martedì, 19 Marzo, 2024 4:17:58 AM

Conversano – “IMAGINARIA”, il linguaggio del disegno animato

di Anna Landolfi.

Siamo agli inizi del ‘900, Émile Cohl, regista francese, sperimenta una serie di disegni che con quella straordinaria invenzione che fu il cinema, crea la fluidità del movimento di segni e linee dando vita al cartone animato.

I disegnatori dell’epoca, creative avanguardie dei futuri cartoonist, si cimentarono con le caricature e l’ironia del loro tempo. Un’ arte, quella della satira, proposta con il disegno animato. Saltando l’oceano, gli americani, con Walt Disney, utilizzarono questo mezzo espressivo per raccontare storie e  fiabe di brevi metraggi che col tempo e il perfezionamento delle tecniche animate, diventarono vere e proprie produzioni cinematografiche.

Con il disegno animato, la creatività del cartoonist è sempre meglio inserita in contesti artistici di matrice introspettiva, presentando e raccontando, proprio grazie alla tecnica del cartone animato, i vastissimi sentimenti provati dai soggetti protagonisti dei film d’animazione, trasmessi come messaggi sociali meglio rappresentati dal disegno e recepiti dallo spettatore quasi come una didattica pubblica, che permetta di sollevare dubbi, domande, coscienze e perchè no, rivoluzioni culturali altrimenti sopite dai sistemi politici.

Luigi Iovane, direttore artistico di “IMAGINARIA”, Festival Internazionale di Cinema d’Animazione d’Autore, che si tiene tutti gli anni a Conversano sin dal 2003, presenta la XX edizione dal 22 al 27 agosto, di disegnatori e sceneggiatori di un’arte, quella del cartone animato, che è ben oltre la trama di un cinema di tradizione, ben oltre la realtà di un quotidiano ormai vissuto come disagio sociale e che grazie al festival, scuotono e sobillano reazioni mirate a migliorare le coscienze e, perchè no, anche a svegliarle. 

Lei propone un progetto di sintesi artistica, finalizzata all’arte della cinematografia d’animazione. Un’operazione coraggiosa, pensando che tutto si “brucia” proprio attraverso i moltissimi canali social, con il Festival Internazionale di Cinema d’Animazione d’Autore, riporta alla bellezza dello “stare insieme”, fasce di età diverse. È indubbiamente un’operazione sociale. Prima di chiederle del contesto artistico, è fiero?

Sono particolarmente fiero di Imaginaria e del modello socio-culturale su cui man mano si è strutturata. Imaginaria non è mai stato un contenitore fine a sé stesso, una vetrina o una passerella per celebrità con lo scopo di attrarre pubblico e l’attenzione dei media, tutt’altro, è stata ed è un progetto di promozione del cinema d’animazione autoriale ancora poco conosciuto e sostenuto nel nostro Paese.

Luigi Iovane

Mi scuso per non essere preparata, ma il festival è ben datato: 2003. Se non fossi stata spronata dai colleghi della redazione, non ne sarei venuta a conoscenza. Ma sa che non me lo perdono? Il festival di animazione è uno dei tanti rami di quel poderoso albero che sono le Arti. Lei è il direttore artistico, mica poco! È un artista “prestato” alla direzione? Luigi Iovane è lui stesso un creativo?

Effettivamente prima di addentrarmi nel mondo dell’organizzazione degli eventi culturali ho avuto diverse esperienze nel campo musicale e della fotografia. Quest’ultima mi accompagna sin dall’adolescenza e fa parte della mia formazione professionale e, come dice lei, “creativa”.

Di certo non sono passato alla direzione di Imaginaria ed altri eventi cinematografici (ad es. Catch The Moon) per puro caso ma c’è stato un percorso che è iniziato negli anni 90’ a Roma dove frequentavo l’Istituto Superiore di Fotografia e, durante il tempo libero, alcune sale di cinema tipo “l’Azzurro Scipioni” luogo magico ove scoprire autori e film a me fino ad allora sconosciuti. Quindi, oltre la fotografia, ho iniziato ad occuparmi dell’organizzazione di rassegne cinematografiche per poi approdare al cinema d’animazione autoriale. Tutto questo grazie alla mia incessante curiosità e ricerca di conoscenza verso quegli ambiti che continuano ad attrarre la mia attenzione.

