venerdì, 26 Aprile, 2024 1:47:00 PM

Nicola Daniele, la vita che mi viene incontro

di Patrizia Gesuita.

Nicola Daniele, uomo dai molteplici interessi, durante la sua vita è sempre stato immerso nel campo della letteratura e dell’Arte grazie al lavoro che ha svolto.

E’ stato per più di quarant’anni agente editoriale di cui dieci con la Casa Editrice Einaudi e per circa trentatré anni in seguito Manager con l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani.

Persona molto versatile ed estremamente comunicativa, Nicola Daniele è riuscito a trovare la sua nuova dimensione di vita grazie all’arte, passando come avrebbero detto i nostri padri latini dal “Negotium” all’Otium nella sua eccezione di momenti creativi e meditativi.

Dal 2018, Si è dedicato anche al teatro con una Compagnia amatoriale. Ha recitato nei Teatri: “Traetta” di Bitonto e “Mercadante” di Altamura. In passato si è cimentato anche con la musica, ma alla fine ha trovato la sua dimensione con le arti figurative.

Pur non essendo un esperto della Storia dell’arte, i suoi riferimenti artistici sono: Magritte, Cèzanne, Gauguin, Klee, Schiele, Van Gogh.

Mi ha affascinato sentire come si è avvicinato all’arte grazie al periodo storico che stiamo vivendo. Tuttavia, dopo avere visto i suoi lavori, posso affermare che una sensibilità alla pittura già l’aveva. Vuole raccontarlo?

E’ una storia un po’ particolare e incredibile… Alcuni anni fa, casualmente incominciai a utilizzare un tablet per conoscerne le caratteristiche e le funzioni e scoprii la possibilità di disegnare utilizzando tutte le funzioni previste: dai colori alle varie tipologie di tratti e altro.

Ho cominciato con un viso di donna dal colore quasi orientale e, l’aspetto che ne è derivato è particolare perché dagli occhi fuoriescono due segni neri che sembrano delle lacrime. Era l’8 marzo di qualche anno fa, festa della donna. (2017) e così lo intitolai “Lacrime nere”, poi il disegno è stato stampato su una tela 60×40.

Ho continuato a lungo a divertirmi sul tablet, mentre la passione, ed ora posso ritenerla tale, è nata in piena pandemia Covid. Quindi in questi tredici mesi, tra domiciliazioni di chiusure nazionali e regionali, ho incominciato a dipingere su tela, su lastre di masonite e anche su plexiglass… Posso affermare che da allora, in me è esplosa la passione per i colori e l’ho assecondata.

                                  Campagna in fiore (2021)

                                Venerdì di passione (2021)

Questa passione è maturata grazie alle restrizioni che ci hanno costretti a stare in casa, crede che senza questa situazione, si sarebbe lo stesso interessato all’arte?

Sicuramente si. Ho avuto solo più tempo, perché per dieci anni sono stato agente editoriale della Einaudi e dal gennaio 1986, sono entrato nell’area Manageriale dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani.

Ho viaggiato moltissimo e ho organizzato convegni, pertanto materiale come: brochure, cataloghi di Mostre, libri di Arte, sono spesso stati il mio pane quotidiano.

Volto di donna (2021)

Pur non avendo frequentato un’Accademia e non essendo uno storico dell’Arte, posso dire di essere stato da sempre affascinato dagli Impressionisti francesi, trovo che siano erano geniali, inimitabili irripetibili.

La tecnologia ha avuto una certa importanza per il suo inizio… Tecnologia odiata e amata, che ci permette la creatività, soprattutto quando siamo soli.

La solitudine nutre la creatività. Attiva il pensiero. In questo momento storico, ha avuto modo di riflettere sulla sua vita? Crede che sia nato tutto per caso?

Credo che riflettere sulla vita sia una grande ambizione, si diventa incomprensibili, la vita è un fatto quotidiano, in cui gli eventi o li trasformi o li subisci e io preferisco la prima soluzione. Per me nulla capita per caso, tutto ciò che succede, è perché lo abbiamo fortemente voluto nel corso degli anni e, prima o poi, si manifesta e si realizza.

               Zia Clotilde (2021)

Sicuramente è proprio dalle sue tele che riscontro i suoi pensieri. Mi permetta un’analisi: alcune sue tele hanno riferimenti di storici artisti del ‘900. Ma andiamo con ordine: i suoi volti. Sono frutto di immaginazione o il ricavato di memorie di visi incontrati per strada?

Sono assolutamente frutto d’immaginazione, a volte anche espressioni che derivano da trasformazioni di opere preesistenti. Io non sono assolutamente un genio e non ho neppure formazione accademica. Difatti il mio grande più grande divertimento è trasformare le cose.

Per esempio il terzo quadro su tela, l’ho realizzato mentre ascoltavo la canzone di Elton John, “Nikita”, in divisa. Ha un viso lungo né bello né brutto, rappresenta tutte le donne. Non mi piace disegnare e dipingere solo donne belle, ma solo donne.

               Nikita (2021)

                         Lacrime nere. Festa della donna 2017.

Incompresa (2021)

Quindi c’è anche molta ironia in ciò che rappresenta. Tuttavia da attenta osservatrice, mi pare di capire che lei riporta sulle tele, passaggi della vita quotidiana che maggiormente la emozionano. C’è il tema della Luna, c’è il mare, ci sono le notti. Ai volti degli uomini, lei associa la natura. Crede che tutto questo faccia parte di un “disegno” divino e che lei documenta con i colori?

