sabato, 20 Aprile, 2024 4:50:03 PM

Giuseppe Miglionico, il colore e le sue emozioni

di Anna Landolfi.

Una rivelazione conoscere un artista del colore senza che egli stesso sapesse del suo talento.

Nascono all’improvviso certi talenti, nemmeno loro lo sanno e così, percorse alcune strade, s’imbattono in quella via che mai avrebbero intrapreso se non fosse che…

Paradossalmente, un “incidente” che ha coinvolto tutta l’umanità ha reso un uomo, l’artista che è oggi e lo spiega con la discrezione e l’umanità che lo rende maestro del colore. Il maestro è Giuseppe Miglionico.

Dimostra un’abilità tecnica rara. Lei è un pittore dalle risorse infinite. Osservo attenta i ritratti, la ricerca del segno, l’innovazione artistica. Se non la sapessi autodidatta, penserei che lei è stato allievo di un maestro della pittura. Ha dei riferimenti ai maestri contemporanei?

Non ho dei riferimenti ben precisi di maestri contemporanei. L’unico maestro che attira la mia lusinga attenzione è Omar Galliani, perché le sue opere hanno una ricerca di bellezza molto raffinata di luci ed ombre.

Presentare simili tele, non è frutto della casualità. L’attenta visione delle sue opere, dimostra che ha una preparazione artistica di fondo. Istinto o necessità di esprimersi con il colore?

Premetto che a me piace dipingere dappertutto. Stendo la tela bianca su una superficie e ascolto il mio istinto: mescolo i colori sulla tavolozza, scelgo quello che al momento mi piace di più e inizio. E’ una manifestazione irrazionale. Non ho regole: semplicemente deve piacermi il contrasto tra i colori. La prima pennellata sulla tela mi soddisfa sempre e da lì comincia il nuovo universo. In genere per dipingere, uso pennelli e spugne, oppure direttamente con le mani.

La ritrattistica è davvero difficile da proporre. E’ indubbio che il suo percorso artistico è un dono del Cielo. Se n’era accorto?

Il mio percorso artistico è una vera raccolta di emozioni che sicuramente sono venute dal Cielo o dalla Madre Terra.

Tutto questo ha comunque un principio: quando cominciò a presentarsi come artista?

E’ nato tutto per coincidenza. Nel periodo del Covid 19, non avevo nulla da fare. Avendo un pub chiuso per emergenza sanitaria, ho ripreso in mano, dopo venti anni, una matita e un foglio e riprodussi il volto di mia figlia, pubblicandolo sui social network. Da quel momento non mi sono più fermato tra commissioni, mostre ed eventi dimostrativi.

Fu un bisogno di esternare il suo stato d’animo? Una necessità interiore?

Sicuramente sì. Capisco che l’arte mi aiuta ad esternare il mio mondo interiore e cerco con le mie opere, di far capire il mio stato d’animo in quel momento.

Si cimenta anche con le prospettive. Visioni di spazi. Alla fedeltà della ritrattistica verista, coraggiosamente affronta stili dell’arte contemporanea tra Cubismo e Simbolismo. Mi scusi, sig. Miglionico, mi viene spontaneo chiamarla col titolo di maestro. Ne è consapevole?

Grazie mille per il titolo di maestro ma mi ritengo una persona molto umile e semplice.

Non si diventa artista: si nasce! Mi scuso se mi ripeto: quale occasione della sua vita le ha permesso di essere artista?

Sin da piccolo mi piaceva disegnare e sono sicuro che la mia vita d’artista era già nel destino. Devo ringraziare tutte le persone che mi permettono di essere artista e mi sostengono.

Un prossimo futuro: una personale? Una partecipazione ad una collettiva? I suoi lavori hanno bisogno di spazi, di pareti, di gallerie… Ha progetti per tutto questo?

Di mostre ne ho fatte tante, sia personali che collettive e mia ha fatto talmente felice che i miei lavori sono e saranno esposti su delle pareti o spazi e gallerie. Non ho progetti ben definiti ma arrivano in un modo inaspettato. Vi ringrazio per questa superlativa intervista e saluto tutti i lettori del vostro magazine.

Non ha enfasi nel raccontarsi, Giuseppe Miglionico.

E’ sempre se stesso, non cede al divismo di dimostrata abilità di artista. Non è un personaggio costruito. L’apprezzamento è proprio per la sua discreta attività di artista senza fare rumore.

Esplora, sperimenta e per istinto, si fonde con la tela. Affronta temi sacri e si avvicina alla pop-art.

Nessuna meraviglia se nascono quadri di così importanza emozionale. La sua abilità di ritrattista, abilità innata perchè non si insegna nelle accademie, gli permette di dare valore a personaggi dell’arte e dello spettacolo che hanno maggiormente colpito noi usufruitori della bellezza.

Bellezza che l’autore esprime con le sue opere e che continuerà a proporci.

Anna Landolfi.

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