Formazione. La più importante delle missioni per sensibilizzare il pubblico. Con il festival di animazione, il lavoro della didattica, dovrebbe essere meglio trasmessa allo spettatore. Sono giusti intenti?

Il tema della formazione è cruciale e non riguarda solo gli ambiti culturali. Nel nostro piccolo cerchiamo da sempre di offrire qualche occasione durante il festival per approcciarsi al linguaggio e alle tecniche del cinema d’animazione, organizzando laboratori specifici soprattutto per i ragazzi.

Grazie alla presenza di autori e professionisti del cinema d’animazione c’è sempre la possibilità ed opportunità di confrontarsi con loro, non solo durante le proiezioni e gli incontri in programma, ma anche in momenti di pura convivialità. Da questo punto di vista Imaginaria è un evento che riesce a creare un clima familiare molto apprezzato anche dagli “addetti ai lavori” che arrivano anche dall’estero.

È probabilmente un luogo comune, pensare che i “cartoni animati” siano indirizzati ai piccoli. Io stessa sono figlia di Walt Disney. Eppure, ancora oggi, da adulta, resto incantata dal cinema di animazione. Che non è fatto solo di principesse e zucche che si trasformano in carrozze. Il messaggio di un disagio sociale o di un problema sociale attraverso il “cartone animato” è di più “presa” sul pubblico?

Negli ultimi 20 anni il cinema d’animazione è riuscito a superare lo scoglio dell’intrattenimento puro e semplice ed è approdato anche in ambiti da sempre relegati al cinema dal vero. Ci sono film e documentari realizzati con le tecniche del cinema d’animazione alcuni dei quali hanno riscosso anche dei successi e riconoscimenti importanti (Es. Valzer con Bashir, Persepolis, etc).

Il cinema d’animazione è legato alle arti pittoriche, al disegno ed è, per questo, un linguaggio universale che ci accompagna sin da piccoli grazie anche alle storie illustrate e ai fumetti. Con questa sua forza comunicativa può essere anche un mezzo per raccontare storie ed avvenimenti sociali, storici e di disagio sociale.

Perché? È una peculiarità del disegno animato?

Come dicevo è un linguaggio universale che stimola molto la nostra immaginazione ed ha il potere di farci sognare ed emozionare e, a volte, anche piangere con particolare sofferenza (es. La tombola per le lucciole).

Il cinema di animazione ha meglio presentato la letteratura dell’infanzia. Uno sprono alla crescita culturale sin da piccoli, importante per la maturità delle future generazioni. Quali altri soggetti cinematografici propongono gli autori contemporanei che partecipazione al festival?

Ad Imaginaria presentiamo circa 100 opere in concorso nelle varie categorie competitive. Ci sono anche lungometraggi e retrospettive con la presenza di autori di particolare spessore. I contenuti presenti nelle opere sono molto diversi fra loro e riflettono la cultura e, a volte, anche il semplice stato d’animo del singolo autore che ha la piena libertà di esprimersi senza condizionamenti o direttive non essendo vincolato da alcun contratto su commissione. Uno dei temi più apprezzati dagli autori è senz’altro quello legato alle proprie esperienze personali ma vi sono una miriade di sfaccettature ed essendo un linguaggio “onirico”, si ha la possibilità di spaziare con la fantasia creando sempre nuove ed originali opere in piena libertà espressiva.

Maestri del fumetto, professionisti disegnatori, grafici, sceneggiatori… un complesso staff di operatori specializzati. Ci sono scuole in Puglia che indirizzano a questa forma d’arte cinematografica? A memoria, ricordo Urbino, tra le prime facoltà che proponevano disegno animato.

Purtroppo le scuole di cinema d’animazione sono poche e tutte dislocate nel centro-nord d’Italia.

Quella di Urbino è senz’altro un’eccellenza in quanto è l’unica che propone corsi di cinema d’animazione con le tecniche tradizionali per le quali è necessario avere competenze di disegno senza l’uso di software e strumenti digitali. Abbiamo anche il triennale del CSC di Torino dove gli studenti hanno la possibilità di familiarizzare con alcune tecniche 2D e 3D digitale.

