lunedì, 29 Aprile, 2024 12:44:23 PM

BARI – Sabrina Biscese – “Un amore da sogno” – II parte

La seconda parte del racconto dell’estate di Sabrina Briscese. Le paure, i timori, i dubbi di un’adolescente di fronte all’amore.

E’ dettagliata nelle emozioni, l’autrice. Il racconto è il sentimento provato in quella età che scuote i battiti del cuore perchè si affaccia all’amore.

Le confidenze, gli intimi desideri. Sabrina Briscese li descrive provandoli su se stessa. Questa “simulazione” emotiva, le permette di viverli e di raccontarceli.

Un’operazione letteraria necessaria per dare al lettore, la corretta visione dei primi sussulti del cuore.

Sabrina Briscese

Non riuscivo proprio a ragionare. Poi mi calmai, tirai un grande respiro e gli scrissi: “Sto bene grazie, avevo solo avuto un forte mal di testa, avevo caldo”. – E lui: “Ok, l’importante è che ora ti senti meglio, comunque volevo chiederti una cosa” . Poi nulla. Il messaggio finiva lì.

Non capivo, magari mi stava chiedendo di diventare amici e poi chissà, ma probabilmente non aveva il coraggio, così aspettai. Ma passato ormai qualche minuto senza spiegazioni, decisi di domandargli cosa volesse chiedermi. Lui rispose con un laconico – Niente – e cancellò il messaggio precedente. Mi sentii morire! “Ma allora non ne vuole sapere di me” esclamai con un misto di rabbia e delusione.

Me ne andai a letto con le lacrime agli occhi e non riuscii ad addormentarmi per molto tempo. Il giorno dopo, con due occhiaie da far paura, andai a scuola intontita per il poco sonno. – Che nottataccia. – Mi accorsi che vicino all’entrata, mentre stavo per iniziare a parlare con le mie amiche, Tommaso sembrava guardarmi.

Maria lo notò subito e mi disse: ”Tommaso ti sta guardando, hai visto che ieri è andata bene!” dopo questa esclamazione intervenne Luisa: “Cosa è successo ieri?” chiese incuriosita. Le raccontammo tutto e aggiunsi anche che quando Maria se ne era andata lui mi aveva scritto quello strano messaggio.

Maria alla fine del racconto esclamò: “Magari ti voleva chiedere di uscire, ma non ha avuto il coraggio, sarà timido.” Tutte fummo d’accordo, il suo improvviso silenzio sembrava troppo strano. Entrammo in classe. Non riuscivo a concentrarmi sulla lezione e disegnavo i cuoricini sul banco.

Non vedevo l’ora che ci fosse la pausa per andare alle macchinette, magari l’avrei incontrato. E così fu. Come era bello. Me lo mangiavo con gli occhi. Lui mi salutò e cercò di dirmi qualcosa, ma apparve quel rompiscatole del fratello, Gabriele, che gli chiese di seguirlo. Era una cosa urgente.

E lui se ne andò. Non ci potevo credere, era lì di fronte a me, e me lo avevano portato via. Tornai in classe sconsolata, ma ancora con tante speranze. Passò qualche giorno ed andammo in gita con altre classi, tra cui quella di Tommaso.

Non ci eravamo né visti né sentiti da una settimana, cioè da quando lo avevo incontrato alle macchinette. Già la prima sera Tommaso si avvicinò a me e al mio gruppo e ci invitò a parlare con i suoi amici. Noi accettammo e iniziammo a conversare e a ridere insieme, e notai che lui mi guardava insistentemente, ma quando mi volgevo dalla sua parte distoglieva lo sguardo arrossendo.

Che dolce timidone. I giorni passavano e ogni sera noi ragazze ci univamo al gruppo di Tommaso, finché all’ultima Gianluca ci chiese: ”Potremmo creare un gruppo, così ci vediamo più spesso”. Maria subito esclamò ”Sì certo è un’idea favolosa” e mentre lo diceva mi fece l’occhiolino.

Ci scambiammo i numeri di telefono e creammo il gruppo. Arrivò il sabato successivo. Tommaso e Gabriele ci avevano invitate da loro per festeggiare il loro compleanno. La casa era grande e con un ampio salone. Al centro c’era un grande tavolo apparecchiato, che attendeva che noi ci avvicinassimo per gustare i cibi che erano pronti per la festa.

Tommaso ci fece vedere la sua camera, dipinta di bianco e verde, con un letto a castello e vari poster di calciatori appesi alle pareti. Di fronte, dalla porta aperta, si intravedeva la stanza della sorella, tappezzata di immagini di cantanti.

Facemmo il tour della casa: ampia, luminosa e moderna. Poi ci sedemmo sul divano a ricordare la gita appena passata, lui a parlare della sua classe e noi della nostra. Suonò il citofono, era Gabriele che insieme alla mamma e alla sorella era andato a prendere la torta.

La mamma di Tommaso ci salutò con un dolce sorriso che me la rese subito simpatica. Lei se ne andò in cucina, mentre la sorella Valeria rimase con noi a parlare. Aveva 13 anni, frequentava il terzo anno delle medie e si sarebbe iscritta al Classico, come Tommaso. Sentimmo di nuovo il cicalino del citofono, erano gli altri e così iniziammo a giocare a carte, a mangiare le pizzette, i panzerotti e i vari salumi sparsi sul tavolo, e poi tornammo a parlare della gita a Roma.

Finalmente arrivò la torta con la scritta: Buon Compleanno Gabri e Tomas e il numero 17, e poi ballammo fino a mezzanotte.

Fine seconda parte.

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