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BARI – Anna Paola Milea, l’equilibrio di genere nella musica

Se potessimo permetterci una metafora, tolta una sola corda o un solo tasto da uno strumento musicale quale sia un pianoforte o un violino, questi sarebbe tronco.

E’ questa considerazione, una allegorìa letteraria per presentare una delle tre inscindibili corde di una formazione musicale, il Parsifal Piano Trio, che propone, invita e introduce all’ascolto, composizioni di autori noti e meno noti, soprattutto tra le autrici di opere musicali, la pianista e docente di musica, Anna Paola Milea.

Anna Paola Milea. Ph. Rita Chiliberti

Nel corso dell’intervista, la musicista, spiega il percorso intrapreso per eseguire arte e tecnica della musica colta, sfidando, come correttamente dice la pianista in un passaggio dell’intervista, quelle composizioni solite proponendo autrici forse dimenticate o, mettiamola così, non ancora ascoltate dai critici.

Si presenta con una formazione di musiciste con un legame non solo professionale. Nel complesso delle collaborazioni artistiche, l’equilibrio da sostenere perché un gruppo, quale il Parsifal Piano Trio, funzioni al meglio, è necessaria saggezza e pazienza. Si considera colei che tiene le “corde”?

In un certo senso si, non è semplice conciliare caratteri ed abitudini diversi. Ma sono proprio le differenze a rendere stimolante il lavoro “di squadra”. Saggezza, pazienza e flessibilità sono certamente elementi imprescindibili affinché il nostro percorso prosegua in armonia.

Roma, All Saint’s Church, 7 maggio 2023

Non mi fraintenda, non era una domanda di provocazione emotiva. Gliel’ho posta perché ascoltarvi è un piacevole equilibrio interiore che l’ascoltatore prova. Si intende quindi, che tra lei e le sue colleghe, c’è ben di più che il lavoro. Un percorso che comincia nel 2001. Cosa vi accomunava?

Nel corso degli anni il trio ha subito diverse trasformazioni. In realtà della formazione originale sono l’unica superstite: diverse violiniste e violoncellista si sono avvicendate, ma gli elementi che ci hanno sempre accomunato sono l’amore per la musica da camera, il piacere di condividerlo, la curiosità che ci ha spinto a ricercare repertori sempre nuovi ed originali.

Mazara del Vallo, Teatro Garibaldi, 10 marzo 2023

Chi ha scelto chi, per formare il Parsifal Piano Trio?

Nel 2001 è iniziato tutto da un duo violino e pianoforte. Ma subito entrambe abbiamo sentito l’esigenza di esplorare il vastissimo e splendido repertorio per trio. Abbiamo trovato fortunatamente una meravigliosa violoncellista ed abbiamo intrapreso un cammino durato circa dieci anni, esperienza fantastica che ci ha portato a suonare in tutto il mondo. Successivamente, a causa di impegni e scelte individuali, mi sono ritrovata a dover ricominciare più volte, ma con un bagaglio di esperienza importante. La formazione attuale, che ovviamente mi auguro sia definitiva, è stabile da circa tre anni. Difficile dire chi abbia scelto chi, ci siamo scelte a vicenda, anche se sono stata io a contattare entrambe.

La scelta. Il coraggio di suonare e presentare musica e compositori poco noti. Un rischio, le pare?

Potrebbe essere considerata un rischio, ma amo definirla una sfida, e fino ad ora mi sembra una scelta vincente, considerato l’apprezzamento del pubblico. L’esperienza mi insegna quanto sia importante dialogare con la platea e presentare con semplicità i brani proposti.

In duo con Miriam Baumann, Roma, Circolo di Montecitorio, 19 aprile 2023

…e invece apprezzo molto “la scelta” del repertorio del Trio. Con le orecchie contaminate da “branucoli” di facile ascolto, per i quali non è necessario avere un orecchio attento, il coraggio da voi intrapreso, ha attratto un pubblico di qualità. Mi perdoni: ma non è più facile “riempire” platee con le canzoncine, piuttosto che proporre compositori come i fratelli Scharwenka?

Senza dubbio. Ma la nostra strategia è proporre programmi tematici che destino curiosità, oppure affiancare a compositori e brani noti un repertorio poco o per nulla esplorato.

Fossimo indietro di duecento anni, le farei il baciamano: è doveroso. Non che non possa farlo oggi. Ma lei e le sue colleghe, proponete Clara Wieck Schumann, Fanny Mendelssohn e Lili Boulanger, tre donne che all’epoca scardinavano un po’ i “regni” della musica dominati dagli uomini. Mi scusi? Ma i “critici” musicali, dove sono?

