sabato, 27 Aprile, 2024 6:40:50 PM

CAGLIARI – Gabriele Congiu, un artista senza catene

Si respira quando sei di fronte ad un artista che ha ali libere. Vola. E vola senza sentirsi “ingabbiato” nella banalità del perbenismo ipocrita dilagante dei nostri giorni.

Eh, sì: perbenismo ipocrita, perchè avere il coraggio di ribellarsi, ha un costo altissimo. Sei messo fuori dalla società e seguire i diktat di questa società, appiattisce le menti, ti vesti di lana e segui il gregge.

Gabriele Congiu sgancia le catene, scardina i luoghi comuni e libero, ci trasmette quelle emozioni che ci aprono le menti.

Il prezzo della libertà di pensiero ha un costo altissimo e se siamo in pochi a pagare questo prezzo, ben vengano le insurrezioni culturali.

Le rivoluzioni artistiche hanno il beneficio di rendere migliori gli uomini. Lui, Gabriele Congiu, insorge e produce l’arte delle emozioni.

Impariamo a conoscerlo meglio.

Restiamo in un contesto ampio: ha doti. Queste nel corso della sua crescita, si acuiscono e le approfondisce. Ma la domanda diventa questa: quando ne ha preso consapevolezza?

Se dovessi scegliere un preciso momento storico, in cui ho iniziato a prendere consapevolezza, è stato in quarta superiore, all’Istituto Tecnico Industriale D. Scano di Monserrato (CA), durante una riunione di istituto, dichiarando ai presenti il seguente pensiero: Il lavoro deve dipendere da me e non io dal lavoro, e il mio lavoro si deve basare esclusivamente impiegando le mie diverse doti artistiche”.

Questa mia citazione mi ha accompagnato fino ad oggi, senza mai essere messa in discussione, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà.

È solito pensare che i geni delle arti, nascano in famiglie di artisti. La sua giovinezza, lei è figlio d’arte?

Non sono un figlio d’arte, mio padre ha fatto l’operaio FIAT e mia madre la casalinga. Nonostante non potessero supportarmi dal punto di vista artistico, mi diedero piena libertà decisionale, carta bianca per inseguire i miei sogni.

Una delle poche frasi che mio padre mi disse è stata:Segui le tue passioni, creati il tuo lavoro, perché se entrerai da operaio in un’azienda uscirai da operaio, come ho fatto io. Quello che posso fare per te è assicurarti un tetto e un piatto di pasta… il resto te lo devi costruire tu.”

Con una frase ha voluto responsabilizzarmi e indirizzarmi verso quello in cui credeva più consono per me.

Bene: questo ci fa intendere che la sensibilità e la cognizione per specifiche materie sono di tutti. Ma poi subiamo influenze. Quale tra le sue attività di artista, la convinse che il percorso da affrontare, era quello?

Ogni persona ha delle sensibilità e proprietà che spesso vengono sminuite perché si tende a seguire quello che la società ci impone, o peggio, il volere di alcune persone. Inevitabilmente subiamo sempre delle influenze, che possono rivelarsi costruttive o distruttive.

Nel mio caso ho sempre ascoltato le mie sensazioni e quando qualcuno ha cercato di impormi una direzione o sottolineato che non ero portato per determinate attività, ho fatto il contrario e a maggior ragione di testa mia.

Il disegno manuale e poi la grafica digitale sono state le prime attività che mi hanno confermato che il percorso lavorativo intrapreso era quello giusto, quello che volevo fare, mentre la musica inizialmente era soltanto una passione secondaria e non pensavo che potesse invece con il tempo maturare e diventare qualcosa di molto importante.

Ho difficoltà a mirare le sue attitudini artistiche. Il disegno, la musica, la composizione musicale, la letteratura. Una gemma dalle facce tutte brillanti. Nel senso che, presa in mano, ognuna di esse ha una sua luce. Facciamo così: ordiniamo la sequenza temporale degli interessi artistici e diamo una genesi. Da cosa comincia?

