giovedì, 9 Maggio, 2024 7:24:17 PM

Pezze di Greco (Br) – In scena Diario di un pazzo

di Annalisa Semeraro.

“La pazzia è quella che non conosciamo”: con queste parole il regista Peter Speedwell accoglie il pubblico del Mulab di Pezze di Greco e gli presenta il suo “Diario di un pazzo.

Lo scorso 12 gennaio il Museo Laboratorio di Arte Contadina di Pezze di Greco ha ospitato il settimo appuntamento della rassegna Teatro di comunità.

Per l’occasione, la compagnia Teatro Folletti e Folli  ha messo in scena un originale adattamento  della novella Diario di un pazzo dello scrittore cinese Lu Xun.

Diario di un pazzo di Lu Xun è una critica allegorica alla società cinese del XX secolo, colpevole di opprimere il  popolo ricorrendo ad una forma di cannibalismo morale e ideologico.                                  

Il pazzo della storia, interpretato da Dario Lacitignola e Onofrio Fortunato, abita in un villaggio contadino che tanto sembra riecheggiare i paesini pugliesi del nostro territorio.           

La scenografia è minimale. Quattro sedie, una finestra, dei cappelli. La vicenda si dipana per gran parte nella mente del protagonista, pochi oggetti lo circondano: è rinchiuso, lasciato solo, solo coi suoi pensieri.

Il pazzo è un buono, buffo, anche simpatico, è sensibile. Affetto da manie di persecuzione, è convinto che tutti, dai compaesani del villaggio fino agli stessi membri della sua famiglia, lo odino e stiano segretamente tramando contro di lui. 

Un dubbio che, gradualmente, si insinua, facendosi certezza e lo terrorizza: gli sorridono tutti, coi “denti lunghi e le facce livide”, e quel sorriso lo inquieta, gli pare celare un diabolico piano.

Cosa ha fatto? Qual è la sua colpa? La ragione di tanto odio? Interrogativi che gli affollano la mente e la aprono a diverse congetture.

Neppure le visite del fratello, di un medico e del prete di paese riescono a spezzare le sue convinzioni. Al contrario, le premure di questi personaggi, il  consiglio del medico di mangiare di più, lo convincono che il loro reale obiettivo sia farlo ingrassare per soddisfarsi poi delle sue carni.

Persino il rito cristiano dell’eucarestia gli appare ora una forma perversa di cannibalismo. Così come accade al corpo di Cristo durante la messa, egli crede che vorranno mangiarlo in occasione della festa che, guarda caso, il fratello sta organizzando in suo onore.

Il pazzo si muove e si esprime sul palco attraverso due voci, due volti: Dario Lacitignola e Onofrio Fortunato. La loro doppia interpretazione ha saputo davvero sorprendere e catturare lo spettatore.

Vestiti in modo speculare, come di fronte ad uno specchio, la camicia verde dell’uno richiama le tonalità del pantalone dell’altro, come il pantalone del primo si abbina alla camicia chiara del secondo.

Dario Lacitignola ricorda quel “diavoletto sulla spalla”, che all’orecchio ti parla e insinua il dubbio, ed esplode poi in risate improvvise e fragorose, che contagiano il pubblico.

E quando Onofrio Fortunato trema e l’inquietudine gliela leggi davvero sul volto fortemente espressivo, non puoi che provare empatia.

Il pazzo di Speedwell è un buono, buffo, anche simpatico, è sensibile. Non è solo pazzo. Ma poi, chi sono i pazzi: lui o gli altri? Cosa è pazzia?  

Come il regista suggeriva nel discorso introduttivo allo spettacolo,  giudichiamo pazzo ciò che non conosciamo, ciò che non capiamo.

Gli abitanti del villaggio non comprendono affatto le stranezze del pazzo. E lui, il pazzo, non comprende i sorrisi ambigui dei compaesani

Annalisa Semeraro.

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