domenica, 24 Novembre, 2024 3:34:39 AM

29 Aprile, Giornata Internazionale della Danza. I^ parte

di Giulia Volturno.

La Giornata Internazionale della Danza, che cade il 29 aprile, dà l’opportunità a chi danza per lavoro, per interesse o per studio, a chiunque pratica questa disciplina per il benessere in ogni suo aspetto, di festeggiare e ricordare l’importanza artistica e culturale di quest’arte, che registra un elevato numero di praticanti e appassionati in tutto il mondo.

Questo stile, nel tempo, si è raffinato sia nella didattica che sotto il profilo artistico e performativo, difatti, osservando tante ballerine e ballerini di scuole di danza private e di istituzioni accademiche, salta subito all’occhio la perfezione nei loro corpi, impegnati nell’esibizione di movimenti ricercati e di classe.

Anche lo stile contemporaneo è una disciplina che costantemente ha bisogno di un allenamento quotidiano e mirato. Infatti, la preparazione fisica è integrata da attività che curano l’aspetto atletico del corpo, con l’obiettivo di rendere armonico il movimento in relazione allo spazio e alla musica, mettendo in evidenza e sviluppando tutte le qualità artistiche e le attitudini atletiche dei danzatori.

 

Ida Rubinštejn                                           Ruth St. Denis                   

In genere, oggi si pensa che la figura del danzatore debba perfettamente mostrare le linee longilinee del corpo, i muscoli allungati, una considerevole elevazione delle gambe, un ottimo slancio nei salti o la capacità di fare più pirouettes.

Oramai non desta più meraviglia, ad esempio, vedere una ballerina che esibisce un battement développé à la seconde che ricorda quello di una ginnasta, e che quindi fa riflettere sul fatto che potrebbe non esserci più una distinzione tra alcune discipline, chiaramente questa è una libera osservazione che potrebbe non essere condivisa da molti esperti.

L’idea di danza, che si è sviluppata nel corso dei secoli, è il risultato di una somma di riflessioni sulle azioni del corpo, ad esempio, in interazione con altri corpi, sulla forza della creatività, sul rapporto tra il movimento e il potere visto come forza atletica del danzatore, sulla bellezza e sulla grazia delle movenze. Infatti, questo articolo nasce dalla riflessione sulla danza intesa come materia interiore del corpo ed espressione di sé, e soprattutto dall’osservazione fatta sulla forza creativa di alcune danzatrici e coreografe.

Isadora Duncan

Mentre lo scorso anno, nella prima edizione, è stato scritto un articolo che definiva la nascita del balletto e della professione della ballerina, attraverso la descrizione di tre danzatrici del Settecento (online: https://artilibere.info/la-festa-della-danza-la-professione-della-ballerina/).

La scelta quest’anno, puramente emblematica, è ricaduta sulla necessità di mettere in evidenza una inusuale concezione dell’azione danzante, sviluppatasi in un periodo in cui si stava aprendo un nuovo orizzonte nel campo della materia coreutica, un’azione preponderante che avrebbe introdotto nuovi stili, sicuramente originali, che hanno accomunato tre danzatrici legate dal modo di intendere l’arte del movimento: Isadora Duncan (1877-1927), Ruth St. Denis (1879-1968) e Ida Rubinštejn (1883-1960).

Qui, si celebra la bellezza della danza e la sua evoluzione, un importante percorso acquisito nel corso degli anni grazie ad alcune danzatrici, diverse tra loro, vissute tra la fine dell’Ottocento e durante il secolo Novecento, le quali hanno contribuito ad arricchire lo stile della danza dal punto di vista espressivo, attraverso la ricerca di movimenti che hanno dato al corpo una nuova luce e una nuova aria, puntando alla libera manifestazione dello stesso.

Il punto centrale dell’articolo è quello di osservare la libera interpretazione data alla danza da queste donne, non solo sotto il profilo tecnico e rituale, ma anche analizzando un movimento differente, quello interiore, dell’anima che agisce esprimendosi in maniera intima attraverso la comunicazione dell’io.

ANALISI E PROSPETTIVE DELLA DANZA IN LIBERTÁ

Sia Isadora Duncan che Ruth St. Denis sono state due pioniere della danza moderna, che per vie diverse, hanno stimolato la ricerca di un nuovo linguaggio del corpo e del gesto in decisa opposizione al codice coreutico, fondamentale nello studio della danza classica e vigente fino a quel momento.

