di Gianni Pantaleo.
Pensare l’Arte è un’operazione complessa. Presentarla come è stata pensata, ha un notevole investimento di energia, soprattutto di pensiero. Si rischia di farne mercato. Una mostra, un vernissage, una collettiva, sono operazioni di mercato. Una presa d’atto di congrua ovvietà. Il mercante d’arte è un mestiere e i prodotti sono l’arte e i suoi artisti. Il valore di un’opera è intrinseco al valore dell’artista. Meglio egli è presentato dal gallerista, migliore sarà il suo mercato. Naturalmente tutto ciò è supportato dai critici d’arte, anche questi nel contesto del mercato. Nulla da obiettare: l’arte però non appaga solo i sensi e non v’è dubbio che tutti questi mestieranti, ruotino intorno ad un’opera d’arte per fare mercato.
Ma c’è un’altra realtà pensata perché l’arte diventi patrimonio di emozioni. Senza mercanteggiarla o esporla in una fiera. E’ l’arte pensata per un pubblico interessato al contesto nel quale è presentata e dal contenuto di un bene comune, che coinvolge gli artisti a mirare il loro talento verso un solo orizzonte: mostrare ai partecipanti la loro visione di realtà che sfuggono agli occhi dello spettatore, distratto dal suo vivere quotidiano, occupato dalle frenesie della vita urbana. Fermarsi. Riflettere. Se non da soli, lasciarsi trasportare da due degli operatori delle arti che quel pomeriggio, hanno fermato il tempo concentrando l’attenzione in uno degli spazi dove la memoria di un passato è rimasta lì, sopita e immobile, dando vita ad una delle mostre meglio pensate: “I colori del millennio”, ospitata nel Casale di Balsignano, antichissimo borgo medievale.
Affreschi del Casale di Balsignano (X/XI sec.)
Per i mille anni della nascita di Modugno, cittadina della provincia di Bari, amministrata da una classe politica attenta al benessere dei cittadini e alla sua sensibilizzazione alla storia stessa della loro città, l’evento è stato organizzato con l’attento impegno dell’Associazione Letreimpronte, rappresentata da Daniela Saliani, pittrice e dal prof. Raffaele Macina, direttore del magazine “Nuovi Orientamenti” e ricercatore storico-culturale del nostro territorio. Due le considerazioni che mi hanno colpito ascoltandoli.
Daniela Saliani Prof. Raffaele Macina
Daniela Saliani, artista del nostro tempo, sorprende per la sua sensibilità al passato. Ha la ragione di studiare quello che si è oggi, figli del passato. Presenta un’opera nella quale concentra l’attenzione sulla più nobile delle attitudini di un uomo: l’intelligenza. Distintivo che identifica l’essere umano da tutti nel Creato. Ammonisce, protegge, tutela una comunità dagli, potrei dire purtroppo, naturali istinti di sopraffazione e potere. Giuste le rappresentazioni dello “sberleffo”, rappresentata sulla tela, con tecnica acrilica, (tecnica artistica adottata dai pittori contemporanei, n.d.r.) e che lei usa rappresentando simboli da sempre della pittura classica e rinascimentale, alludendo alle ironiche espressioni dell’uomo: il Male, la Gola, l’Invidia… e rappresenta con una maschera, in tono canzonatorio, chi del potere ne fa scopo di vita. Dallo scudo del Comune di Modugno, impera l’Intelligenza a guardia della città. Simbologie di immediata comprensione e anche amore per la propria comunità. E’ qui, da inizio articolo, aggancio il pensare l’Arte: è Daniela Saliani che ci spiega che “pensare” una mostra d’arte è complessa. Posso parafrasare con il termine, operazione manageriale, operazione necessaria perché 21 artisti siano nello stesso luogo e tutti con un solo fine: mille anni di storia di una città raccontata con i loro occhi. Artisti della percezione di uno spazio, artisti di quella prospettiva che sfugge ai più. L’Arte ha questo compito: educarci a osservare, a emozionarci e trasmetterci il senso della storia. “I colori del millennio” è un atto d’amore per Modugno. Non abbastanza vicina ma nemmeno tanto lontana dal capoluogo da poterne essere protetta dalla contaminazione culturale di un centro urbano. Modugno conserva la sua identità e per apprezzare simili emozioni, bisogna allontanare la propria visione dalla città e solcare un altro orizzonte, quello delle più vivibili cittadine, satelliti di un pianeta. La Luna brilla più della Terra e spesso restiamo con il naso all’insù.
Sinergia di lavoro è stata la collaborazione del prof. Raffaele Macina. Presa la parola e con pacato tono, spiega: “La mia è passione. Nessun altro fine se non la ricerca. Scavare la storia entrando nella storia”. Solo un filantropo del pensiero si presenta così. Apprezzo chi sparge le proprie passioni come un contadino sparge chicchi di grano, egli sparge sapienza. Lo dimostrano l’assoluta assenza di interessi materiali. Non mercifica l’Arte. La considererei blasfemia. La sacralità di un luogo è un dogma. Non lo discuti, lo accetti. La percezione stessa di un’opera d’arte è ragione di assunzione di un messaggio dal contenuto emotivo. Quelle pietre, quegli affreschi, quelle scale, le stanze, gli archi, le pareti percorse dalle opere degli artisti intervenuti, credo siano la prova che la passione del prof. Macina sia ben ripagata da tutti coloro i quali erano presenti: pubblico e artisti. Non basta: se le parole volano, c’è un documento che resta, stampato, redatto, impaginato: “Nuovi Orientamenti” è un magazine diretto dal professore. Contesto quando si dice: “…ormai non legge più nessuno”. Certo che è vero! Ma contesto! Sensibilizzare alle Lettere è cosa ardua e stampare la carta è coraggio. Rivivere luoghi del passato è atto di coraggio.
I Musici Viatores
Tendenzialmente proiettati al domani, accerchiati da informazioni telematiche, saturi di un vuoto interiore, eventi di questa importanza, scardinano l’ingenua ignoranza emotiva delle generazioni dopo la mia. Deduco, quindi, che pensare l’Arte è quel compito che responsabilmente, si assumono artisti e intellettuali della parola perché il piacere dell’Intelligenza è la sua applicazione al nostro vivere quotidiano. Privilegio concessoci e qui ringrazio a nome di tutta la redazione, una breve esecuzione de i “Musici Viatores” che saltando indietro nel tempo, ci hanno incantati con le sonorità di un tamburello con i sonagli e una viella, uno strumento musicale a corde strofinate del Medioevo.
Eravamo al Casale di Balsignano, un tardo pomeriggio di un venerdì 10 di settembre dell’ a.d. 2021, con: Lara Grando, Luisa Valenzano, Vincenzo Pentrelli, Ivo Falchi (alias Vito Falcicchio), Vito Nicola Valerio, Anna De Palma, Matteo Monacelli, Giuseppe Trentadue, Gilda Maggio, Mariangela Cassano, Roberto Sibilano, Maddalena Marfelli, Grazia Donatelli, Vito Monacelli, Pino Potito, Luciano Pentrelli, Franco Rinaldi, Chiara Giuliani, Palmo Lacalamita, Giovanni De Serio.
Gianni Pantaleo.
https://www.youtube.com/watch?v=uVprJLOLYo4
https://www.youtube.com/channel/UCog24mfpHYJUAJIAGSf49aw
In copertina: “l’Intelligenza” di Daniela Saliani.
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