Assolutamente si… Ognuno di noi fa le cose in base al divino che ha dentro. I grandi Manieristi, geni inarrivabili, li trovo più fotografi della Natura, indubbiamente geni assoluti, tuttavia preferisco la corrente di grande contestazione del passato: l’Impressionismo e cerco di tendere il più possibile a questa corrente passata, ma allo stesso tempo, sempre attuale.

In realtà, come ho detto prima, mi diverto molto anche a trasformare l’esistente. (RIDE DIVERTITO) ora le racconto la storia di un altro quadro. La storia è piena di questi esempi….Sto parlando dell’Uomo che sta in riva al mare era l’unica figura che mi interessava di un quadro di macchiaiolo.

Red passion (2020)

E’ una  tela riciclata, in cui ho utilizzato solo questa figura. Un uomo in attesa in riva al mare con un mazzo di rose. L’unica parte reale era l’uomo di un quadro già esistente e io ho inventato l’ambientazione.

Oppure “”Natura Superior”, in realtà sono due Archi con tre soli, in realtà è un paese lucano in provincia di Matera dal nome Craco. Quest’ultimo un paese fantasma, abbandonato negli anni settanta, in seguito a una frana.

L’ho visitato e sono rimasto incantato: ci sono campanili, case abbandonate. Sono tutti avvolti da una fitta vegetazione. Craco nella mia mente e sulla tela è diventato un paesaggio metafisico, quasi impalpabile.

            Primo maggio (2020)

C’è un quadro che mi ha coinvolta emotivamente: una natura morta di tre vasi con tre rami infiorati. Oppure il volto di una donna che si intravede tra linee bianche che si rincorrono. E’ un “grafismo” contemporaneo. Ma sa che il “modulo” è stato il leitmotiv di Andy Wharol e della cultura Pop? E’ un’inconscia rappresentazione o un’elaborazione personale dei mitici anni ’60?

In realtà è puramente casuale. Le dico come nasce il secondo quadro citato: “Dissolvenza”. L’ho chiamato così… Ho preso degli spruzzatori, lo spruzzo ha incominciato a colare pian piano creando un effetto di dissolvenza, che mi è piaciuto moltissimo. Dopo sono riuscito a intravedere il volto di una donna.

 

              Luna trainante (2020)                        Naturae superior (2020)

Il simbolismo nell’arte è stato spesso rappresentato da forme “astratte” che però erano chiari riferimenti a delle emozioni. Le chiedo: le sue emozioni da dove scaturiscono?

Non ci sono momenti particolari, sono emozioni che scaturiscono improvvisamente, emozioni del momento. L’unico momento particolare che ho espresso su Plexiglass è “Red Passion”. Mi ha divertito tantissimo  realizzarlo. Quello sicuramente ha un riferimento ben preciso. I tulipani, dell’ultimo quadro realizzato, sono memoria del primo maggio. Fiori rossi: papaveri un significato profondo, diverso. Così come fiori di campo dipinti che possono essere percepiti come macchie di colore a forma di fiori, oppure gocce di sangue. Dipende dallo stato d’animo del momento.

 

               Dissolvenza (2020)                         Il bosco di betulle (2020)

Uno dei quadri che crea curiosità: il gatto, ma reso “umano”: la letteratura si è occupata spesso di dare “umanità” agli animali. Nel “Pinocchio” di Collodi, ci sono il Gatto e la Volpe, che rappresentano un po’, sentimenti degli uomini non certo gradevoli. Il “suo” gatto, quasi di cultura barocca, perché il gatto?

(Ride divertito) Il motivo è semplicissimo: mi sono ispirato al mio gatto rosso persiano, che vive con me da circa otto anni. L’ho definita “Burlesque”. Lui per me è un caro amico, che condivide momenti della mia vita.

       Gatto con la cravatta (2021)

La domanda, adesso, non è all’artista: si è “spiegato” bene e la ringrazio perché ci ha presentato il lato artistico del suo vissuto. Parliamo invece dell’uomo: Nico Daniele. La sua esperienza di vita è senza nostalgie: la vita è la stessa oppure la generazione attuale ha qualcosa che…non va? La domanda è pertinente, ma ai giovani lettori, potrà essere anche un monito.

Da questa generazione io fuggirei. Ha in più i problemi della nostra generazione. Abbiamo sbagliato noialtri. Mi rivolgo a lei come a una figlia….Quelli della nostra generazione hanno cercato di dare tutto e di più in modo calcolato e contenuto.  Al contrario le nuove generazioni hanno tutto e subito e sono scontenti e infelici. I nuovi ventenni o trentenni, purtroppo per colpa nostra sono persone bruciate, non hanno aspettative.

Arabesque (202)

I settantenni come me, sono passati dai Grandi sogni che volevamo realizzare al sogno becero del Grande Fratello, che ha illuso le nuove generazioni. Tutto ciò che è successo politicamente e ideologicamente, ha stravolto tutto. E’ per questo che penso che stiamo messi male….

La Generazione del ’68 è sicuramente più libera nel pensiero, ma non ha più nulla da dire e non possiamo dare esempi a nessuno. Ora tocca ai quarantenni dare delle motivazioni ed esempi concreti e sani alle nuove  generazioni come la cultura in generale e soprattutto le arti, la musica, il cinema, il teatro.

                                            L’attesa (2021)

Queste sono bellissime parole, decisamente molto vere e attuali. Tuttavia sperando in un secondo Rinascimento, Le chiedo: Che progetti ha Nico Daniele per il futuro, Covid permettendo?

Progetti non li ho. Non sono io che vado incontro alla vita, ma è la vita che mi viene incontro. Aspetto le proposte della vita. Tutto ciò che poteva accadermi o accadrà o tutto ciò che mi capita, è perché deve capitare.

Patrizia Gesuita.

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In copertina: “Barche rosse sul lago di Garda” (2021)

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