di Gianni Pantaleo.
Il fatto è che ci siamo divertiti. Io perchè ponevo domande all’amico, lui perchè rispondeva ad un amico. Mancavano un tavolino, due seggiole, un bicchierozzo di rosso (secco) e qualche muretto a secco di una qualsiasi campagna pugliese. Nessuna intervista, nè inviato stampa, nè artista. Due uomini qualsiasi, appoggiati ad un lampione di un quartiere qualsiasi di una città qualsiasi, che chiacchierano. Con Roberto Petruzzelli, niente è mai divistico. Nè boria, nè vanità. Lui, operatore dello spettacolo, io, un articolista di un qualsiasi magazine di una qualsiasi testata che tra le tante, tenta (carino il suono tante-tenta) di farsi spazio nell’infinito del web.
Ma, mo’ è, questo, è quanto accadde…
Si nasce prima uomini, poi si diventa artisti. Credi sia un principio naturale per tutti?
L’artista in realtà chi è? Se noi consideriamo l’artista il musicista, l’attore, il ballerino, allora non tutti possono essere artisti: bisogna avere un dono naturale. Artisti noi consideriamo anche gli altri lavori, gli artigiani e come la commedia dell’arte ci insegna, l’attore diventa artigiano acquistando una sua dignità lavorativa, diventando, come il barbiere, il falegname, il fabbro, tutti artisti. Il problema è sapere dove la natura ci ha indirizzati.
Quindi ognuno ha il proprio “destino”. Intendi che il mestiere dell’artista non è per tutti?
Torno a ripetere: dipende da cosa si intende il lavoro di artista. Potrebbe essere per tutti, perché no? Sì, io credo che ogni persona ha in sé la qualità per poterlo fare. Poi dipende da tante cose. Dipende dall’ambiente familiare, dalla situazione artistica.
Prendi per esempio, per restare su temi attuali, una guerra. A parte quella di cui tutti i giorni ne parliamo, ma quella nello Yemen, una guerra dimenticata dove nessuno ne parla e dove ho avuto possibilità di lavorarci, cosa vuoi che quei ragazzi facciano, gli artisti? Nessuno farà l’artista, già è tanto se riusciranno a mangiare. Però se qualcuno ha la possibilità di fare l’artista, allora tutti ne siamo capaci e in tutti i campi. Ognuno di noi ha un dono.
Non è un po’ empirica la parola artista? Non identifica niente. L’impiegato è un impiegato. Un idraulico è un idraulico. Un pianista è un pianista. Mestieri ben collocati e definiti. E tu?
Io mi reputo e l’ho sempre detto, un lavoratore dello spettacolo, perché quella è la mia categoria ed è esattamente ex Enpals, adesso ancora INPS, identificato come attore di teatro categoria attore di prosa, n° 21.
Una domanda impertinente: un attore è bugiardo? Mi spiego: interpreti un personaggio. Non sei tu. Quindi sei un falso. Tutto questo, non fraintendermi, è per fare capire ai lettori, quanto davvero difficile è fare proprio di quel personaggio, un soggetto reale, che esiste…
Bugiardo. Certamente l’attore fa qualcosa che non è lui. C’è comunque, uno studio di un altro personaggio, di un’altra identità, per renderlo reale. Anche perché il teatro non è bugiardo. E’ esplicito che è una finzione, lo spettatore sa che faccio un’altra cosa. Io, attore, non sto nascondendo di fare un’altra cosa.
Sai che sto interpretando un personaggio. Quindi bugiardo o no, diciamo che entro, con le mie esperienze, nella vita di un altro. Sono convinto di una cosa adesso: sono convinto che l’attore bisogna farlo con gli anta e non con gli enni. Gli anta hanno la maturità, le acquisizioni della vita vissuta. Quello spessore del tempo che rende di più l’interpretazione di un ruolo. E’ come il vino: l’attore più invecchia, meglio è.
Spieghi che essere attore è stato casuale. Cosa sarebbe Roberto Petruzzelli, allora? Attento: se la risposta contiene delle pause…significa che il tuo destino era segnato: non potevi che nascere attore.
Io volevo fare il veterinario. Mi iscrissi a veterinaria e per caso mi iscrissi a una filodrammatica e sempre per caso, ho avuto delle vicende favorevoli, altrimenti mi sarei fermato. Quando feci il mio primo monologo davanti a un pubblico amico, se non mi avessero applaudito o fischiato, io non avrei fatto l’attore. Invece quell’applauso incoraggiò il mio futuro di attore. E’ tutto casuale, Però io penso…boh! Ecco, BOH! Come la lezione-spettacolo che sto presentando. Proprio perché non so perché divenni un attore. Ma il veterinario, era il mio mestiere.
Se si ascolta la registrazione, più volte siamo scoppiati a ridere. La casualità della vita, a solida convinzione di Roberto Petruzzelli, è l’imprevedibilità di quanto un uomo possa diventare quello che sarà. E’ scritto? E’ deciso? E’ un pezzo di mosaico che qualcuno collocherà nello spazio previsto? Boh! Lui continerà a fare il suo mestiere di operatore dello spettacolo, nello specifico, l’attore. Il pubblico lo seguirà nel peregrinare di un lavoro che nasce proprio per loro: ridere, divertirsi, imparare a riflettere sulla casualità della sua vita che tanto…non è detto che i sogni si avverino sempre.
Gianni Pantaleo.
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