Poi vi sono altri corsi sparsi in altre parti d’Italia ma nulla di veramente strutturato e riconosciuto come avviene invece, ad esempio, in Francia dove esiste una cultura legata al cinema di animazione supportata dalle numerose scuole di specializzazione, festival, eventi ed addirittura vi sono diverse agenzie dedicate alla distribuzione di film e cortometraggi animati.

Il sostegno delle Istituzioni è imponente: Apulia Film Commission, Ministero della Cultura, Regione Puglia, naturalmente gli organi locali che ospitano il festival. Un lavoro di organizzazione eccellente: possiamo citare i collaboratori che lei presiede? In qualità di rettore artistico, quali criteri adotta per circondarsi di uno staff così altamente professionale?

Imaginaria negli ultimi dieci anni è cresciuta ed ha ottenuto un riconoscimento da parte delle varie Istituzioni con ricadute in termini di opportunità lavorativa e di esperienze formative per tutti coloro che collaborano direttamente con i propri servizi e per chi è parte dello staff organizzativo.

Molti collaboratori si sono approcciati al festival prima come partecipanti poi da volontari ed infine da collaboratori diretti.  La lista è presente sul sito del festival.

Luigi Tassinari, Eugenia Gaglianone, Maicol & Mirco e poi Paul Wenninger, Mirjana Dragičević, per citarne alcuni. Artisti delle scene, sociologi studiosi del cinema. Il festival ha una struttura di avanzata qualità tecnica e culturale. Un sistema che premia la sua direzione. Ci sono traguardi futuri che permetteranno al festival di amplificarsi nel contesto del film di animazione?

Imaginaria ha anche uno spin off che si tiene a Napoli ovvero Catch The Moon un festival di cinema d’animazione per ragazzi e studenti di varie regioni italiane che hanno la possibilità di seguire la programmazione online grazie al supporto della Cineteca di Milano. Un desiderio sarebbe quello di poter potenziare l’area della formazione magari con l’istituzione di una scuola di cinema d’animazione per bambini e ragazzi.

Domanda “impertinente”: cosa “manca” ancora al Festival Internazionale di Cinema d’Animazione d’Autore che lei “sogna”. Da quanto apprendo, tutto è in un future work in progress senza barriere… Dal 2003, sono un bel po’ di anni, le pare? Il percorso è già tracciato, non crede?

Mancano diverse cose che non dipendono dal “progetto festival” in sé ma dalla mancanza di adeguato supporto e considerazione degli Enti istituzionali. Ancora oggi in molti pensano che il cosiddetto “cartone animato” sia un prodotto per bambini e pertanto non alla pari del cinema dal vero. Sappiamo che non è così e se iniziamo a “guardare” i Paesi vicini ce ne rendiamo conto. Esiste quindi un problema culturale ma anche di sistema imprenditoriale ovvero le uniche poche attività produttive presenti in Italia realizzano quasi esclusivamente serie animate per i canali monotematici di cui mamma Rai detiene una sorta di monopolio. Tutto il resto è lasciato a sé. Tornando al festival credo che, grazie a ciò che è stato seminato sin dal 2003, oggi possiamo raccoglierne i frutti ma dobbiamo continuare a crederci e prepararci ad affrontare nuove sfide.  

Crederci. Luigi Iovane conclude con una fede che infonde fiducia. Sono operazioni coraggiose, quale il Festival IMAGINARIA, i cui intenti altri non sono che quelli di trasmettere messagi attraverso le arti animate, con finalità alla riflessione che ognuno di noi trae vedendo i film. Opere pensate e costruite sui modelli dei comportamenti umani. Uomini e donne che spesso dimenticano che lo spazio occupato, è una spazio comune e quindi unversale. Così come le sofferenze e i sorrisi che caratterizzano tutti gli esseri viventi. Questo “pangea” da noi “affittato”, và tutelato e protetto e se il compito di Luigi Iovane è quello di destare le menti sedate, ben vengano festival come IMAGINARIA.

Dopotutto a sognare non sono solo i bambini.

Anna Landolfi.

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