Sicuramente il primo corso di pittura su stoffa a 9 anni, nel 1979, organizzato dalla Scuola Elementare di Via Cimabue a Quartu S.E. (CA), mi ha aperto un mondo a dipingere le rose su stoffa.

Prima di quel corso mi cimentavo solo a disegnare a matita su un quaderno a quadretti dei robot di mia fantasia, ispirato dal cartone animato giapponese Jeeg Robot.

Nel 1983 il regalo di una piccola tastiera bianca della Casio a 49 tasti, fu un elemento che mi avvicinò alla musica da suonare e non solo da ascoltare, cercando da autodidatta di riprodurre i ritornelli dei brani di musica elettronica del periodo, i primi furono Just Can’t Get Enough dei Depeche Mode e Face to face heart to heart dei The Twins.

La mia timidezza nell’adolescenza non faceva presagire nulla di buono, infatti alle superiori, l’insegnante di italiano mi diceva che non ero portato per le materie umanistiche, non ero in grado di esprimermi facilmente e di scrivere.

Gabriele Congiu, Andrea Tirimacco

Io non l’ascoltavo e allo stesso tempo mi chiudevo in me stesso, con l’esito finale di ricevere sempre voti insufficienti, riscattandomi all’esame di maturità e poi dieci anni dopo, ritornare all’Ist. D. Scano, in qualità di docente di computer grafica, dove gli allievi furono i miei ex docenti; grande soddisfazione e rivincita.

La svolta come scrittore avvenne nel 1995 quando iniziai a collaborare con una rivista tecnica, Mondo AutoCAD della Franco Ziviani Editore, occupandomi di scrivere articoli tecnici sull’uso di AutoCAD per disegnare in 3D.

L’esperienza editoriale durò 5 anni e grazie a questo mi portò a realizzare il mio primo libro: AutoCAD 2002 Introduzione al Disegno 3D pubblicato nel 2001 dalla Jackson libri.

Le esperienze di giornalista tecnico e poi quella di autore di un manuale della Jackson mi diedero la  giusta carica e motivazione per creare una mia casa editrice nel 2003, la GC edizioni specializzata per le pubblicazioni di manuali sulla computer grafica e poi nel 2017 il ramo editoriale Beranu edizioni, ideata per la produzione di romanzi, l’ultimo dei quali  intitolato Se ci fossi stato io, un romanzo culturale, artistico, dai vari risvolti psicologici, sentimentali, erotici che porteranno il lettore a vivere emozioni contrastanti.

Libri e musica si intrecciarono nel 2015 con la realizzazione di Camminando verso i Depeche Mode e The Soul of Depeche Mode on the Piano che grazie anche alla collaborazione del musicista Andrea Tirimacco per il libro appena citato, nacque, oltre l’amicizia, l’idea di creare un duo synthpop, gli Orangemoxions, che nel 2021 si concretizzò con il primo album di 12 inediti, in vinile e CD, dal titolo  Chasing an orange dream, materializzando un sogno inseguito da tempo, non un punto d’arrivo ma di partenza.

Lei è un uomo libero. Lo dimostrano i suoi lavori. Mi scusi, ma la libertà è un paradosso. Posso definirla un guerriero per la libertà? A cosa si ribella?

Si, mi piace la definizione di Guerriero per la libertà, complimenti per la domanda. Ho sempre rifiutato gli ordini se non accompagnati da valide spiegazioni; la libertà di scelta è sempre stata una mia priorità.

Come dico sempre “Se non siamo noi a scegliere, lo farà qualcun altro al posto nostro e non sempre per il nostro bene”.

Per questo ho sempre rifiutato dei posti di lavoro da dipendente, per citarne due, quello in raffineria alla SARAS di Sarroch (CA) e quello alla Guardia di Finanza

Quindi mi ribello a tutto ciò che mi viene imposto senza che mi si fornisca una valida spiegazione. Mi ribello a tutte le forme di coercizione, e la storia passata e quella odierna sono piene di esempi emblematici.

