giovedì, 21 Novembre, 2024 1:46:03 PM

Ricominciare a danzare

di Giulia Volturno.

Finalmente si ritorna a danzare, dopo mesi di restrizioni a causa della pandemia, molti appassionati e appassionate di danza, costretti a fare un allenamento da casa, in Dad (didattica a distanza), hanno ripreso le proprie lezioni nelle sale di danza. Guardando in giro sui social network, salta subito all’occhio la numerosa adesione e partecipazione di molte scuole di danza ai vari concorsi in presenza, realizzati in teatri o all’aperto, rispettando tutte le regole anti-covid. Molti insegnanti hanno dovuto anche organizzare in pochissimi giorni saggi di danza e lezioni dimostrative aperte ai genitori e parenti. Questo è la prova di quanta energia e quanta voglia di fare ci sia in ogni danzatore, di qualsiasi età, una carica che si è rafforzata in questo triste periodo, e che è necessario assolutamente lasciare che si manifesti. Vedere il sorriso di giovanissimi ballerini che hanno superato le selezioni presso le maggiori scuole accademiche coreutiche, è qualcosa che riempie il cuore, e fa pensare a quanti futuri tersicorei, saranno pronti ad affrontare difficili studi e di sicuro tante nuove sfide. Allo stesso tempo, però, bisognerebbe considerare il fatto che la situazione pandemica ha creato una ulteriore selezione, la caparbietà di molti aspiranti danzatori si è rinforzata, mentre ha lasciato indietro alcuni e altri addirittura hanno abbandonato gli studi. È una dura realtà, ma purtroppo molto evidente, chi è più forte va avanti. Alla luce di tutto questo, viene immediatamente in mente una domanda: l’arte in qualsiasi forma, la cultura per il teatro e la danza, e lo spettacolo dal vivo potranno mai fermarsi?

La risposta appare abbastanza chiara, sicuramente no. Anzi, oggi la scena potrebbe ripresentarsi arricchita da nuovi paradigmi drammaturgici, e l’arte performativa reinventandosi con un linguaggio diverso si metterebbe al servizio dell’attuale situazione. La performance e la formazione all’arte in senso generale fa parte dell’essere umano, e la pandemia forse, lo ha reso ancora più evidente, in quanto il mondo dello spettacolo, non appena ha avuto la possibilità di ripartire, ha immediatamente aperto le porte alla pratica teatrale e al pubblico, riscontrando un ampio successo. La normalità e la voglia di assistere a uno spettacolo dal vivo ha preso il sopravvento rispetto a quanto non si è potuto fare da un anno e mezzo.

Bisognerebbe inoltre riflettere sul fatto che togliere quasi due anni di lavoro dalla carriera dei giovani danzatori professionisti, ha un suo peso, considerando che l’attività del ballerino ha un tempo abbastanza limitato come quello di molti professionisti sportivi. A tal proposito bisognerebbe anche pensare a quanto sia limitata numericamente la possibilità di lavorare per i danzatori oggi in Italia. Tanti ragazzi e ragazze intraprendono gli studi della danza,  molto costosi e che comportano anche delle rinunce, sperando di raggiungere obiettivi legati a una prospettiva lavorativa che attualmente si restringe sempre di più. Quindi la disciplina della  danza ha un futuro? La risposta rimane con un punto interrogativo, tuttavia non si prospetta nulla di positivo per il futuro. Non si vedono all’orizzonte nuovi propositi, pertanto sembra che ci siano grandi limiti, poche occasioni di offerta di lavoro, e quindi sempre meno spazi di serenità lavorativa. A tal proposito ritornano veritiere le parole di Carla Fracci (1936-2021): «Un paese senza cultura e arte è un paese che non si rinnova».

                Carla Fracci (1936-2021)

A questo punto cosa si dovrebbe consigliare ai tanti aspiranti ballerini? Chiaramente di andare dove li porta il cuore, poiché la danza non è solo un’azione muscolare, bensì è una forma di libera espressione della poesia del corpo, di emozioni e di verità. La passione per la danza e la predisposizione fisica e mentale sono valori intrinseci alla persona, ai quali non è possibile dare una spiegazione con le parole. Infatti, tali atteggiamenti si riconoscono quando un danzatore entra in una sala di danza o in un teatro, sente il cuore battere forte per la felicità di fare quello in cui crede con tutto se stesso, cioè: danzare. Diventa difficile fermare quel sentimento di irrequietezza, in continua evoluzione che scorre nelle vene di ognuno di loro.

                    Anna Pavlova (1881-1931)

La grande ballerina Anna Pavlova (1881-1931) diceva: «Spesso mi hanno chiesto perché io danzi. Danzo perché il sangue che mi scorre nelle vene mi spinge a danzare. Danzo perché quest’arte è sbocciata in me giovanissima e da allora vive in ogni fibra del mio essere». La danza, per quanto legata allo studio della tecnica dei passi e alla combinazione degli stessi, rimarrebbe priva di significato e di contenuto, se non avesse anche lo scopo di rappresentare le emozioni umane, soprattutto quando alcuni gesti nascono dal sentimento che li ispira.

Isadora Duncan (1877-1927)

 

Isadora Duncan (1877-1927) diceva: «Vado a danzare la filosofia della mia vita». Tale pensiero dovrebbe accompagnare ogni danzatore, specializzato in qualsiasi stile di danza, che obbedisca o meno a una logica meccanica, aiutandolo a sviluppare quel principio nel quale crede. Attraverso le sue emozioni, scaturiranno una serie di movimenti ricchi di passione e di gioia, accompagnati da un studio approfondito della tecnica. L’attività fisica, in senso generale, come la danza in questo caso specifico, ha un elevato valore disciplinare, infatti aiuta a ritrovare una dimensione corporea, caratteriale, mentale e soprattutto un sano regime alimentare. Si sviluppa un lavoro interiore di maturazione e di autostima, si migliora la qualità del rapporto con il proprio corpo, insieme alla consapevolezza dello stesso.

È importante  acquisire delle  valide e basilari qualità, ovvero: in che modo e con quale quantità di forza o con quale tecnica si deve saltare, girare, salire sulle scarpette da punta, sollevare le gambe, fare un passo a due. Questi gesti sono fondamentali per la formazione tecnica dei giovani danzatori. Risuonano ancora vivide le parole di Carla Fracci quando incontrava i numerosissimi allievi in giro per l’Italia, incoraggiandoli ad impegnarsi sempre senza mai stancarsi, di fare quotidianamente lo studio e l’allenamento, e di quanto fosse importante mettere in ogni cosa che si facesse cuore, testa e corpo. Tre cose inscindibili che aiutano a formare un ballerino e una ballerina, un danzatore e una danzatrice, che voglia fare della danza il vero motivo di vita.

Giulia Volturno.

Riferimenti bibliografici:

Carla Fracci, Passo dopo passo: La mia vita, (a cura di) Enrico Rotelli, Milano, Mondadori, 2016.

Pier Giorgio Carizzoni, Arianna Ghilardotti, Isadora Duncan Pina Bausch. Danza dell’anima, liberazione del corpo, Milano, Skira Editore, 2006.

Martine Planells,  Anna Pavlova. L’incomparabile, Roma, Gremese, 2019.

https://www.harpersbazaar.com/it/cultura/a36074446/anna-pavlova-storia/

https://giornaledelladanza.com/isadora-duncan-la-fondatrice-della-danza-moderna-che-mori-strangolata-da-una-sciarpa/

https://ilmanifesto.it/carla-fracci-larte-meravigliosa-di-una-vita-a-passo-di-danza/

In copertina Anna Pavlova

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