mercoledì, 25 Dicembre, 2024 7:59:53 PM

Costantino Kavafis, uno di noi

di Valeria Cristiano.

Costantino Kavafis, ovvero uno dei più grandi poeti greci ed europei, e nello stesso tempo un oscuro dipendente del Ministero dei Lavori Pubblici di Alessandria d’Egitto. Nessuna vita avventurosa, sebbene avrebbe potuto esserla, dato il trasferimento della famiglia a Londra dopo la morte del padre, agiato imprenditore nell’import-export prima in Egitto e poi a Istanbul. No, lui trascorre con la famiglia il tempo dovuto e poi torna ad Alessandria d’Egitto. A casa. E lì trascorre tutta la sua vita. Come tante anime elette (così dicono alcuni detti antichi) nasce e muore nello stesso giorno, al compimento dei 70 anni, nel 1933; e salvo una cerchia di amici intimi, nessuno lo conosce come poeta. Ha pubblicato qualche librettino in proprio, senza rivolgersi ad un editore. Sembra che abbia fatto di tutto per restare nascosto, chiuso in se stesso, aperto ed intimo solo con pochi. Anche sulle sue opere, prima di morire, attua un drastico ridimensionamento: salva 154 poesie.

              Costantino Kavafis (1863-1933)

Dopo la sua morte, però, il suo talento esplode. Forse perchè non più compresso e costretto nell’ombra dal suo legittimo proprietario. Le sue 154 poesie vengono stampate, poi è il turno delle prose, infine tocca ai componimenti rifiutati. Tutti i libri hanno una grande fortuna e in neanche un secolo le sue opere sono tradotte in molte lingue. In Italia nel 2020 viene pubblicata l’opera omnia. L’anima di Costantino Kavafis emerge nei suoi componimenti: l’ironia, la profondità dei suoi pensieri, ciò che pensa della vita, il suo modo di intendere i sentimenti e l’amore. Ma poco alla volta, un microscopico frammento qui, uno là. Capita che l’anima esca fuori nonostante la sua volontà di tenerla nascosta. Come dichiara lui stesso:

“Da quanto ho fatto, da quanto ho detto

di scoprire non cerchino chi fui.

Di me le azioni impercettibili

e dei miei scritti quelli più velati –

sarà solo lì che capiranno”

(Segreti, “Poesie inedite” 1924)

 

                    Londra                                              Alessandria d’ Egitto

Perchè un così grande talento abbia deciso di nascondersi così accuratamente, non sappiamo. Possiamo immaginarlo, forse dedurlo, sulla base di studi psicologici che sono oggi patrimonio comune. O anche sulla base della logica: chi si nasconde, se non chi ha paura di essere ferito, magari a causa di un segreto, di un qualcosa che non tutti potrebbero accogliere?

“Senza riguardo, senza pudore né pietà,

m’han fabbricato intorno erte, solide mura.

E ora mi dispero, inerte, qua.

Altro non penso: tutto mi rode questa dura

sorte.

Avevo da fare tante cose là fuori.

Ma quando fabbricavano fui così assente!

Non ho sentito mai né voci né rumori.

M’hanno escluso dal mondo

inavvertitamente”

(Mura)

Costantino Kavafis, particolare del 1948 di Nikos Engolopoulos (1907-1985), pittore e poeta surrealista.

E’ un Costantino pubere quello che scopre la sua omosessualità. E’ forse questo il suo segreto? Oggi il piccolo Costantino sarebbe forse vittima dei bulli, ma una volta cresciuto potrebbe vivere la sua vita come la desidera. Soprattutto in una città come Londra. Il piccolo Costantino invece cresce fra Alessandria d’Egitto e Londra, ma sceglie di tornare in Egitto. Forse a Londra avrebbe potuto avere una vita meno nascosta, ma evidentemente non è questa la sua priorità. No, la sua priorità è riconnettersi con la cultura dei suoi avi. Una cultura eroica, quella di Achille e di Eracle, quella in cui la mascolinità vive il rapporto di filòs – amico – senza limiti imposti, ed in cui anche Costantino può sentirsi a suo agio.