Concludo, usando un pensiero  spirituale,  che l’uomo è sulla Terra per affrontare delle prove e per elevare la propria anima. Ognuno è libero di fare delle scelte, perché si sceglie sempre, anche stando fermi.

Un uomo contemporaneo quale è lei, è anche un uomo che tutela il passato. Questo è nobile. Il suo essere lungimirante, le fa girare spesso la testa perché la sua realtà è stata costruita con il passato. Nella sua memoria, le origini sarde della musica, sono così radicate tanto da dedicare parte della sua vita a Luigi Lai. La biografia di questo artista del più antico strumento sardo: un omaggio alla cultura della sua terra?

Luigi Lai

Se vogliamo evolverci e migliorare, conoscere le proprie radici e lo stesso passato, sono di fondamentale importanza.

I nonni materni mi hanno fatto appassionare alla musica sarda, perché me la facevano ascoltare durante le vacanze estive: la bella voce di Maria Carta e le Launeddas di Luigi Lai.

Questi due personaggi sono stati per me nell’infanzia fonte di ammirazione, fino ad arrivare a scrivere un libro biografico sul Maestro Luigi Lai nel 2017.

Sicuramente un omaggio al Maestro per tutto quello che ha fatto, divulgando la sua musica e la cultura sarda in tutto il Mondo, che poi gli hanno conferito il riconoscimento di Ambasciatore della musica sarda oltre ad una Laurea ad Honorem.

Infine, anche un omaggio alla cultura della mia Terra, e siccome mi piacciono gli aforismi, perché sintetizzano meglio determinati concetti, voglio citarne uno mio: “Preferisco lasciare un segno sulla Terra che trascorrere il tempo sulla Terra”

A proposito di segni, editoriali, un altro importante è quello intitolato Roberto Turatti 50 anni di musica e sentimenti, in cui ho  scritto romanzando la sua storia, partendo dal periodo di batterista dei Decibel di Enrico Ruggeri fino a quella di produttore musicale di tanti artisti dagli anni Ottanta, Den Harrow per citarne qualcuno, fino al nuovo millennio, passando per i vari Festival Bar, Sanremo, sigle televisive per Striscia la notizia e raccontando i diversi periodi storici dagli anni Settanta fino ad oggi.

Scrivere le biografie è tanto stimolante quanto faticoso, perché immedesimarsi nel personaggio e vivere i suoi stati d’animo, mi portano ad un dispendio di energia notevole, ma quando concludo, mi sento prima malinconico per due giorni e poi gratificato.

Seguono opere letterarie e musicali. Direi che la sua energia sfida le leggi fisiche: si rigenera da sé. Ha anche un passato di leader musicale, attraversando tra le note e le parole, tutte le sperimentazioni artistiche. Nello scibile delle Arti, quale è la sua strategia perché possa abbracciarle tutte?

È sicuramente un vantaggio avere la possibilità di conoscere più forme d’arte, sperimentarle e farle proprie. Infatti non mi piace mai usare la locuzione Io sono, perché la ritengo limitante.

Noi siamo esseri unici e  complessi e dovremo ascoltare principalmente le nostre attitudini, senza inquadrarci in un’etichetta, anche se in certi casi è inevitabile.

Più che strategia, lascio fluire le mie sensazioni, le ascolto e mi sintonizzo, una sorta di canalizzazione con l’universo, e poi inizio a creare, che può essere un testo per un libro, per una canzone o una rappresentazione grafica.

Tutto nasce da un impulso creativo: una forte sensazione viscerale, un’energia vitale, una grande passionalità; se lo sopprimo mi porta a stare male, quindi ho imparato a gestirlo e assecondarlo. 

Fermiamoci sulla prosa: Teatro Dettori a Cagliari e Teatro La Garbatella a Roma. Entrambi teatri di tradizione e avanguardia. Chi “scoprì” i suoi testi perché essi potessero essere messi in scena? Un artista che ci procura emozioni, non ne può essere immune, le pare?

