martedì, 19 Marzo, 2024 7:31:54 AM

Aldo Gigante, l’omaggio di Andrea Simone De Nicolò

di Anna Landolfi.

Musica Concerto Letteratura.

Ritorno al futuro. No, non è il titolo di un film, per altro abbastanza famoso, ritorno ad Andrea Simone De Nicolò in un’altra veste che proprio il suo futuro di artista,  indossa in qualità di letterato.

Nelle passate interviste, ero concentrata sul suo percorso di musicista e sulla sua, indubbia, carriera. Ecco però che nella sua curiosità di ricercatore dei maestri della musica, si presenta con un libro dedicato ad uno dei maestri meglio rappresentati come educatore della musica e ne resto piacevolemente sorpresa perchè pensare Andrea “solo” un pianista, è riduttivo.

Prossimo alla presentazione del libro, prevista per febbraio 2023, ed edito da WIP Edizoni, per la collana “Labirinto Armonico” diretta dal Maestro Alessandro Cazzato, Andrea Sinone De Nicolò si esibirà con le esecuzioni al pianoforte delle “Tre divagazioni”, revisionate proprio dall’autore del libro.

Eccomi allora con le mie domande “impertinenti” a “scavare” quell’interiorità emozionante che caratterizza Andrea come musicista, scrittore, amico.

È indubbio il suo interesse per un artista non solo pianista, insegnante, compositore ma soprattutto umano. Sono certa che questa nobile figura del secolo scorso, la abbia colpito per le sue doti altruistiche. Riconosce in Aldo Gigante, al di là della musica, una parte di sé?

Aldo Gigante è stato un uomo straordinario che ha saputo coniugare rigore, impegno, amore per l’arte e attenzione per il prossimo. In particolar modo mi riconosco nella dimensione solidaristica della musica che lui ha voluto interpretare in diverse occasioni perché è la parte di essa che mi piace di più. Lo stare insieme in modo sano, il poter realizzare progetti artistici per coinvolgere i più deboli o fare comunque qualcosa per essi è qualcosa che mi riempie l’animo.

Uomini di tale profilo umano non sempre sono legati alla loro professione. Mi scuso per questa osservazione, ma molti artisti è preferibile vederli sul palcoscenico. Al di là dello stage, alcune delle loro qualità umane, deludono i fan.

Non vorrei sembrarle polemica, ma tutto questo parlare di umiltà e altruismo di chi dell’arte dovrebbe farne messaggio di sensibilizzazione alla moralità, mi pare ben lontana. Il divismo è parte di un artista?

Su questo argomento ho espresso in passato delle opinioni che non le nascondo mi avranno creato probabilmente qualche antipatia negli ambienti, ma m’importa poco perché su questo argomento mi sono sentito di assumere delle posizioni perché ci credo veramente. Penso che un musicista debba sforzarsi di rendere al pubblico, mentre esegue un certo brano, ciò che il compositore desiderava venisse trasmesso attraverso quel brano.

Ovviamente questo non esclude che lo stesso musicista non possa e non debba dare anche un proprio messaggio, una propria interpretazione, ma certamente questo non si coniuga, a mio modesto avviso, con movenze o smorfie particolari. Un conto è suonare il pianoforte, un altro conto è recitare. Sono due cose ben diverse. Tuttavia ho la sensazione che viviamo in un’epoca in cui a pensarla in questo modo siamo davvero in pochi ed è abbastanza azzardato esprimere questo modo di pensare e di essere.

Riconosce, però, che senza certi ingredienti che fanno di un artista un artista, l’artista non sarà mai un artista. Mi scuso per la sequenza, voluta, della parola, ma un pizzico di egocentrismo, una punta di esibizionismo, un che di vanità, permettono all’artista la visibilità necessaria.

Aldo Gigante, pare fosse indenne da questi sentimenti, per altro insiti nella natura umana. Non crede che questo modello di uomo, sia da emulare?

Personalmente credo che ogni paese ed ogni comunità dovrebbero sentirsi fortunati ad avere, nel proprio ambito, una figura come Aldo Gigante in ambito musicale ed artistico. In effetti è stato un uomo che si è messo al servizio della musica ed anche della divulgazione, in maniera sana ed autentica, della musica. In tal modo ha anche reso un grandissimo servizio a tutte quelle persone che hanno avuto la fortuna di condividere un percorso di formazione artistica con lui.

Lei pubblica un libro dedicato a questo grande uomo figlio dell’arte e dell’umanità. Vissuto poi in un periodo storico in cui ancora i mass media non erano così contaminati dal sé. Al di là del contenuto o delle biografie del maestro Gigante, insisto sulla figura dell’uomo.

Prova dei suoi insegnamenti sono il maestro Muti e il maestro Campagnola: due figure che non li trovi proprio su Instagram o Facebook con l’obiettivo puntato su se stessi. Sono questi i metri di misura dei giovani di oggi… o sono in errore?

