domenica, 24 Novembre, 2024 5:19:31 AM

BARI – Come d’Incanto…Isabella d’Aragona e Bona Sforza

di Anna Landolfi.

Un lavoro teatrale dai riferimenti di storia applicata alla didattica, è stata portata in scena in vari istituti scolastici per un progetto dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione della Regione Puglia.

Da una precedente produzione, il

Centro Studi del Mediterraneo Mousikè,

ha elaborato un testo originale, scritto da Patrizia Gesuita

che con la consulenza artistica di Roberto Petruzzelli, attore e regista

e con la regia di Armando Merenda.

Tra i protagonisti nell’opera, i personaggi di

Isabella d’Aragona e Bona Sforza,

madre e figlia di un rinascimento florido di cultura e arte, i soggetti di un lavoro di teatro e danza, arricchendo l’attenzione dei giovani,

pubblico che difficilmente si “porta” in teatro, generazione confusa

dalle influenze dell’uso improprio della tecnologia.

Sara Patruno, Bona Sforza giovane.

Obiettivo del Centro Studi del Mediterraneo Mousikè, come sottolinea Debora Del Giudice, musicista e vice-presidente del Centro Studi, è quello di diffondere e sensibilizare lo spettatore, ad un periodo storico importante, il Rinascimento.

Figure di Isabella d’Aragona e sua figlia, Bona Sforza, furono chiavi di cambiamenti e innovazioni sociali della figura femminile, all’epoca, pura avanguardia.

Angelo De Leonardis, basso baritono.

La proposta teatrale che Debora Del Giudice sottolinea nella video intervista riportata di seguito, è la immediatezza della visibilità artistica data dal suono, dalle danze e dalle interpretazioni degli attori, che rendono lo spettacolo di facile conoscenza sui giovani.

Questa la ragione del successo del tour che  “Come d’Incanto…Isabella d’Aragona e Bona Sforza”, ha avuto nei vari teatri situati nelle sedi degli istituti scolastici.

Armando Merenda, regista.

Progetto nato nel 2017, si sviluppa da un testo che Patrizia Gesuita ha rinnovato amplificando la stesura ad un pubblico più vasto con riferimenti contemporanei, nei quali le due nobili figure, si intersecano nei sogni di un uomo con il quale si aprono argomenti.

Allusioni, illusioni e fatti accaduti alle due nobili, le quali prendono atto che dopotutto, la vita di corte, era una vita nè più nè meno intrisa di astuzie carrieristiche e malsane ardite cospirazioni.

Patrizia Gesuita, Isabella d’Aragona.

Patrizia Gesuita, estrapola il quotidiano vissuto di Isabella e Bona, rendendole donne figlie anche del nostro tempo.

Amori e delusioni che eternamente infliggono l’animo femminile soprattutto quando queste, rappresentano il potere politico e sociale di ongi tempo.

Rosanna Palmisano, Bona Sforza adulta.

Incanto e sogno. L’opera teatrale scorre tra ire e dolci momenti di gioia di vita di corte. L’intriseca malinconia delle “anime”, materializzatesi dal sogno dell’uomo, raccontano e confidano il passaggio delle loro vite fino alla morte.

Allo spettatore, il regista, affida l’umanità di due figure femminili, unite dal destino fausto e infausto di donne amanti più dell’arte che dei loro uomini e in questo, l’impronta colta ed evoluta del testo, identifica Patrizia Gesuita, quale autrice di un post-femminismo di concetto di genere parallelo tra le due epoche.

Anna Landolfi.

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