L’artista deve essere il primo che si emoziona, altrimenti non potrà mai trasmetterla. La scelta di portare due opere, Camminando verso i Depeche Mode e The Soul of Depeche Mode on the Piano a teatro per farne uno spettacolo musicale è stata mia per quella di Cagliari a teatro Dettori e dopo il successo ottenuto, siamo stati contattati da un associazione di Roma, che ci ha voluto al teatro la Garbatella.

Posso azzardare un paragone? Sì? Alan Wilder. Tastierista, cantante, bassista, percussionista… I sintetizzatori, il pop-rock, la magia del new-wave. Non mi dica che non ha la pelle d’oca? Sa perché? Perché la ho io. Perché proprio i Depeche Mode? Sa che stiamo parlando di un mito degli anni ’80. Dico: mica il melodico/sdolcinato/melenso pop di lustrini e effetti speciali… Lei ha “respirato” i Depeche Mode…

Se penso ad Alain Wilder, mi emoziono, un artista polistrumentista che ha forgiato uno dei brani di maggiore successo dei Depeche Mode, Enjoy the silence, partendo da una versione del brano concepito con l’harmonium da Martin Gore. Stupenda!

Un altro mio sogno sarebbe fare un brano proprio insieme ad Alan Wilder, chissà, sarebbe un altro cerchio che si chiude nella mia vita artistica.

I Depeche Mode hanno segnato indelebilmente la mia vita artistica portandomi a scrivere i due libri che ho appena citato e influenzando le sonorità nel mio primo album con gli Orangemoxions e per citare alcuni titoli, sceglierei The end of love, Black Snow e Raimbow in the night.

“I piaceri rimangono, così anche il dolore. Le parole sono prive di significato e dimenticabili”. Sono le parole prese da “Enjoy the silence”. Si riconosce?

Certamente, mi riconosco nelle parole di Enjoy the silence, soprattutto nei piaceri e nei dolori che rimangono e segnano l’esistenza, mentre, per la seconda parte della frase, mi rifarei ad un verso di una canzone che ho scritto qualche anno fa: Le parole non sono importanti quanto ai fatti che trovi dinnanzi.

Quindi in parte mi identifico con il mitico brano dei Depeche Mode e con i loro testi, sempre non banali, anche se a volte apparentemente semplici ma ricchi di significato.

Futuro prossimo: no, non le chiedo di coniugarmi un verbo, le chiedo “domani” Gabriele Congiu con cosa ci sorprenderà?

Siamo all’undicesima domanda e forse è un caso? L’11 è sempre presente nella mia vita, ho scritto un libro facendo diventare protagonisti proprio l’11 e il 101 in Camminando verso i Depeche Mode, di cui ho già accennato qualcosa in questa bella intervista dai connotati artistici.

Il futuro per me significa crescere in tutti i sensi, produrre sempre cose nuove, affrontare nuove sfide, alzare l’asticella della propria cultura, restando ai passi coi tempi.

Infatti, sto scrivendo due libri in cui il tema principale è molto attuale: l’Intelligenza Artificiale; uno di natura prettamente tecnico e l’altro un romanzo in cui emergono le potenzialità e le criticità dell’Intelligenza Artificiale confrontate con l’intelligenza umana, dove l’interazione tra umani e robot è inevitabile.

Chi uscirà vincitore? Chi leggerà il libro lo saprà… io tifo per l’umanità!

Potrebbe sembrare complesso comprenderlo. Viaggia nella memoria, è un cultore della memoria. Rispetta il passato e ha la consapevolezza che senza di esso, lui non potrebbe fare ricerca.

Scopre e riscopre il passato. Lo riprone con una sua personale visione. Una visione contemporanea testimone del presente.

E’ l’uomo di oggi e l’artista di domani.

E’ colui il quale lascia un’impronta nella quale altri impareranno a camminare.

Il lavoro dell’artista è molto labile. L’arte è empirica. Gabriele Congiu la istituzionalizza e con attenzione, diventa didattica.

Se lui studia, noi studiamo lui. Questa è avanguardia, perchè finito di apprendere un suo lavoro, un altro è proposto, così che nel percorso della sua vita, storicizza il presente e lascia il segno.

Anna Landolfi.

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