di Anna Landolfi.
Una considerazione è necessaria: la storicità di una lingua madre di un territorio, è figlia di una cultura antichissima custodita e protetta dall’arte.
Non è un’affermazione da poco. Professionisti dell’arte sono i custodi delle tradizioni e tra loro c’è chi ne fa una missione. Altrimenti non ci sarebbe futuro e per osservare come si evolve una cultura, è necessario guardarsi indietro.
Il passato è la storia e cancellare la storia o negarla, è un atto di blasfemìa. C’è una “sacralità” culturale che parla degli uomini.
Raccontarla ad un pubblico attento e interessato alla storia è l’operazione artistica che la Compagnia Teatrale Vincenzo Tisci ha presentato il 9 aprile scorso al Teatro Abeliano di Bari.
Un teatro storico che ha ospitato un pezzo di storia della città: “La portapannere”, ovvero, “La portabandiera”, opera teatrale di un fatto realmente accaduto e che il m° Nico Salatino, attore e regista, nonché ricercatore dei fatti accaduti, ha riportato con una sceneggiatura molto vicina alla realtà dei fatti nonostante la protagonista, Anna Quintavalle, sia stata una donna vissuta a fine ‘800.
Molto vicina alla realtà perché il maestro è “…colonna portante di quella cultura e tradizione del dialetto della nostra città, perché è egli stesso il rappresentante meglio accreditato della baresità antica.”.
Parole queste espresse dall’Assessore alle Politiche Culturali e Turistiche del Comune di Bari, Ines Pierucci, attenta assessore, profonda sostenitrice della cultura della città di Bari ed ella stessa di grande sensibilità per le arti.
Anna Maria Tisci interpeta Anna Quintavalle.
Proprio il verismo di Nico salatino, ha permesso che la ricerca su Anna Quintavalle, fosse la più verosimilmente vicina all’accaduto di quel 27 aprile 1989, perché sono le sue origini baresi a rendere attendibile questo imponente lavoro teatrale.
In un precedente articolo, “La portapannere” era stata presentata come un evento di importanza storica e artistica della città di Bari.
La rappresentazione ha dato ad Anna Quintavalle, la dignità di una donna ribelle al sopruso dei potenti e magistralmente interpretata da Anna Maria Tisci. Nell’intervista rilasciata al nostro magazine, l’attrice rivelava quanto di questa donna, ne percepiva la sua determinazione.
Quella femminilità (Anna Quintavalle era moglie e madre n.d.r.) che si rivela essere la naturale e istintiva protezione verso i deboli, segno di un disagio condiviso dal popolo rappresentante la società oppressa dai burocrati dell’epoca. Anna Maria Tisci “diventa” Anna Quintavalle con la consapevolezza che i “moti” ribelli del tempo, non cambiano lo status di una donna: in quanto donna non sono schiava.
Ma tutti gli interpreti hanno dato vita ai personaggi del vissuto della portapennere. Monica Angiuli, nel ruolo di Vagghie Vagghie, la venditrice dei farinacei, tra i quali anche la crusca, residuo della macinazione del grano e quindi di basso potere nutrizionale, che intima ad Anna Quintavalle di comprarla se non ha soldi per la farina.
Nonostante interpreti una donna velenosa e senza pietà, dà al ruolo, quell’astio di una mercante, lei stessa schiava dei soprusi dei potenti.
In scena anche Lilia Pierno, professionista del teatro vernacolare barese, interpreta la popolana sobillatrice con Anna Quintavalle, lei stessa vittima della miseria imperante tra la povera gente della città vecchia. Aldo Fornarelli, storico attore della Compagnia Tisci.
Versatilissimo interprete di un vastissimo repertorio teatrale barese, qui in veste di gendarme. Con la sua sempre pacata professionalità, l’attore riesce a porsi con la “ribelle” Anna, con tono ragionevole, sensato, il suo compito è quello di redarguirla, senza arroganza e quasi comprendendo le ragioni della donna.
Presenza essenziale in un contesto popolare, Aldo Fornarelli copre un ruolo primario nell’opera.
E così tutti magistralmente diretti dal m° Nico Salatino: cito Michele Mongelli, Ivana Masi, Monica Angiuli, Gianluca Salatino, Anna Maria Damato e la giovanissima Chiara Carelli, il popolo, le amiche, gli uomini del borgo, rappresentanti ognuno le vite comuni nei bassi dei vicoli lastricati dalle chianche (lastre di pietra chiara tipica di molte architetture pugliesi, n.d.r.), delle strette vie della Bari Vecchia.
La drammaticità trasmessa nel racconto, anima lo spettatore rendendolo partecipe all’emozione provata in quel contesto di quell’anno, di quel luogo del tempo.
E’ come avere trasportato il pubblico indietro ne tempo, riportandolo nello spazio realmente vissuto dalla portapannere.
E’ qui che il m° Nico Salatino, dimostra la sua professionalità per l’amore della città: Bari. La magia del maestro si presenta tutta nel primo atto.
Con le atmosfere create da Damiano Pentassuglia, lighting designer e Pasquina Neglia al suono, il sipario si apre su un mondo fantastico, dove le anime di ogni singolo personaggio, sono sospesi nel loro sereno vissuto di uomini e donne lontani dalle nefandezze e che tornati terreni, affronteranno le cause di quelle ingiustizie che a distanza di più un secolo, imperano ancora tra noi.
Gradita la presenza tra il pubblico, delle Istituzioni, già citata l’Assessore del Comune di Bari, Ines Pierucci, un sentito grazie personale dal m° Nico Salatino, è stato reso platealmente pubblico a Italo Carelli, Consigliere Comunale e Vice Presidente Commissione Pari Opportunità del Comune di Bari, a Gaetano Colella, Consigliere del Municipio 1 di Bari e ad Alfonso Pisicchio, Assessore Pianificazione Territoriale Regione Puglia (Urbanistica, Assetto del Territorio, Paesaggio, Politiche abitative) e ai rappresentati del Teatro Pubblico Pugliese che grazie all’interesse suscitato per “La portapannere”, hanno permesso la realizzazione dell’opera.
Nico Salatino, visibilmente emozionato e il cast tutto, hanno applaudito dal palcoscenico, i presenti e il pubblico, perché gli applausi sono anche da chi in scena ringrazia chi si è emozionato con loro.
Anna Landolfi.
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In copertina: Nico Salatino.