“E’ venuto per leggere. Aperti,

due, tre libri, di storici e poeti.

Ha letto appena per dieci minuti.

Poi basta. Sul divano

sonnecchia. E’ tutto intero dei suoi libri

pure, ha ventitrè anni; è molto bello.

E questo pomeriggio è passato l’amore

nella carne stupenda, nella bocca.

Nella sua carne ch’è tutta beltà

corsa è la febbre della voluttà.

Senza grottesche remore alla forma del piacere…

(E’ venuto per leggere)

Poeta della vita in tutte le sue sfaccettature, e come per tutti l’amore di fondamentale importanza:

Ormai la loro voluttà vietata

è consumata. S’alzano, si vestono

frettolosi e non parlano.

Sgusciano via furtivi, separati. Camminano

per via con una vaga inquietudine, quasi

sospettino che in loro un so che

tradisca

su che sorta di letto giacquero poco fa.

Ma dell’artista come s’arricchisce la vita!

Domani, doman l’altro, o fra anni, saranno

scritti i versi gagliardi ch’ebbero qui origine.

(L’origine)

Niente di melenso o stucchevole nell’amore, come in nessun altro aspetto della vita. Kavafis è profondo, intellettualmente lucido, tagliente, come nelle Invasioni barbariche:

“Che cosa aspettiamo così riuniti nella piazza?

Stanno per arrivare i Barbari oggi.

Perchè un tale marasma al Senato?

Perchè i Senatori restano senza legiferare?

E’ che i Barbari arrivano oggi.

Che leggi voterebbero I Senatori?

Quando verranno, i Barbari faranno la legge.

Perchè il nostro Imperatore, levatosi sin dall’aurora,

siede su un baldacchino alle porte della città

solenne e con la corona in testa?

E’ che i Barbari arrivano oggi.

L’Imperatore si appresta a ricevere il loro capo.

Egli ha perfino fatto preparare una pergamena

che gli concede appellazioni onorifiche e titoli.

Perchè i nostri due consoli e i nostri pretori sfoggiano la loro rossa toga ricamata?

Perchè si adornano di braccialetti d’ametista e di anelli scintillandi di brillanti?

Perchè portano i loro bastoni preziosi e finemente cesellati?

E’ che i Barbari arrivano oggi e questi oggetti costosi abbagliano i Barbari.

Perchè i nostri abili retori non perorano con la loro consueta eloquenza?

E’ che i Barbari arrivano oggi. Loro non apprezzano le belle frasi né i lunghi discorsi.

E perchè all’improvviso questa inquietudine e questo sconvolgimento?

Come sono divenuti gravi i volti!

Perchè le strade e le piazze si svuotano così in fretta

e perchè rientrano tutti a casa con un’aria così triste?

E’ che è scesa la notte e i Barbari non arrivano.

E della gente è venuta dalle frontiere dicendo che non ci sono affatto Barbari.

E ora che ne sarà di noi senza Barbari?

Loro erano una soluzione.”

Non si può parlare di Costantino Kavafis senza citare la sua splendida Itaca. Metafora della vita che è un viaggio da godere intensamente, intellettualmente, con i sensi, con la gioia, con l’anima e con il cuore. Visitando mercati e scoprendo cose nuove, ogni giorno. Vivendo con la pienezza a cui siamo chiamati, qualunque sia il nostro Credo. E a noi, che il poeta amiamo, non resta che sperare che la sua vita sia stata un viaggio meraviglioso.

Valeria Cristiano.

https://it.wikipedia.org/wiki/Konstantinos_Kavafis

https://poesiainrete.com/2020/12/06/segreti-konstandinos-p-kavafis/

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