Un nuovo significato era stato conferito al gesto, poteva sembrare banale e insignificante in quegli anni in cui primeggiava ancora il culto dei grandi balletti romantici, come La Bella Addormentata (1890), Lo Schiaccianoci (1892), Il Lago dei Cigni (1895) coreografati dal grande Marius Petipa.

Si trattava di trasmettere delle insolite riflessioni alle azioni corporee che risalissero alla radice più profonda del movimento libero e incondizionato, svincolato dalla tecnica e dalla rigidità di imposizioni dettate dalle leggi accademiche, e che invece donassero uno slancio originario al movimento, un impulso dinamico e armonico che potesse unire gesto e psiche.

La instancabile ricerca di una straordinaria forza, per l’appunto di una sorgente interiore dell’animo e di un impulso ritmico e vitale, darà un risultato inatteso all’estetica del costume e al valore artistico di ogni lavoro coreografico delle tre danzatrici, contribuendo allo sviluppo e alla genesi di una tecnica e di uno stile che avrebbe fornito una risposta alle domande di un moderno linguaggio espressivo e coreutico.

L’analisi e la descrizione del messaggio artistico di queste tre artiste non sono affrontati dal punto di vista biografico, bensì sotto forma di riflessione, sciogliendo dei nodi concettuali che riguardano il coraggio e la volontà delle danzatrici di uscire fuori dalle righe.

 

Marius Petipa (1818-1910)                       François Delsarte (1811-1871)

A cavallo dei due secoli rivoluzionari, Ottocento e Novecento, le artiste hanno osato e di conseguenza hanno proposto dei gusti e dei concetti innovativi, anche nel campo del costume, della scenografia, mettendo in discussione il tradizionale spettacolo classico degli “atti bianchi”.

Oltre a creare dei balletti su partiture musicali fuori dal comune ma al contrario originali, in un certo qual modo hanno aperto la strada ad un nuovo modo di danzare, che sarà fonte di ispirazione per molti coreografi e danzatori negli anni avvenire.

Ognuna delle tre danzatrici ha elaborato e divulgato, grazie ai nuovi stili adottati, balletti “moderni”, che saranno ripresi e riproposti sulle scene nel tempo, un esempio è stato il Bolero di Ida Rubinštejn.

Le tre donne non sono state legate necessariamente dallo stile della tecnica o dalle idee, in particolar modo Isadora Duncan e Ruth ST. Denis hanno avuto in comune l’arte di concepire il gesto come significato interiore.

Questo concetto nasce dalla conoscenza della dottrina di François Delsarte (1811-1871), un teorico francese che ebbe un ruolo determinante nel processo di nascita della danza moderna, e le sue teorie si diffusero rapidamente negli Stati Uniti.

Delsarte giunse a codificare un tipo di linguaggio, che riteneva superiore alla voce ed alla parola; pertanto, le tre facoltà prese in considerazione furono: la vita, l’anima e lo spirito.

 

Ruth ST. Denis                                          Isadora Duncan

La sua tecnica non fu solo un nuovo modello di addestramento corporeo, ma un mezzo per sviluppare le energie latenti nell’uomo, per trasfigurarle nell’esito totalizzante dell’arte.

Lo studioso francese che aveva studiato le leggi del movimento e l’espressività dei gesti, aveva avuto una particolare influenza su attori, cantanti e oratori in un periodo in cui era predominante lo stile plastico di pose eloquenti e drammatiche delle dive e dei divi del cinema muto.

Non solo, anche la rievocazione di antiche civiltà greche, orientali ed egiziane fu un nodo fondamentale nell’elaborazione di un personale e del tutto innovativo spirito performativo delle danzatrici, che si avvalsero di rievocazioni antiche per suggerire dei cambiamenti estetici nell’arte coreutica, abituando il pubblico a valorizzare l’arte concepita come imitazione della natura e della realtà.

Inoltre, sia Isadora Duncan che Ruth St. Denis furono promotrici e predisposte alla diffusione, alla ricerca e al progressivo sviluppo del personale pensiero innovativo proteso a ridisegnare i segni gestuali, lo spazio, i costumi, il progetto di effetti scenici legati allo spettacolo.

Entrambe aprirono una scuola di danza, St. Denis in America, mentre la Duncan anche più di una in Europa, ma sfortunatamente quest’ultima fu costretta a chiuderla a causa dello scoppio della Prima guerra mondiale.

Fine I^ parte.

Giulia Volturno.

https://artilibere.info/la-festa-della-danza-la-professione-della-ballerina/

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In copertina: Isadora Duncan (1877 – 1927)

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