Bella domanda. Innanzitutto, nel caso di Clara Wieck e soprattutto di Fanny Mendelssohn, bisognerebbe chiedersi se i “critici” abbiano mai avuto l’occasione di ascoltare la produzione di queste fantastiche compositrici. Non dimentichiamo che il ruolo subalterno rivestito dalle donne nei secoli passati ha fatto sì che non ne venissero valorizzate e tramandate le opere. Alle donne era concesso di studiare musica, ma non di farne una professione, la composizione era esclusivo appannaggio degli uomini. Questa discriminazione ha toccato anche autrici del ‘900 e continua ad avere ripercussioni, anche se ultimamente sembra che i riflettori si siano spostati in parte sul repertorio delle compositrici, peraltro estremamente affascinante.

Roma, Teatro Sala Umberto, 23 gennaio 2022

La meraviglia di proporre le tre compositrici prima citate: le donne “scrivono” musica in modo diverso dai loro colleghi uomini?

Mi permetta una considerazione:anche proporre programmi dedicati esclusivamente alle donne compositrici è una sorta di discriminazione. Se ancora nel 2023 è l’unico modo per riportare alla ribalta tanta musica valida composta secoli fa, purtroppo significa che siamo ancora lontani da una reale evoluzione del pensiero. Esiste musica ben scritta e di spessore, e musica di importanza meno rilevante. Questa dovrebbe essere la discriminante nel proporre il repertorio. Per rispondere alla sua domanda, se penso alla produzione di Lili Boulanger ad esempio, una personalità davvero geniale, vissuta solo 24 anni, non trovo particolari differenze con lo stile dei suoi contemporanei uomini. Inoltre si ipotizza che diversi brani attribuiti a Robert Schumann siano stati in realtà composti da Clara Wieck. Chi può dirlo? Evidentemente non ci sono differenze rilevanti.

Corato (Bari), Festival Pianistico Fausto Zadra, 10 settembre 2022

…e perché nel mare di concerti disseminati in tutta Europa, si suonano molto spesso compositori barbuti con le tube o baffuti con i panciotti? Un fiocco tra i capelli non fa “audiance”?

Credo sia un problema di consuetudini radicate nel tempo, retaggio della discriminazione che le donne compositrici hanno subito nei secoli passati, e in parte ancora presente. In realtà il pubblico apprezza i programmi “al femminile” che proponiamo.

Napoli, Sala Scarlatti del Conservatorio San Pietro a Majella 29 ottobre 2021

Lei è docente di pianoforte al Conservatorio di Frosinone. Con Jalle Feest e Emilia Slugocka, è spesso in tour. E’ una donna di impegni didattici e artistici. E’ pianista, clavicembalista e organista. Certamente anche e ancora tanto studio. A cosa rinuncia per dedicarsi a tutto questo?

Abbiamo tutte e tre diversi impegni lavorativi e familiari, pertanto non è semplice mantenere la regolarità dello studio e delle prove, ma è necessario ed impone sicuramente qualche rinuncia. Personalmente più che di rinunce parlerei di scelte. Generalmente comunque riesco a conciliare il tutto, mantenendo vive anche le relazioni sociali, che rischiano di essere trascurate soprattutto in periodi di intensa attività concertistica.

Un Trio di amazzoni. Direi tre protette da Euterpe. Dopo un concerto, fa analisi di come è andata?

Certamente. Spesso registriamo il concerto, riascoltiamo, ci confrontiamo e discutiamo. Direi che è una consuetudine imprescindibile per migliorare la qualità dell’esecuzione.

L’immediato futuro è…?

Sicuramente tanti concerti in Italia e all’estero. Nel mese di settembre a Roma abbiamo in programma un recital dedicato alla musica contemporanea, comprendente anche brani in prima esecuzione assoluta dedicati al nostro trio. Poi quasi sicuramente la registrazione di un nuovo cd, ma non vorrei svelare troppo…

Una musicista di profondi ideali artistici. Si colloca come artista ma soprattutto, del suo lavoro, ne fà scopo didattico. Credo sia una necessità  filologica: precettore della sua musica, docente di formazione umanistica finalizzata all’arte delle note.

Sono le basi dell’umanesimo. La cultura e le sue diramazioni artistiche, diventano scienze dell’insegnamento. La restituzione spirituale a chi ne ha fatto ragione di vita, è un pensiero non contaminato dalla povertà culturale dilagante. Anna Paola Milea è mentore.

Gianni Pantaleo.

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