Non mi sento abbastanza autorevole da esprimere un giudizio su personalità artistiche di così alto profilo. Posso dirle, però, che il Maestro Giuseppe Campagnola, oltre che essere un pianista molto apprezzato, è il mio docente di strumento ed è una persona autorevole nel senso che apprezzo di più, e cioè nel senso di mostrarsi come un grande didatta, il cui valore ed il cui rigore non vengono in alcun modo messi in discussione, ma anche al tempo stesso come persona comprensiva ed attenta, sempre pronta ad incoraggiare e ad indirizzare il proprio allievo verso le scelte migliori per lui.

Sicuramente un punto di riferimento valido, un modello, per i giovani che vogliano avvicinarsi ad uno studio così impegnativo qual è lo studio del pianoforte.

La prego di non fraintendermi, non sono una nemica delle varie Ferragni né contro velini e veline sparsi nei talk show, ma la presentazione del suo libro “Tre divagazioni” con le esecuzioni di tre composizioni al pianoforte da lei revisionati, sono di interesse artistico e sociale. Grazie a lei, il pubblico conoscerà Aldo Gigante. E le scuole? I Conservatori? È il maestro Gigante, argomento didattico?

Aldo Gigante e Riccardo Muti

Non posseggo una grande capacità divulgativa sia perché magari non ho le qualità giuste per divulgare in modo particolarmente efficace, sia perché comunque i miei mezzi sono abbastanza limitati.

L’idea di questo libro è venuta fuori grazie essenzialmente al contributo fornitomi dalla figlia del Maestro Aldo Gigante, la prof. Cecilia Gigante, e dal coordinamento artistico del Maestro Giuseppe Campagnola. Due persone senza delle quali il progetto non avrebbe potuto vedere la luce. Pur con questi limiti di fondo, spero di riuscire in qualche modo a far conoscere la figura e, soprattutto, la testimonianza, l’insegnamento del Maestro Aldo Gigante.

Lei è di due generazioni dopo il maestro Aldo Gigante. Un salto temporale di quasi cento anni. Allora: o è il maestro Gigante un uomo dalla presenza ancora contemporanea o è lei un profondo umanista dell’arte lontano dagli effimeri figli dei selfie.

Attento, maestro De Nicolò, la sua giovane età non mi condiziona a non rispettarla perché ancora giovane, ma mi inchino alla sua maturità fuori tempo.

Mi permetto: invece di presentare a noi adulti il suo libro, lo porti in tour per gli istituti primari e secondari: un libro del genere, fa terremoto sui giovani. La sua è una buona parola. Ci ha pensato?         

Le dirò, sto notando che il libro, pur nelle dimensioni del progetto editoriale, sta riscontrando interesse ed attenzione. Nei prossimi giorni avrò modo di farlo conoscere a dei ragazzi. Sarà un test per verificare se la sua idea, molto bella, potrà diventare qualcosa di fattibile. È una sfida perché i miei interessi ed il mio modo di essere non trovano spesso rispondenza con gli standard che ci si attende da un ragazzo come me, e non ometto di dirle che questo talvolta dà origine a critiche o supposizioni davvero sgradevoli, però è un test che mi piacerà sperimentare.

Tolgo il disturbo con un’ultima domanda e adesso parlo al giovane Andrea Simone: se fosse possibile, andrebbe indietro nel tempo per essere un allievo del maestro Gigante? Ma poi ritorna, vero?

Intanto non mi disturba affatto, anzi mi sento in debito con lei e la sua Redazione per l’attenzione che non mi fate mai mancare. Venendo alla domanda, ebbene sì. Mi piacerebbe fare un viaggio nel passato per incontrare il Maestro Aldo Gigante per fargli tanti complimenti, per farmi portare al Petruzzelli da lui e per ascoltare i concerti delle sue bande. Sicuramente avrei preso da lui alcune lezioni di pianoforte. Dopo di che ritornerei in questo tempo se non altro perché questo è il tempo che ci tocca vivere e dobbiamo cercare di farlo nel migliore dei modi possibili. E forse, girare lo sguardo al passato, ogni tanto, potrebbe essere quel modo.

Andrea Simone De Nicolò

“…l’attenzione che non mi fate mai mancare”. Anche in questa sua esternazione, Andrea Simone De Nicolò, dimostra la discrezione di un giovane pronto a darsi senza esibirisi. Andrea è figlio della generazione delle emozioni virtuali, eppure la sua colta preparazione umanistica, scardina qualsiasi commento sui giovani come prodotti (innocenti), del niente. Merito dei suoi docenti? Dei genitori? La scuola?

In tutti i casi, il risultato si vede…e si sente quando lo ascoltiamo al suo pianoforte.

Anna Landolfi.

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