, del portamento espressivo e corporeo, insieme a quello del volto e delle braccia, alla mimica gestuale e interpretativa, attualmente tecniche poco accentuate nei giovani danzatori, soprattutto nella danza di repertorio.

Infatti nelle diverse interviste e incontri con gli allievi di danza, ripeteva spesso quanto fosse importante unire l’ingegno e il talento con la spiritualità dell’animo, proteso all’ascolto del gesto corporeo.

                            con Rudolf Nureyev (1938-1933)

Non basta saper sollevare le gambe fino alla testa, perché in un danzatore “la tecnica c’è, ma non si deve vedere”, ripeteva frequentemente, tanto che dimostrava il concetto di leggerezza, di cui lei era il simbolo, ribadendo l’importanza di restare sempre sollevati dal pavimento del palcoscenico.

Una donna ormai di altri tempi, la famosa “Giselle” e non solo, che ha fatto conoscere la danza italiana nei più grandi teatri del mondo, diffondendo il culto del balletto.

Il New York Times la definì la prima ballerina assoluta nel 1981, infatti ha lavorato con i maggiori coreografi, danzatori, registi e con le maggiori compagnie di ballo.

Ha ricevuto pregevoli onorificenze e riconoscimenti, ma maggiormente è stata un dono prezioso per l’Italia, alla quale dovremmo con rispetto nel tempo essere riconoscenti.

Oggi la sua anima trascende il mondo corporeo per raggiungere la perfezione e la danza del cielo.

Chiudo questo breve e doveroso ricordo con alcuni versi della poesia che Eugenio Montale dedicò a Carla Fracci, nel 1969, quando si allontanò dalle scene per portare avanti la sua gravidanza.

LA DANZATRICE STANCA (1971)

Torna a fiorir la rosa
che pur dianzi languia…

[…] Poi potrai
rimettere le ali non più nubecola
celeste ma terrestre e non è detto
che il cielo se ne accorga.

Basta che uno
stupisca che il tuo fiore si rincarna
a meraviglia. Non è di tutti i giorni
in questi nivei défilés di morte.

Grazie Carla!

Giulia Volturno.

https://www.dancehallnews.it/notizia/212/

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