mercoledì, 25 Giugno, 2025 10:34:03 AM

Ravenna – La torta di mele

di Rita Farneti.

Collocata dentro un panno gingham, una torta di mele in crosta di zucchero si raffredda sul davanzale di una fattoria del Midwest. Niente potrebbe essere più americano. Ufficialmente americano.

Con queste parole inizia il pezzo del giornalista Raj Patel sulla torta di mele o, meglio, sull’ingiustizia razziale in fatto di alimenti, apparso su The Guardian a maggio 2021.

Raj Patel

Vantato come dolce tipicamente americano – è infatti usuale l’espressione as american as apple pie –  la torta di mele sembra però diventata anche pomo della discordia, per aver suscitato, nella forma di simbolo, una querelle di interrogativi inerenti il significato della parola identità.

E’ quella della mela americana un’identità acquisita propriamente? Di certo per l’autore dell’articolo molti sono i dubbi: da un lato mette in discussione il significato del radicarsi,  dall’altro  critica la facilità con cui si tende ad  attribuire ad un padrone unico un bene di cui al massimo si può essere proprietari, in molti casi anche comproprietari.

Dall’analitico studio di Rebecca Claire Bunschoten, “As American as Apple Pie: The History of American Apple Pie and Its Development into a National Symbol”, si apprende che nel Dipartimento della difesa americano, fra i simboli che legittimano l’America in quanto tale, è presente la torta di mele (accanto alla    bandiera a stelle e strisce, alla statua della libertà, al baseball, alla dichiarazione d’indipendenza e all’immagine del cowboy).

Raj Patel, nel dirsi molto perplesso sulla veridicità dell’espressione as american as apple pie, affronta un tema di per sé delicato e spinoso, quello del diritto di intestarsi un cibo come alimento nazionale tout court.

Con tutti i significati altamente simbolici che ne derivano e che si suppone lui, giornalista, londinese di nascita, madre keniota e padre nato nelle isole Fiji, sia in grado di cogliere con peculiare sensibilità.

Nella prefazione l’autore stabilisce che la torta di mele, un tempo simbolo dell’America, non risulta così americana come usualmente si ama supporre.

Inevitabile il sollevarsi di una polemica talmente accesa da creare addirittura una classifica, rigorosamente british, sul valore di un giornalista.

Eccellenti dunque le firme che scrivono su testate quali Autocar, Angling Times e Shooting Weekly, meno talentuose altre, in quota al Fleet street, poco validi i giornalisti televisivi e, ultime fra gli ultime, le firme del Guardian. Con buona pace, ovviamente, di Raj Patel.

L’articolo delinea un percorso a ritroso nel tempo, ben oltre quel settembre 1620, mese in cui i Padri Pellegrini, a bordo del Mayflower, salparono dalla britannica Plymouth per approdare, due mesi più tardi, nella baia di Cape Cod, attuale stato del Massachusetts.

Per quanto gli inglesi siano altrettanto convinti dell’origine autoctona della torta di mele, il frutto è testimone di peregrinazioni, passaggi ed anche molteplici transazioni (considerata la provenienza originaria dall’attuale Kazakistan e l’evoluzione dei meli botanici, risalente addirittura al Neolitico).

Nel tempo per il dolce si è fatto ricorso all’uso di ingredienti in sintonia con gusti e tradizioni, usando alimenti disponibili in quell’area geografica.

farneti

ed azzarda l’uso del lessico vigente nell’Impero Ottomano.

Importata la mela dai coloni europei, la torta (di mele) si conquisterà nel tempo piena approvazione, al punto che il primo libro di cucina americano, l’American Cookery, pubblicato nel 1796, conterrà ben due ricette per il dessert a base di frutta. 

Pellegrino Artusi (1820-1911)

Anche il nostro Pellegrino Artusi non sarà da meno, proponendo nel 1891, all’interno dell’arcinoto manuale “La Scienza in cucina e l’arte di mangiare bene”,   due dolci alle mele, una ciarlotta di mele e la più classica mele all’inglese.

Per John Lehndorff, membro dell’American Pie Council, l’espressione as american as apple pie rappresenta già di per sé una mistificazione.

Da vero pie expert e food editor del Boulder Weekly, come recita il suo profilo Facebook, al di là di ogni ragionata   e ben argomentata analisi –  sia la mela un simbolo fasullo oppure diventi più verosimile la sua appartenenza yankee –  Lehndorff considera la torta molto  più di un semplice dolce.

Apple pie became emblematic of a very specific American ideal: wholesome, hearty, pure, and noble. This symbolism also carried the implication that the dish itself is native to the United States, a mindset that echoes a tradition of willful ignorance of white colonialism*.

John Lehndorff

Resta comunque in campo una problematica identitaria, per così dire razziale, tanto più che il tradizionale panno di cotone, nel quale, usualmente, s’avvolge la torta perché raffreddi, viene da Raj Patel battezzato come prova ulteriore della fondatezza della questione razziale.

Infatti, prosegue l’autore stesso, il commercio del cotone ha lasciato in molte nazioni il segno del capitalismo di guerra, rendendo schiavi uomini prima liberi e sterminando milioni di indigeni in USA.

Nonché milioni di africani e loro discendenti lungo la ben nota tratta transatlantica, contribuendo a gettare le basi della finanza, della polizia e del governo, elementi di potere che fino ad oggi hanno avuto un peso nel fare degli Stati Uniti il paese che sono.

Rimane, in punta di piccola forchetta a tre rebbi, quella usata per le torte, una riflessione, di certo ovvia: questo dolce concentra e rielabora il modo in cui tante culture, nella forma di tradizione culinaria, si sono incontrate, intrecciate ed amalgamate, costruendo di volta in volta qualcosa di nuovo.

Forse anche noi sapiens sapiens possiamo pensarci dei trapiantati, magari il frutto di innesti vari in grado di renderci meticci almeno quanto la  torta di mele.

Riferimenti in bibliografia

*N.d.R .La torta di mele divenne l’emblema di un ideale americano molto specifico: sano, sostanzioso, puro e nobile. Questo simbolismo implicava anche che il piatto fosse di per sé originario degli Stati Uniti, ben aderendo dunque ad una vecchia mentalità che sostiene ed enfatizza una tradizione di ostinata ignoranza del colonialismo bianco.

Rita Farneti.

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